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SWITCH: decolla la cloud
SWITCH: decolla la cloud

SWITCH: decolla la cloud

| Diana Cresti | la nuvola della ricerca e istruzione
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La rete della ricerca svizzera accende la nuova cloud a misura di ricercatore

Il 2014 sarà un anno decisivo per l’offerta cloud della NREN svizzera SWITCH.

Patrik Schnellmann
Patrik Schnellmann
SWITCH
Responsabile Business Development
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Entro la fine dell’anno, il pacchetto di servizi disponibili ai membri della comunità sarà composto dai seguenti elementi:

  • SWITCHdrive, un servizio basato su OwnCloud che permette la sincronizzazione e la condivisione di file;
  • Filesender, il servizio di trasmissione di file di qualsiasi dimensione, offerto anche da GARR e altre NREN ;
  • Macchine Virtuali basate su Open- Stack, accessibili tramite indirizzo IP, con una scelta di sistemi operativi Linux (es. Ubuntu e Red Hat) o Windows;
  • Software as a Service, una collezione di pacchetti di software accademico preinstallato su macchina virtuale;
  • Storage as a Service basato su Ceph, per grandi volumi di dati dell'ordine del Terabyte, accessibile tramite macchina virtuale o direttamente tramite protocolli standard.

Questi servizi sono naturalmente integrati con il sistema di gestione sicura delle identità SWITCHaai, la versione svizzera del nostro IDEM. Oltre a questo, SWITCH garantisce un pieno controllo dei dati mantenuti sul territorio nazionale e quindi soggetti a governance diretta da parte delle università e degli enti di ricerca sul territorio.

Più in generale, la gestione da parte della NREN gode del vantaggio di essere perfettamente integrata con il sistema delle reti della ricerca. Lo sviluppo dei servizi cloud è inoltre guidato da un comitato di consulta composto da utenti che sono in parte ricercatori e in parte responsabili IT. Questo permette alla comunità di partecipare direttamente nei processi d’innovazione e nella definizione di un modello di business su misura per la comunità accademica. La messa in produzione di questi servizi è l’ultima fase in una serie di attività di progettazione e pilotaggio condotta in collaborazione con la comunità di utenti SWITCH. Ne abbiamo parlato con Patrik Schnellmann, responsabile di Business Development per questi servizi.

Ci può descrivere il percorso seguito per arrivare a offrire questi servizi?

Questi servizi sono il risultato del lavoro di progettazione e testing in collaborazione con gli utenti

Abbiamo cominciato a lavorare specificamente in ambito cloud nel 2012; in quel momento non avevamo deciso di offrire servizi cloud, volevamo capire cosa poteva servire alla comunità e se quello che serviva era fattibile per noi. Quindi nel 2013 abbiamo lanciato il progetto pilota autofinanziato Building Cloud Competence (BCC), con la collaborazione di ricercatori nella comunità, che ci hanno aiutato a identificare che tipo di servizi fosse più utile e quali modelli di business fossero possibili, e infine hanno fatto testing sui servizi sviluppati. In agosto è stata presa la decisione di offrire questi servizi e costruire l'infrastruttura. In gennaio di quest'anno abbiamo deciso quanto hardware comprare e dove metterlo. Al momento è stata appena completata l'installazione dell'hardware, metà a Zurigo, metà a Losanna; stiamo anche installando tutto il software.

Quindi avete agito in base a delle richieste particolari?

Abbiamo avuto una richiesta molto specifica, cioè di offrire un'alternativa a Dropbox, quindi abbiamo sviluppato questo servizio che si chiama SWITCHdrive, basato su OwnCloud. Questo software ha delle proprietà che funzionano bene per una infrastruttura cloud, in particolare la scalabilità: infatti non è necessario costruire subito l'intera infrastruttura, se a un certo punto serve storage addizionale, si può facilmente aggiungere. Per altri servizi, come le Macchine Virtuali e lo Storage as a Service, abbiamo avuto indicazioni da ricerche condotte nella comunità che c'è una domanda, però è difficile da quantificare; quello che vediamo è che gli enti più grandi stanno sviluppando servizi IT scientifici complementari ai servizi IT tradizionali ma specifici per la ricerca, e molti di questi usano già tecnologie cloud. Questo tipo di servizio richiede parecchie risorse, che non sono tipicamente disponibili per gli istituti medi e piccoli; sono quindi questi enti il nostro target primario.

Come si sta delineando il vostro modello di business? Come gestite le licenze per il Software as a Service?

Al momento stiamo ancora lavorando con i responsabili dei servizi IT nelle comunità per capire se sarebbero disposti a fungere da tramite per la fatturazione per i loro enti; è un punto di discussione importante che è ancora in corso.

In prospettiva vorremmo offrire una specie di“App Store" accademica, quindi fornire delle macchine con le applicazioni preinstallate. L'aspetto delicato è che vogliamo offrire le applicazioni “giuste” e dobbiamo decidere con quale iniziare. Ci sono software proprietari, per i quali noi naturalmente faremmo il procuring per le licenze. D'altra parte, ci sono anche parecchi ottimi software open source, che noi incoraggiamo; il valore aggiunto in questo caso è che molto di questo software non è facile da installare, quindi offrirlo pronto all'uso è un vantaggio per l'utente finale.

Quanto hardware avete installato? Come avete determinato la quantità utile a coprire le esigenze della comunità?

L'installazione attuale è 1024 core e 1.5 Petabyte di storage. Per il primo periodo questo è certamente sufficiente; in seguito potremo aggiungere hardware al crescere della domanda, ma sappiamo che l'adozione di questi servizi, per esempio SWITCHdrive, non è velocissima. Per cominciare, quindi, non è necessario avere già installata tutta la capacità teorica: in Svizzera ci sono circa 320.000 dipendenti nelle università, tra loro quelli che userebbero il servizio tra ora e la fine dell'anno potrebbero essere tra 5.000 e 10.000, quindi per questo numero la capacità attuale è sufficiente.

Per SWITCH, cosa comporta a livello di organizzazione questa nuova offerta?

Per noi non c'è stata una riorganizzazione: avevamo già un team con le competenze per lavorare su cloud, che aveva lavorato precedentemente in ambito grid, nei progetti europei EGI-Inspire e EMI; quindi abbiamo solo assunto una persona in più. D'altronde è da circa il 2000 che offriamo servizi aggiuntivi al puro networking, come il servizio di videoconferenza e l'autenticazione sicura; ora l'offerta cloud è un passo sostanziale, ma sarà una parte importante dei servizi SWITCH.

Quali sono le sfide che avete incontrato, e quelle per il futuro?

Attualmente la sfida maggiore dal punto di vista tecnico è di mantenere l'infrastruttura stabile, senza discontinuità di servizio. Questo perché OpenStack si sta evolvendo molto rapidamente, e ci vuole parecchio know-how per tenerlo in piedi in maniera stabile. Un'altra sfida è la gestione delle aspettative da parte degli utenti; ognuno ha le sue idee, più o meno realistiche, su cosa dovrebbe fare un servizio cloud. Con una tecnologia così nuova, non è sempre facile per gli utenti sapere quali sono i limiti all’implementazione di un servizio in un dato momento. È importante quindi che noi si faccia chiarezza su cosa possiamo davvero realizzare.

Maggiori informazioni: www.switch.ch

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