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La storia e la scienza incontrano il network
| Maddalena Vario | Caffè scientifico
A Firenze i tesori del patrimonio culturale diventano disponibili online: l’esperienza del futuro Museo Galileo
Paolo Galluzzi, IMSS - Istituto e
Museo di Storia
della Scienza
Direttore
La parola rete è automaticamente associata alle parole tecnologia, progresso, ricerca, ma non ancora abbastanza alla parola cultura. Si è portati infatti a meravigliarsi se un museo mette le sue risorse a disposizione sul web, dato che cultura e Internet continuano a richiamare la vecchia associazione sacro e profano. Eppure la cultura può giovarsi della rete per essere diffusa, fruita al meglio e valorizzata proprio come meriterebbe il più considerevole fiore all’occhiello dell’economia e del turismo italiano.
I casi di eccellenza ci sono e costituiscono un modello da seguire, come l’IMSS di Firenze (Istituto e Museo di Storia della Scienza), che ha intrapreso da qualche anno uno stimolante processo di digitalizzazione del suo patrimonio culturale e che nella prossima primavera riaprirà i battenti con la denominazione di Museo Galileo. Ne abbiamo parlato con il direttore Paolo Galluzzi.
L’IMSS è stato fondato nel 1927 per iniziativa dell’Università di Firenze ed è oggi un punto di riferimento a livello internazionale per gli studi di storia della scienza. A seguito di una radicale ristrutturazione, l’Ente riaprirà nella primavera del 2010 assumendo la denominazione di Museo Galileo. Istituto e Museo di Storia della Scienza. L’IMSS è connesso alla rete GARR con un collegamento ad 1 Gbps.
Direttore, com’è avvenuto il processo di digitalizzazione del patrimonio culturale dell’IMSS? Cosa al momento è accessibile online?
L’ origine del processo di digitalizzazione intrapreso dall’IMSS risale alla seconda metà degli anni ottanta, periodo caratterizzato da una progressiva utilizzazione delle tecnologie dell’informazione, e ha avuto una veloce accelerazione da quando Internet ha cominciato a diffondersi.
Al momento risultano accessibili online le collezioni museali, gli archivi digitali della biblioteca, le esposizioni, le mostre temporanee e le attività didattiche oltre a una cospicua serie di applicazioni web dedicate alla scuola e alla fruizione del patrimonio museale.
Oggi tutto il patrimonio digitale del museo è accessibile in italiano e inglese, il nostro sito registra circa 80 milioni di contatti l’anno, è dotato di un proprio sistema di ricerca interno ed è caratterizzato da una dimensione multimediale molto spiccata.
Per quanto riguarda le collezioni museali, il nostro catalogo online descrive gli oltre 1200 oggetti in espo- sizione permanente corredati da immagini a colori e da una dettagliata scheda descrittiva, con biografie, approfondimenti, percorsi tematici guidati, contestualizzazioni e animazioni. Per quanto attiene al patrimonio bibliografico esso consiste di circa 400.000 record. La Biblioteca Digitale è ricca di 4.000 volumi in formato digitale, oltre a 60.000 immagini relative alla storia delle tecniche e delle scienze. Il grande valore aggiunto dell’IMSS sono i servizi che mettiamo a disposizione online, che rendono il nostro sito web molto più frequentato rispetto a quello dei grandi musei d’arte nazionali. Tutti i record della biblioteca sono infatti dotati di descrizioni dettagliate e legami semantici tra differenti elementi di informazione (un libro può richiamare un oggetto che a sua volta richiama una fotografia e così via). I dati sono dunque integrati da numerosi legami.
Avere digitalizzato il proprio patrimonio culturale ha fatto registrare un significativo aumento delle visite al museo
La consultazione diventa così più agevole e possiamo rispondere in maniera immediata alle richieste da parte di ricercatori o giornalisti interessati alle immagini. Inoltre, i docenti possono coinvolgere più facilmente le classi nelle attività di ricerca.
Teniamo molto anche a stimolare l’interazione con il pubblico, naturalmente nei limiti della gestibilità. L’ interattività del sito web sarà fortemente incrementata con la riapertura del Museo (primavera 2010) che prenderà il nome di Museo Galileo.
Quali sono le criticità che si incontrano in un progetto come questo?
Uno degli aspetti cruciali è l’interfaccia, punto di contatto con l’utente che deve consentire di percepire la vastità dei dati e agevolare la navigazione. Nonostante l’adozione di standard molto elevati sia a livello nazionale che europeo e l’uso di protocolli avanzati per la conservazione dei dati, abbiamo incontrato difficoltà concettuali e di orientamento.
Verso la fine degli anni ottanta si lavorava senza tener conto del web e ciò ha comportato la necessità di rivedere l’architettura dei dati inizialmente archiviati. Mi riferisco anche all’iniziale mancanza di competenze e alle difficoltà finanziarie. La pubblica amministrazione registra troppo lentamente i cambiamenti delle tecnologie dell’informazione e non provvede all’aggiornamento dei dipendenti.
La rete a banda larga consente di sfruttare tutte le potenzialità multimediali e favorisce le collaborazioni a livello internazionale
Un’altra emergenza è quella relativa alla rapida obsolescenza dell’hardware e alla frequenza della manutenzione: come a tanti altri soggetti, anche a noi è accaduto in passato di perdere dati digitali per l’obsolescenza dei supporti o dei sistemi operativi.
Anche per far fronte a questo problema, abbiamo stimolato la nascita della Fondazione Rinascimento Digitale che punta a far crescere l’attenzione per la cosiddetta digital preservation, diffondendo la consapevolezza della fragilità delle memorie digitali. Ma il problema più rilevante che abbiamo dovuto affrontare è quello posto dall’avvento del World Wide Web. Internet ha infatti costituito una vera e propria rivoluzione, assai superiore all’invenzione della stampa. La Galassia Gutenberg ha segnato un’accelerazione quantitativa, ma non una svolta qualitativa rispetto ai codici e ai manoscritti.
Internet invece impone un nuovo modo di pensare e rappresenta un’invenzione epocale del secolo scorso. Davanti a questi nuovi scenari, si osservano fenomeni di inerzia del mondo analogico con ripercussioni negative e rallentamenti nella crescita della cultura digitale.
Un’importante scelta politica e strategica che abbiamo fatto è stata quella di renderci autonomi dotandoci di un dipartimento di informatica e di un vero e proprio laboratorio multimediale nel quale lavorano numerosi tecnici qualificati. Abbiamo così dato vita a una struttura organizzativa unica nel comparto museale italiano.
La rete della ricerca in che modo può aiutare?
Innanzitutto la banda larga è per noi fondamentale, data la spiccata dimensione multimediale del nostro patrimonio digitale; mi riferisco ad esempio ai molti filmati e ai percorsi interattivi.
Inoltre un grande vantaggio di essere connessi alla rete della ricerca è legato alla possibilità di collaborare con enti simili ai nostri, ubicati sia sul territorio nazionale che internazionale.
Le “autostrade” della comunicazione permettono di scambiare immagini e modelli 3D che in precedenza dovevano essere frammentati per poter essere inviati.
Grazie alla rete a banda larga, avviare aree permanenti di discussione, utilizzare sistemi di videoconferenza, diventano azioni estremamente agevoli. Le istituzioni collegate in una rete a banda larga pubblicheranno i dati con metodi simili, potranno rendere interoperabili le risorse digitali possedute e l’utente potrà navigarvi.
Rinascimento Digitale
La Fondazione Rinascimento Digitale, di cui il professore Paolo Galluzzi è Presidente, opera per definire standard, metodologie e strumenti capaci di preservare nel tempo le memorie digitali, garantendo l’adeguata conservazione dei supporti di memorizzazione e delle tecnologie digitali divenute obsolete.
Per raggiungere i suoi obiettivi la Fondazione Rinascimento Digitale punta a diventare un punto di riferimento per:
- elaborare strategie di conservazione delle memorie digitali;
- concepire applicazioni per rappresentare lo stato dell’arte nel settore;
- favorire la collaborazione fra i principali centri di ricerca di eccellenza italiani;
- svolgere attività di formazione per favorire la diffusione delle metodologie e delle tecnologie più efficaci.
La Fondazione, promossa e sostenuta dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, si propone di stabilire partenariati con i centri di eccellenza che ne condividano le finalità a livello locale, nazionale e internazionale, cofinanziando con loro eventi, corsi, analisi, studi e progetti di ricerca.
Cosa vuol dire per un museo avere il proprio patrimonio culturale online? Quali sono i benefici che state traendo dal lavoro svolto?
Significa essere visibile, utile, diffondere la cultura, fare un salto qualitativo e quantitativo. Noi abbiamo meno di 100 mila visitatori in carne ed ossa l’anno, ma 80 milioni di contatti l’anno sul sito web.
Avere il proprio patrimonio culturale digitalizzato ha portato benefici anche nella visita fisica al museo. Da quando abbiamo pubblicato in Internet le nostre risorse, il museo ha registrato un incremento annuo continuo e molto significativo.
A Firenze c’è una forte concorrenza, ci sono decine di musei d’arte noti in tutto il mondo. Un museo con una così forte specializzazione come il nostro difficilmente rientrerebbe nelle priorità di visita, oscurato dagli Uffizi o dai Musei di Palazzo Pitti.
La nostra forte presenza sul web aiuta a superare questa situazione di handicap.
La creazione di banche dati condivise per l’archiviazione e la conservazione delle memorie digitali è l’unica via da percorrere
Ce lo dicono i commenti che i visitatori lasciano sul visitors’ book del museo, dove spesso affermano di averlo conosciuto via web.
Il web serve dunque anche a promuovere la visita fisica al museo. Un altro vantaggio del web è quello della crescita di visibilità. Abbiamo infatti ricevuto delle richieste di partenariato a progetti europei che non ci sarebbero mai arrivate se non fossimo stati sul web. Ciò ci ha permesso di ottenere mezzi finanziari altrimenti non attingibili.
I due alloggi per le lenti del telescopio di Galileo in un filmato sulla storia del cannocchiale
Cosa consiglia agli istituti culturali che vogliano intraprendere lo stesso processo?
Consiglio di associarsi per condividere i costi, dato che le nuove tecnologie sono promettenti ma costose e difficili da gestire. L’ unica strada da percorrere è quella di federarsi, creando delle strutture condivise per l’archiviazione e la conservazione di lungo termine delle memorie digitali. La massa critica delle istituzioni culturali è troppo modesta per potersi affacciare in maniera efficace nella dimensione digitale: la cultura della condivisione di risorse umane e tecnologiche è l’unica via per correggere questi limiti.
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