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La Corte di Giustizia invalida il Safe Harbour

| Redazione | Pillole di rete

I dati dei cittadini europei esportati per essere trattati negli States non sono al sicuro dall’intelligence e della sua sorveglianza indiscriminata, ha stabilito lo scorso ottobre la Corte di Giustizia dell'Unione Europea in una sentenza

incentrata su Facebook, decidendo che il “Safe Harbor”, espressione con cui si fa riferimento a un accordo che permette alle aziende statunitensi di utilizzare gli stessi standard per la gestione dei dati personali negli Stati Uniti e in Europa, può essere sospeso a discrezione dei singoli stati membri nel caso in cui non sia garantito un “livello adeguato” di protezione delle informazioni. Aziende come Facebook, Microsoft e Google, che spostano spesso i file dei loro utenti tra i loro vari centri dati in giro per il mondo, potrebbero quindi essere obbligate a seguire nel dettaglio le regole decise da ogni stato membro invece di contare sull’accordo utilizzato fino a ora che offriva una sorta di protezione generalizzata

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