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Un senso di comunità che si rinnova nel tempo
| Claudia Battista | Ieri, oggi, domani
La vicedirettrice Claudia Battista si racconta e racconta GARR
Se ripercorro il mio lavoro all’interno della rete della ricerca GARR, mi viene in mente una domanda curiosa che in molti in questi anni mi hanno rivolto, ovvero “Siete spesso stati pionieri in tante scelte che avete portato avanti. Come avete fatto?”.
E ancor più, nel periodo di emergenza Covid-19: “Come siete riusciti a non farvi trovare impreparati a gestire dei flussi di traffico fino a poco tempo prima impensabili? Perché avete pensato sin dall’inizio a realizzare una rete simmetrica?”.
Abbiamo avuto spesso la capacità di prendere decisioni coraggiose, ma con i piedi ben piantati a terra
Credo che la risposta a queste domande custodisca quella che è l’anima di GARR: mai avremmo potuto pensare di realizzare una rete che non fosse simmetrica. Siamo la rete della comunità della ricerca e dell’istruzione e ci plasmiamo sulle sue reali necessità. Questo è un valore che ci ha guidato costantemente ed è alla base di ogni scelta fatta. Fin dalla costituzione dei primi gruppi di lavoro GARR (nel senso di Gruppo per l’Armonizzazione delle Reti della Ricerca) c’è stato sempre un forte spirito di squadra e di appartenenza. Non solo, in tutti questi anni abbiamo potuto contare sulla collaborazione e il supporto delle persone giuste al momento giusto, persone oneste e talvolta geniali, con una visione quasi missionaria direi e che avevano come unico obiettivo quello di rispondere alle esigenze comuni della ricerca.
Credo di avere una particolare predisposizione nel riconoscere idee e talenti e questo mi ha sempre aiutato nel mio lavoro
Dai miei inizi a quelli di GARR
Ricordo ancora i miei inizi, ero da poco laureata in Fisica e vincitrice di una borsa di studio all’INFN di Roma, mi occupavo (nel progetto HAL) di scrivere protocolli di comunicazione per far parlare tra di loro calcolatori con sistemi operativi e di comunicazione diversi (VAX e IBM, via VME), utilizzati negli esperimenti di quell’epoca per l’acquisizione dati e per l’analisi off-line e, quasi per caso, venni spostata nel laboratorio dove si stava lavorando al progetto APE, per la costruzione di supercomputer paralleli, ottimizzati per calcoli di cromodinamica quantistica di grande complessità. Osservandomi incuriositi mentre scrivevo i protocolli presso la mia strana postazione (composta da tre terminali, consolle dei tre sistemi operativi che facevo parlare tra loro), mi chiesero di scrivere il protocollo di comunicazione e il sistema operativo per il calcolatore (APE100) che stavano realizzando, per mettere in comunicazione con il resto del mondo questa sorta di grande cubo che “macinava” dati. E fu così che iniziai a lavorare per APE. Si respirava un fermento eccezionale, si lavorava con slancio e dedizione, senza confini tra il giorno e la notte. Vedere in azione persone del calibro del fisico Nicola Cabibbo, che era alla direzione di tutto il progetto, oltre Giorgio Parisi, Guido Martinelli, è stata un’esperienza indimenticabile che mi ha insegnato molto e che mi ha mostrato chiaramente come dietro a un progetto di successo ci sia sempre una grande passione. L’esperienza nel progetto di un supercomputer la misi a frutto collaborando all’iniziativa NIC, che segnò i primi passi verso la costituzione del Consorzio Interuniversitario CASPUR. Nel frattempo, iniziai a coordinare il Servizio di Calcolo e Reti della sezione INFN di Roma e ad occuparmi della gestione del Polo GARR di Roma.
Valorizzare idee e talenti
Nel tempo, ho avuto la fortuna di poter contribuire in prima persona ad altre idee e progetti: dall’idea della cache allora rivoluzionaria, perché permetteva di abbattere i costi esorbitanti derivanti dall’accesso a server web posizionati oltre oceano (e oramai considerata l’assoluta normalità) al primo progetto di rete in fibra ottica GARR-X passando per la Federazione d’Identità IDEM. Sono iniziative che ho contribuito a sviluppare e promuovere e che ho portato avanti con determinazione, coinvolgendo e valorizzando il contributo di tutto lo staff GARR. Non mi ritengo una visionaria, ma credo di avere una particolare predisposizione nel riconoscere idee e talenti e questo mi ha sempre aiutato nel mio lavoro.
Una rete di competenze e conoscenze ricca e variegata come quella che c’è nell’ambito della comunità scientifica è un bene che non dobbiamo perdere
Le mie più grandi sfide
Pazienza, perseveranza, visione d’insieme: sono caratteristiche che nel lavoro di realizzazione di una rete non possono mancare. Una volta mi hanno fatto un complimento che ancora ricordo ed è stato forse il più bello che abbia mai ricevuto. Era il 2012, era appena terminata la presentazione per il lancio della nuova rete GARR-X e il Presidente di Confindustria Digitale mi disse: “È la prima volta che vado ad una presentazione di un progetto che è già stato realizzato!”. Sicuramente è riuscito a sintetizzare con una frase quello che è uno dei nostri valori cardine. Potrei dire infatti che abbiamo avuto spesso la capacità di prendere decisioni coraggiose, ma con i piedi ben piantati a terra. Un’acrobazia? Forse, ma è così che ricordo tante sfide che ho dovuto affrontare. La più grande che ricordo è stata proprio la realizzazione dell’infrastruttura di rete GARR-X Progress, a cui sono molto legata. Abbiamo fatto squadra per realizzare un progetto ambizioso e qualcosa di davvero concreto per il Sud. Ci siamo misurati con obiettivi importanti facendo tesoro di tutta la nostra esperienza maturata nella realizzazione della rete precedente e mettendo in moto una macchina organizzativa che ha coinvolto per intero la nostra organizzazione. Abbiamo così realizzato in poco più di due anni un’infrastruttura potente di dimensioni e complessità comparabili a quelle della intera rete nazionale.
Il futuro? Potenziare ancor più il senso di comunità
Tutte le scelte di GARR sono state sempre guidate da un confronto attivo e costante con la sua comunità e questo scambio giocherà una parte sempre più importante nei prossimi anni, dato che proprio nella comunità c’è una grande ricchezza intellettuale e un potenziale enorme da cui attingere.
Stiamo osservando una separazione sempre meno netta tra infrastruttura di rete e servizi, un utilizzo della tecnologia cloud sempre più pervasivo nella gestione ed erogazione dei servizi e un accesso alla rete che avviene in maniera sempre più ubiqua. Resteranno solidi i paradigmi che abbiamo seguito fino ad ora per l’infrastruttura, ma da sola la rete non sarà più sufficiente. Tutto ciò comporta la necessità di uno sviluppo e un’evoluzione continua di competenze, un’attenzione sempre maggiore ad aspetti di sicurezza e identità da condividere con tutta la comunità, un’esigenza sempre maggiore di creare sinergie e unire le forze nello sviluppo di applicazioni e servizi.
Inoltre, l’emergenza del Covid-19 ha messo ancora più in evidenza il forte impoverimento tecnologico che ha coinvolto tutto il Paese negli ultimi anni, dimostrando che la cultura informatica tecnologica la si può costruire solo nel tempo. Uno strumento tecnologico lo puoi acquistare, ma la tecnologia la devi conoscere, saper controllare e indirizzare e per far questo ci vogliono le competenze. Una rete di competenze e conoscenze ricca e variegata come quella che c’è nell’ambito della comunità scientifica è un bene che non dobbiamo perdere e che va ulteriormente sviluppato, anzi si può ripartire proprio dal mondo della ricerca, dell’istruzione e della cultura per proporre un nuovo modello che porti valore aggiunto al Paese intero.
Abbiamo assistito negli ultimi mesi di emergenza a tante iniziative che hanno funzionato proprio grazie a preziose sinergie che si sono create. GARR stesso ha offerto risorse tecnologiche per fare videoconferenze e permettere in questo modo di svolgere lezioni a distanza senza costi. E proprio nella stessa direzione sta andando la creazione di GARR Lab, ovvero l’infrastruttura di rete e di cloud dedicata ad attività collaborative con al centro la comunità di sviluppatori e tecnici che ruota attorno la rete GARR. Qui si possono, ad esempio, sperimentare applicazioni e servizi o studiare e valutare nuovi prodotti e software open source che possano andare a beneficio di tutti.
L’idea che c’è dietro è quella di proporre nel tempo un nuovo modello che veda GARR diventare catalizzatore di risorse e iniziative e allo stesso tempo di investire concretamente sulle persone e sul loro lavoro, valorizzando sempre più l’unicità di GARR, ovvero ciò che lo ha reso da sempre diverso da tutti gli altri operatori di telecomunicazione. Mi riferisco al rapporto strettissimo, quasi simbiotico direi, che abbiamo costruito con la comunità: è da lì che siamo partiti ed è a quello che credo sia importante puntare ancora una volta. In pieno nostro stile ovviamente e infatti ci siamo già messi all’opera.
Dai un voto da 1 a 5, ne terremo conto per scrivere i prossimi articoli.
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