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Gli IX nella rete che cresce: geopolitica del traffico dati
| Valeria Rossi | Ieri, oggi, domani
Internet è un organismo in continua crescita. In particolare, oggi assistiamo ad un aumento esponenziale del traffico dati a livello globale, essenzialmente legato alla prorompente crescita del consumo di contenuti video in rete. Le possibili criticità in questo sviluppo non risiedono quindi negli Internet eXchange (IX) ma piuttosto nella disponibilità di banda sugli utenti finali.
MIX - Milan Internet Exchange
Laureata in Scienze dell’Informazione, Valeria Rossi ha cominciato ad occuparsi di reti ala fine degli anni 80 lavorando prima per il Consorzio Interuniversitario Lombardo per l’Elaborazione Automatica (CILEA) e poi per la rete GARR, dove ha coordinato il NOC fino al 2000. DG del MIX, il più grande Internet Exchange italiano, da quell’anno, Valeria è anche tra i fondatori di Euro-IX, l’associazione degli Internet eXchange europei, del cui CdA ha fatto parte fino al 2006.
Gli IX, almeno quelli maturi, si sono sempre attrezzati per mettere a disposizione capacità di ampliamento in tempo zero e spingendo gli operatori connessi, con operazioni sia tecniche che commerciali, ad avere sufficiente banda spare utile ad assorbire eventuali nuovi flussi di traffico senza introdurre ritardi o malfunzionamenti verso i propri utenti. Se vogliamo dare qualche numero a titolo di esempio, su MIX la banda cliente accesa e subito disponibile è 4 volte superiore a quella in uso.
Non cambia solo il volume di traffico e il tipo di applicazioni dominanti: sempre di più i grandi distributori di video tendono infatti a servire i loro clienti finali portando i contenuti all’interno delle reti degli operatori, mantenendo sugli IX solo parte delle interazioni dirette con le reti degli operatori mediopiccoli. Siamo dunque in presenza di uno spostamento dei contenuti dalle principali dorsali alla medio-periferia di rete e credo che questo trend andrà a modificare via via la logica dei flussi di traffico. A parer mio, questo in sé non è né giusto né sbagliato, ma rispecchia l’evidenza che le policy oggi sono determinate dalla domanda dell’utenza sui contenuti degli OTT, un’oligarchia che si attrezza per diventare sempre più indipendente dalle logiche di business di soggetti terzi.
Anche in questo scenario, gli IX continuano a giocare un ruolo importante: da un lato garantire che tutti gli operatori, inclusi quelli che per dimensioni non abbiano accordi diretti con gli OTT, abbiano possibilità di accesso ai contenuti con le medesime performance; dall’altro garantire che anche i contenuti di forniti da soggetti al di fuori di questa oligarchia siano fruibili in modo ottimale da tutti, a vantaggio della pluralità e della ricchezza di Internet. Questo approccio ben si inserisce a favore della net neutrality, intesa come parità di accesso a tutti i contenuti indipendentemente da dove provengano e da chi ne usufruisca, senza dover introdurre meccanismi artefatti che pilotino le logiche e la qualità dei flussi di traffico. Gli IX sono soggetti funzionali alla rete e così, quanto più operano con piattaforme flessibili e di pari qualità per tutti i segmenti del mercato, tanto più contribuiscono allo sviluppo della rete stessa, di nuovi mercati e alla digitalizzazione del Paese di riferimento in cui si collocano.
Anche la geografia internazionale del traffico dati sta cambiando. Oggi assistiamo ad una crescita del traffico dati dal Medio Oriente e Asia verso i principali hub europei: Londra, Amsterdam, Francoforte. Parliamo di transazioni online, servizi finanziari, telemedicina, applicazioni in cui ridurre la latenza può davvero risultare strategico. Su questa premessa si basa la scommessa che abbiamo fatto in Sicilia con Open Hub Med. Da un lato, ridurre la distanza equivale a ridurre i tempi di latenza, che a sua volta si traduce in prestazioni migliori; dall’altro, significa ridurre i costi, rendendo possibili maggiori opportunità di mercato. “Quanto più vicino si scambia il traffico, tanto meno costa” è una legge che è stata provata dai fatti negli ultimi 15 anni ed ha decretato la crescita dei maggiori hub europei e statunitensi. Il traffico proveniente dal Medio Oriente, dall’Asia e dal Nord Africa è stato in questi anni trasportato laddove c’era maggior aggregazione, ovvero migliori opportunità tecniche ed economiche. Con le nuove tratte sottomarine dei verso i Paesi asiatici e il boom del traffico nel Medio Oriente e nel continente africano, rivedere la topologia della rete per migliorarne l’interconnessione – con tutto ciò che ne deriva – è d’obbligo. La visione di OHM si basa su queste considerazioni e sposta il più vicino punto di aggregazione di quasi 1.500 km rispetto all’esistente il che, parlando di video-streaming e di applicazioni cloud, ha un impatto importante in termini di performance, ma anche a livello economico. Per l’Italia poi ciò ha un effetto benefico indotto sui costi del trasporto nazionale, il che vuol dire abbattere la distanza digitale tra l’utenza del Sud e quella che appartiene per status al mercato più maturo del Nord, nonché consentire una distribuzione dei contenuti a livello geografico. La natura aperta di OHM è quella che ha consentito a Marsiglia di raggiungere gli hub di Francoforte, Londra ed Amsterdam a prezzi pari al trasporto urbano su Milano. Così come l’aggregazione su Marsiglia ha contribuito e contribuisce ai volumi di traffico trasportati nei Paesi del Centro e Nord Europa, così OHM è in grado di contribuire a portare grandi moli di traffico in Italia e a rendere l’Italia nel suo insieme uno dei grandi hub europei, riequilibrando i ruoli tra il Nord ed il Sud dell’Europa.
A questo si possono aggiungere importanti considerazioni legate alla sicurezza dei dati: dire che ospitare le interconnessioni all’interno di strutture neutrali, not-for-business, di proprietà e gestione di molti soggetti fornisca intrinsecamente maggiori livelli di garanzia rispetto a strutture gestite da una singola entità sembra quasi un ossimoro. Eppure bisogna ragionare sul fatto che meno i percorsi di traffico si allungano e transitano attraverso diversi Paesi, tanto più è possibile mantenere il controllo e preservare l’integrità e riservatezza dei dati: questo è un aspetto che è necessario sottolineare e che da solo contribuisce a valorizzare iniziative quali OHM e MIX stessa. Anche da questo punto di vista, OHM è stata realizzata sull’esperienza condivisa di tutti i suoi soci e si muove nella direzione di adottare tutti i maggiori livelli di sicurezza fisica e logica. A MIX abbiamo sempre adottato criteri per rendere le nostre infrastrutture di rete sicure sia dal punto di vista logico che fisico, migliorandone nel tempo le metodologie di controllo, un aspetto coronato dalla recente acquisizione della certificazione ISO 27001, con la quale MIX ottempera formalmente ad una serie di raccomandazioni atte a mantenere alti livelli di sicurezza dei propri impianti e del proprio equipment. La nostra sensibilità nei confronti dell’inaccessibilità ai dati di traffico prodotti dagli operatori collegati sulle proprie infrastrutture di peering è sempre stata molto profonda, fa parte del nostro DNA. Ogni atto che vada nella direzione di garantire la funzionalità ed il mantenimento dell’integrità dei dati che transitano sui nostri apparati e nelle nostre sale è atto voluto e non solo dovuto. Chiaro che quando si tratta di sicurezza della rete più in generale, si entra in un ambito estremamente vario e vasto, al di fuori della sfera di pertinenza diretta di MIX. Ma le misure da noi adottate sono un passo in più per collaborare ad una rete più robusta e più sicura.
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