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Accesso semplice a dati e risultati della ricerca scientifica
| Maria Laura Mantovani | Caffè scientifico
Identità digitali per le infrastrutture di ricerca
Era l’inizio del 2011 quando gli IT leader dei laboratori di EIROforum si resero conto che dovevano affrontare problematiche comuni e decisero di condividere i loro sforzi per risolverle.
Le nuove sfide da affrontare insieme riguardavano l’incremento delle comunità di utenti servite.
Le nuove comunità di utenti chiedono di poter condividere facilmente dati, software e risultati, senza le barriere imposte dalle tecnologie del passato. Gli utenti si aspettano di potersi muovere liberamente sulle diverse e-infrastrutture di supporto alla ricerca senza doversi ricordare molte password o procedure complicate per l’accesso.
GARR e Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
Responsabile servizio IDEM
Si delineava quindi la impellente necessità di avere una gestione federata delle identità trasversale alle diverse discipline. La valutazione dello stato dell’arte rese evidente che non c’era interoperabilità tra le e-Infrastructure ed era necessario partire dalla definizione dei requisiti per una gestione federata delle identità adeguata alle comunità scientifiche, alle infrastrutture di ricerca e alle e-Infrastructure, tenendo conto dei vincoli delle tecnologie già implementate nelle differenti realtà e immaginando quale potesse essere la roadmap per la futura infrastruttura di autenticazione e autorizzazione comune.
I primi promotori dell’iniziativa si rivolsero quindi alla più ampia platea delle comunità della ricerca, cioè alle infrastrutture di ricerca, in particolare quelle a valenza europea, riuscendo così a coinvolgere nell’iniziativa e nella raccolta delle esperienze e dei requisiti una vastità di casi nelle community della fisica della materia (circa 30.000 ricercatori nel mondo), nella fisica delle alte energie (10.000 ricercatori), delle scienze umane e sociali (10.000 ricercatori), delle scienze della terra (5.000 ricercatori), delle scienze della vita (attualmente 3 milioni di ricercatori).
Negli ultimi anni si è perciò costituito un gruppo di coordinamento tra le infrastrutture di ricerca mondiali, le federazioni di identità e le comunità di utenti denominato FIM4R (Federated Identity Management for Research). FIM4R è diventato un gruppo di interesse permanente e aperto che si riunisce un paio di volte all’anno per definire le priorità delle comunità dei ricercatori rispetto all’autenticazione e autorizzazione federata ed indicare la roadmap alle istituzioni, ai progetti e alle organizzazioni che intendono recepirne le esigenze. Tra gli interpellati c’è GÉANT con i propri servizi Moonshot ed eduGAIN, l’interfederazione paneuropea delle Federazioni di Identità per l’istruzione e la ricerca basate nelle singole nazioni, c’è il progetto europeo AARC nato appositamente per promuovere quella infrastruttura integrata di autenticazione e autorizzazione di cui le comunità della ricerca hanno bisogno, ci sono le Federazioni di Identità su base nazionale, ci sono le e-Infrastructure quale EUDAT e EGI.
Ad ogni occasione di incontro di FIM4R sempre nuove comunità si aggiungono all’appuntamento: all’ultimo incontro di Vienna lo scorso 30 novembre ha partecipato per la prima volta l’Istituto Nazionale di Astrosica (INAF) in rappresentanza della comunità internazionale degli astrofisici, della infrastruttura di ricerca CTA (Cerenkov Telescope Array) e del progetto SKA (Square Kilometer Array) ed in quella sede ha presentato la propria realtà e le proprie aspettative sulle tecnologie per l’autenticazione e l’autorizzazione.
Vale la pena per tutte le infrastrutture di ricerca (RI) cominciare a ragionare sulle proprie esigenze riguardo le infrastrutture di autenticazione e autorizzazione per la condivisione dei propri dati e risultati della ricerca. L’invito rivolto alle RI è di partecipare ai prossimi incontri FIM4R per individuare i requisiti comuni con le altre infrastrutture di ricerca e per delineare come consentire l’accesso ai propri dati. Le comunità possono anche cominciare a definire i propri casi d’uso e sottoporli alla consulenza degli esperti che si sono associati nel progetto AARC. I casi d’uso presentati potranno così essere selezionati e finanziati nel prossimo progetto AARC2 (2017-19), il quale, secondo le intenzioni del bando, dovrà concentrarsi sull’innovazione indirizzata dalle esigenze degli utenti e testare le e-Infrastructure esistenti affinché siano rispondenti alle sfide delle comunità degli utenti. Le sfide comuni sono appunto rivolte al rendere disponibile l’accesso federato per un numero sempre maggiore di comunità ed abilitare il Single Sign-on trasversale sulle diverse e-Infrastructure.
fim4r.daasi.de
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