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Caro GARR ti scrivo...
| Renzo Davoli | Ieri, oggi, domani
Caro GARR, compagno di mille avventure e di qualche marachella, quanto tempo è passato? Vent’anni, ma sembra ieri. Sì, è vero, i capelli si sono un po’ ingrigiti e il mondo è cambiato. I megabyte per secondo sono diventati giga e forse presto saranno tera, ma l’entusiasmo è rimasto.
Da 35 anni Renzo Davoli studia informatica e da 20 è docente e ricercatore di sistemi operativi, reti, sistemi virtuali, didattica dell’informatica. È oggi retribuito come professore associato all’Università di Bologna per fare esattamente ciò che ha sempre desiderato fare. A Bologna Renzo insegna Sistemi Operativi e Progettazione di Sistemi Operativi, è direttore scientifico del Master in Scienze e Tecnologie del Software Libero, e coordina le reti e i sistemi del Dipartimento di Scienze dell’Informazione nell’ateneo. Renzo si autodefinisce un hacker e un attivista del software libero in Italia
Quando mi hai chiesto di scrivere un testo per “ieri, oggi e domani”, caro GARR, sono virtualmente arrossito pensando: “proprio io?” Prima di te, GARR, vivevo nel mondo di Bitnet e di UUCP. Si e no passavano le e-mail e le Net-News. Si sentiva parlare delle reti a commutazione di pacchetto. L’Inghilterra aveva la JaNet, che non usava ancora IP e il loro Name Registration Scheme era al contrario (es. UK.AC.OXFORD.CS). D’altra parte, pensavo allora, loro guidano a sinistra. Ho scoperto TCP-IP alla fine del 1987, quando con un “accrocchio” siamo riusciti a fare un tunnel dal Dipartimento di Matematica di Bologna al Cnuce di Pisa passando per il Cineca. Allora ero un giovane precario dell’Università.
Si condivideva un canale via satellite a 64kbps e, mi ricordo, 600ms di latenza. D’altronde la fascia di Clarke è a 36mila chilometri dalla superficie terrestre e i satelliti geostazionari devono stare là. Il canale dal Dipartimento a Bologna al Cineca di Casalecchio era “rubato” da un multiplexer statistico di una linea seriale che collegava i terminali vt100 ai mainframe Control Data.
In laboratorio a quei tempi si sentiva ancora lo sferragliare dei lettori di schede perforate e delle stampanti a catena. Poi sono arrivati i tuoi 2 megabit, GARR, un vero sogno per chi aveva appena visto la luce della rete. È vero che noi internettisti della prima ora dovevamo condividere la banda con SNA, Decnet, X.25, ma allora TCP-IP era giovane e molte erano le applicazioni ancora in X.25 e SNA. E poi c’erano gli amici fisici che continuavano a ripetere che il futuro era Decnet fase 5... Il gruppo GARR-IP era uno stupendo ambiente di volontari volenterosi. Si sentiva nell’aria che eravamo lì non per fare funzionare le cose ma per creare qualcosa di nuovo.
Era tutto così giovane che c’era posto per un (allora) giovane precario volenteroso sia in GARR-IP, sia all’interno della mia Università, dove mi fu affidato il coordinamento della rete TCP-IP dell’intero Ateneo. Il progetto 6net è stato un’altra bella avventura passata insieme, GARR. Lì ho ritrovato amici-colleghi coi quali creare qualcosa di nuovo e innovativo e vincere giorno dopo giorno le quotidiane battaglie contro protocolli, implementazioni incomplete di RFC, bug vari nei software, compatibilità con i sistemi operativi etc. E tutto questo è successo ieri. Oggi GARR, tu sei il mio silenzioso compagno di ogni giorno, forse troppo silenzioso. So che ci sei, e ogni mio lavoro ha necessità dei tuoi servizi. Ti prego, non fermarti a fornire un servizio, non accontentarti se tutto funziona. Non sei un provider. La mia preoccupazione, come ho detto, è nei troppi capelli grigi o bianchi che ho visto all’ultima conferenza a Bologna.
Dobbiamo insieme far ritrovare ai giovani la passione di creare un’infrastruttura e di ricrearla ogni giorno. Un po’ rimpiango l’Internet prima dell’avvento del web, quando con gopher si cercava il software libero da scaricare via ftp. Allora non lo chiamavamo neanche software libero perché era ovvio che lo fosse. Certamente i contenuti erano molto limitati rispetto a quelli di oggi, ma rimpiango quell’epoca perché sulla rete c’erano principalmente persone che alla rete volevano bene. Si pensava alla sostanza e non all’apparenza. Oggi si spreca banda per dirottare i motori di ricerca verso pagine inutili al solo scopo di veicolare pubblicità, è rumore informativo. Oggi la rete è una commodity, come i sistemi operativi, e si pensa che nulla possa più essere messo in discussione.
Il guaio è che ho l’impressione che questo lo pensino i giovani, i miei studenti. La rete è grande, gli RFC sono tanti, le righe di codice di uno stack di rete o di un kernel sono moltissime, e questo crea un muro di ingresso che fa paura. Ma non si innova solo nelle interfacce o nei servizi, occorre innovare nelle infrastrutture, che forniscono il motore a lungo termine per tutto il sistema. Occorre rompere questo meccanismo, trovare il modo di appassionare i giovani alla scrittura di codice di base, alla progettazione di rete, ci vuole un GARR-IP junior. ...E questo è il mio miglior augurio per il futuro.
Magari ti riscrivo tra altri vent’anni.
Ciao, Renzo
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