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Navigando nel SITAR
| Stefania Picciola | Caffè scientifico
I dati inseriti nel sistema coprono un arco di tempo molto ampio, che va dagli scavi realizzati dopo l’unità d’Italia sino ai nostri giorni.
Il gruppo di lavoro SITAR è composto da archeologi professionisti, con esperienze di informatica applicata all’archeologia, e da informatici. Il nostro lavoro parte dallo spoglio della documentazione conservata negli archivi della Soprintendenza, continua con l’informatizzazione dei dati raccolti fino alla pubblicazione sul WebGIS.
Facciamo un esempio pratico di navigazione
Dalla schermata di accesso al WebGIS del SITAR, digitando nome utente e password si accede alla piattaforma che contiene tutti i dati; scegliamo di esplorare una specifica area di Roma come ad esempio l’Appia Antica, ricchissima di monumenti, ma con problematiche molto complesse e oggetto di un’attenta tutela e valorizzazione da parte del funzionario responsabile, la dottoressa Rita Paris.
Stefania Picciola
Archeologo
Collaboratore del Progetto SITAR
Cliccando in legenda sul livello delle Origini Informative, possiamo visualizzare tutte le indagini presenti al momento nel Sistema. In particolare in località Capo di Bove, dove c’è una delle sedi della Soprintendenza, è possibile visionare l’area d’indagine di un importante sito archeologico.
Se digitiamo il numero di Origini Informative e avviamo la ricerca abbiamo la possibilità di consultare una scheda anagrafica che contiene le informazioni generali su questa indagine come per esempio il periodo dello scavo, il funzionario responsabile dell’area, le persone che hanno eseguito l’indagine, una breve descrizione dei lavori, il grado di attendibilità della posizione dell’indagine. Oltre a queste informazioni generali è possibile visionare anche delle informazioni più dettagliate che si riferiscono ai ritrovamenti, le cosiddette Partizioni Archeologiche.
Attivando il livello delle Partizioni Archeologiche visualizziamo sia la posizione dei ritrovamenti che tutte le informazioni relative. Selezionando i poligoni che rappresentano le strutture, possiamo sapere che si tratta di un balneum, ovvero un impianto termale a servizio della zona, avere una descrizione del tipo di complesso termale, delle tecniche edilizie con cui sono state realizzate queste strutture, delle quote sul livello del mare, delle cronologie di impianto, uso e abbandono. Il Sistema prevede inoltre la possibilità di effettuare delle query tematiche semplici e più complesse filtrando le varie voci di cui è composta la scheda delle Partizioni Archeologiche.
Capo di Bove
Si tratta di un complesso termale, portato alla luce tra il 2003 e il 2005, la cui prima fase costruttiva è attestata alla metà del II secolo d.C. L’impianto termale, documentato come una realizzazione unitaria seguita ad una progettazione organica e funzionale, è stato costruito al IV miglio della Via Appia. La struttura era con ogni probabilità di proprietà privata ad uso di una villa o di un gruppo di persone facenti capo ad una corporazione o ad un collegium che frequentava la zona.
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