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Datemi un punto di accesso e scoprirò il pianeta
| Maddalena Vario | Caffè scientifico
Colloquio con Massimo Cocco - Dirigente di ricerca Coordinatore progetto EPOS - Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
PROFESSOR COCCO, QUAL è IL PRINCIPALE OBIETTIVO EPOS?
Creare un super laboratorio virtuale aperto a tutti i ricercatori europei, in particolare ai ricercatori afferenti al settore delle Scienze della Terra (geologi, geofisici e quanti studiano i terremoti, i vulcani), per fare in modo che abbiano accesso a dati e prodotti scienti ci e possano condividere virtualmente i risultati delle loro ricerche per rispondere in modo sempre più accurato alle s de riguardanti i rischi ambientali e gestire in modo sostenibile l’ambiente e le sue risorse.
Stiamo per questo lavorando alla creazione di un’infrastruttura di ricerca che fornisca gli strumenti per permettere l’accesso ai dati prodotti da comunità differenti che lavorano nell’ambito delle scienze della Terra solida e l’integrazione a livello europeo dei dati raccolti dalle infrastrutture nazionali (sistemi di monitoraggio e osservazione, laboratori sperimentali). Per l’integrazione si seguiranno delle strategie e un’architettura condivisa affinché i servizi di ciascuna comunità siano interoperabili e condividano politiche dei dati e di accesso che li rendano fruibili agli utenti. Stiamo parlando di dati prodotti da comunità che si occupano di sismologia, vulcanologia, geodesia (studio delle deformazioni attraverso i dati GPS e le osservazioni da satellite), geomagnetismo, geologia, i dati prodotti da laboratori sperimentali di sica e chimica delle rocce, ma anche dati provenienti da comunità che studiano i rischi naturali e antropogenici (causati da attività associate allo sfruttamento delle georisorse).
iN CHE MODO L'UTENTE AVRà ACCESSO A QUESTI DATI?
In un solo front end il ricercatore potrà trovare tutti i dati esistenti e li potrà non solo visualizzare e scaricare, ma anche analizzare e trasformare in nuovi dati o prodotti. In particolare se un ricercatore vorrà accedere a dati sismologici, dati da satellite, dati GPS, modelli sulle sorgenti sismiche, cataloghi di sismicità storica esistenti per una determinata area, sarà incentivato a utilizzare la nuova infrastruttura informatica creata da EPOS per avere accesso anche ai servizi multidisciplinari.
L'infrastruttura potrebbe essere ospitata presso il Cineca di Bologna collegato alla Rete GARR. Connettività e interoperabilità sono infatti due prerequisiti fondamentali
Chi ospiterà l'infrastruttura di EPOS?
Massimo Cocco
Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
Dirigente di ricerca e Coordinatore progetto EPOS
Dall'Europa 18 milioni per il progetto di implementazione
EPOS, coordinato dall'Italia, è stato considerato dal Consiglio di Competitività della Commissione Europea tra le tre infrastrutture prioritarie per l’implementazione. La CE ha aperto una call ed ha finanziato il progetto di implementazione con circa 18 milioni di euro.
È stata avviata la selezione per identificare il paese che ospiterà l’infrastruttura informatica (la e-Infrastructure sica denominata ICS-C, ovvero Integrated Core Services Central hub) che si chiuderà a marzo 2016. Si intende costruire un hub centrale con dei computer e delle risorse di calcolo. L’Italia ha deciso di partecipare a questa competizione e ha sottomesso una proposta elaborata da INGV e CINECA con l’appoggio di una squadra italiana che vede la partecipazione del CNR, ISPRA, OGS, alcune Università (Trieste, Roma Tre, Genova, Napoli Federico II) e società e fondazioni (AMRA s.c.a.r.l. ed EUCENTRE). Se la proposta italiana avrà successo, l’infrastruttura sarà ospitata presso il CINECA di Bologna e sarà collegata alla rete GARR. Connettività e interoperabilità (tutte le infrastrutture di ricerca coinvolte sono infatti collegate alle reti della ricerca) sono due prerequisiti fondamentali e la scelta ci potrà garantire sia l’ottimizzazione delle competenze ed esperienze fornite dal CINECA e dal GARR sia l’impatto di evidenti economie di scala che hanno rafforzato il valore della proposta italiana. Inoltre, la squadra italiana ha deciso di elaborare un piano di integrazione e condivisione delle infrastrutture nazionali e sta elaborando una JRU (Joint Research Unit) per avere un accordo di cooperazione nell’ambito di EPOS Italia. Questo permetterà di migliorare la competitività verso l’Europa e assicurare una ricaduta per il sistema della ricerca scientifica nazionale nelle scienze della Terra solida.
come verrà organizzato l'hub centrale?
Daremo un contributo alla divulgazione della scienza ai cittadini per aiutarli a capire i fenomeni naturali e creare una società più resiliente
L’idea che abbiamo non è quella di costruire un nostro super computer, bensì di fornire accesso a risorse di calcolo attraverso un approccio federato costruito mediante opportune politiche di procurement che saranno discusse con i centri di calcolo nazionali e internazionali. Questa architettura è perfettamente coerente con l’Open Science Cloud. L’hub centrale permetterà la visualizzazione, il download e l’archiviazione temporanea di dati e prodotti per la loro analisi e interpretazione, oltre che l’autenticazione, l’autorizzazione e l’accesso ai dati e ai servizi multidisciplinari per diverse categorie di utenti. Nei prossimi 2 anni verranno infatti implementati i servizi per l’accesso ai dati e ai laboratori e nel terzo anno questi saranno validati.
Che tipo di servizi verranno forniti?
Si tratta di servizi per l’accesso a dati e prodotti delle ricerche scienti che per favorire il loro utilizzo da ricercatori e studenti e ri-utilizzo, la loro cura e mantenimento. Saranno forniti servizi per training e disseminazione, così come servizi per la comunicazione ai cittadini.
State già lavorando all'interoperabilità tra i servizi?
Sì. L’interoperabilità tra i servizi tematici implementati dalle diverse comunità, e tra questi e l’hub centrale, sarà ottenuta attraverso un nuovo modello di metadati che include sia i metadati tecnici sia quelli contestuali. La sfida è quella di favorire la citazione e la tracciabilità di chi ha prodotto i dati e quindi riconoscere il lavoro di coloro i quali hanno generato dati di elevata qualità seguendo standard internazionali riconosciuti.
Quando nel 2010 c'è stata l'eruzione del vulcano islandese Eyafjöll che ha causato problemi al traffico aereo internazionale, un progetto come EPOS avrebbe potuto dare un grande contributo
L’autenticazione e l’autorizzazione all’accesso ai dati è anche necessaria per dimostrare il valore e l’impatto socio-economico dell’infrastruttura di ricerca.
I dati di EPOS saranno accessibili ai cittadini?
L’infrastruttura sarà accessibile ai cittadini al fine di fornire informazioni sul progresso della ricerca scientifica nelle scienze della Terra solida. Daremo dunque un contributo alla divulgazione della scienza ai cittadini per aiutarli a capire questi fenomeni e migliorare la capacità di valutare pericolosità e rischio. La consapevolezza e la conoscenza dei fenomeni naturali costituiscono importanti contributi per creare una società più resiliente, ovvero in grado di reagire positivamente ad una situazione avversa e convivere con il rischio. Noi come infrastruttura non forniremo un servizio di allerta e sorveglianza alla società perché non è di competenza di un’infrastruttura paneuropea, ma delle protezioni civili nazionali e regionali. Faccio l’esempio di un vulcano: se si migliora l’acquisizione, l’analisi e l’interpretazione dei segnali registrati su un vulcano, si forniscono strumenti per migliorare sia la previsione dell’evoluzione temporale e spaziale dei fenomeni sia la valutazione della loro occorrenza e impatto. Quando nel 2010 c’è stata l’eruzione del vulcano islandese Eyjafjöll che ha causato problemi al tra co aereo internazionale, un progetto come EPOS avrebbe potuto contribuire facilitando studi cross-disciplinari per prevedere l’impatto dell’eruzione sul traffico aereo.
Questo permetterà agli esperti in contatto con le protezioni civili e ai cittadini di avere nuovi strumenti efficaci e di calibrare quelli già esistenti su una base dati più estesa e comprensiva. Ma non saremo noi a parlare con i cittadini per dare informazioni in tempo reale e consigliarli su come gestire un’emergenza. La comunicazione del rischio non spetta a noi, altrimenti potremmo indurre false percezioni del rischio.
il tipo di dati::
I sistemi di osservazione e i laboratori producono dati e prodotti per i quali è stata identificata una tassonomia: ad esempio un dato grezzo può essere un sismogramma o una posizione geografica ottenuta da un sistema GPS. Ci sono poi dati di tassonomia superiore che possono essere generati sia attraverso procedure semi-automatiche, come ad esempio la localizzazione ipocentrale di un terremoto e la sua magnitudo, sia da elaborazioni di ricercatori che trasformano quei dati e ne fanno un prodotto, come ad esempio la sorgente del terremoto, il tipo di frattura o l’entità dello scorrimento su questa frattura. Infine esiste un livello ancora più eleva- to di dati quali i prodotti generati da un accordo di una comunità di esperti, come ad esempio una mappa di pericolosità o sismica o vulcanica..I vostri dati hanno anche un valore per l’industria?
Certamente sì, pensi ai dati prodotti dalle osservazioni da satellite e alle piccole e medie imprese che lavorano su tali prodotti, ai dati GPS generati dalle piccole e medie imprese che gestiscono sistemi di posizionamento per fini commerciali, o anche tutta la parte di monitoraggio associata allo sfruttamento delle georisorse. Il settore privato potrà avere accesso ai dati pubblici attraverso politiche dei dati concordate. In questo caso, l’industria può essere un utente dell’infrastruttura EPOS. Inoltre, il settore privato può essere anche un fornitore (supplier) di dati per EPOS; si pensi ad esempio ai dati acquisiti dai sistemi di monitoraggio dei siti dedicati allo sfruttamento delle georisorse. Quindi, EPOS può rappresentare un valore aggiunto per il settore privato sia perché fornirà accesso a dati che possono essere tradotti in prodotti commercializzabili sia perché fornirà accesso a servizi di interesse per l’industria.
Ovviamente, la collaborazione con l’industria implica sia l’adozione di comportamenti etici che garantiscano la terzietà dell’infrastruttura di ricerca nei confronti della società, sia la creazione di sinergie eque e concordate per contribuire all’innovazione e allo sviluppo.
EPOS::european plate observing system
Epos ha terminato con successo i quattro anni della sua fase preparatoria e si prepara ora ad affrontare la fase di sviluppo per costruire la nuova infrastruttura di ricerca che sarà operativa nel 2019. Durante la fase preparatoria è stata progettata l’architettura per attuare la missione di EPOS. Sono stati quindi coinvolti i principali data provider delle Scienze della Terra solida, ovvero le infrastrutture di ricerca e i laboratori che producono dati e servizi di diverse comunità. Oltre ai data provider sono state coinvolte altre tre categorie di stakeholder: i rappresentanti dei governi (25 Paesi europei di cui 22 ufficialmente coinvolti nel board dei rappresentanti dei governi), gli IT al fine di adottare un approccio di co-design per progettare e sviluppare l’architettura unendo competenze e capacità per gestire la complessità dell’infrastruttura, e gli utenti (ricercatori e studenti) al fine di verificare la corrispondenza tra le soluzioni in via di sviluppo e le reali necessità. I rappresentanti dei governi coinvolti hanno deciso che la nuova infrastruttura sarà governata da un Consorzio Europeo (ERIC, European Research Infrastructure Consortium) e che la sua sede legale sarà ospitata in Italia a Roma presso la sede INGV. Dal primo ottobre 2015 si è entrati nella fase di implementazione, dedicata allo sviluppo e alla validazione dei servizi forniti da ciascuna comunità.
www.epos-eu.org
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