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ET chiama, la Sardegna risponde
credit: Klemen Vrankar/Unsplash

ET chiama, la Sardegna risponde

| Maddalena Vario | Caffè scientifico

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La ricerca italiana punta ad aggiudicarsi il privilegio di ospitare l’Einstein Telescope, la nuova generazione di infrastruttura per lo studio delle onde gravitazionali, presso il sito sardo di Sos Enattos.

L’Italia e in particolare la Sardegna sono impegnate in una grande sfida per aggiudicarsi la presenza dell’infrastruttura dell’Einstein Telescope, conosciuta ormai come ET, legata alla ricerca sulle onde gravitazionali, ed essere di nuovo al centro della ricerca scientifica internazionale in questo campo.

Sì, perché l’Italia vanta un’esperienza di 40 anni nello studio delle onde gravitazionali sviluppata all’interno dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN). La scuola Italiana ha le sue radici in Edoardo Amaldi, allievo di Enrico Fermi, uno dei padri fondatori del CERN di cui è stato il primo Direttore Generale. L’Italia ha dato i natali ai padri della ricerca scientifica sulle onde gravitazionali quali Adalberto Giazotto e Fulvio Ricci e ospita una scuola di fama mondiale sulle onde gravitazionali presso il Gran Sasso Science Institute (GSSI). Il coordinatore internazionale del progetto è Michele Punturo dell’INFN e tanti altri ricercatori italiani hanno dato un contributo eccezionale all’astronomia multimessaggera, tra cui il professor Eugenio Coccia, rettore dello stesso GSSI e la ricercatrice Marica Branchesi, considerata tra i dieci scienziati più importanti del 2018 secondo la rivista Nature. Senza parlare poi degli importanti risultati raggiunti dall’esperimento Virgo, finanziato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, che ha aperto le porte all’astronomia multimessaggera e ha rivoluzionato la scienza.

Alberto Masoni

Per Alberto Masoni, direttore della sezione INFN di Cagliari, la proposta italiana ha ottime carte da giocare.

“Le carte da giocare sono tante, tutte di estremo rilievo” spiega Alberto Masoni, direttore dell’INFN di Cagliari, “c’è il sito perfetto, ci sono le competenze, c’è il coinvolgimento dei principali enti nazionali nel campo della ricerca e delle istituzioni regionali e nazionali, c’è un impegno diretto delle due università sarde, della Sezione INFN di Cagliari, in collaborazione con il locale gruppo di ricerca dell’INAF, e c’è una rete ad altissima capacità qual è la rete GARR pronta a far viaggiare i dati da ET verso i principali centri di calcolo internazionali. Il tutto accompagnato da tanta motivazione”. L’Italia vuole quindi mantenere la sua leadership e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca si è detto in prima linea a sostenere la candidatura della Regione Sardegna a ospitare l’infrastruttura di ET nella miniera di Sos Enattos a Lula. Il Ministero interverrà con fondi statali per 17 milioni di euro, mentre la Regione ha già stanziato un milione di euro per l’Università di Sassari per assicurare la riapertura del laboratorio di ricerca Sar-Grav nella miniera di Sos Enattos a Lula, 1 milione per l’infrastruttura di accesso del laboratorio alla rete GARR e 500 mila euro per l’Università di Cagliari per l’impiantistica e gli studi in ambito minerario.

Il ruolo di INFN, INAF e rete GARR

Continua Alberto Masoni: “La Sardegna presenta un sito con caratteristiche tecniche perfette e la costruzione del laboratorio sotterraneo Sar-Grav a Lula, che ospita l’esperimento Archimede finanziato da INFN, lo sta dimostrando con una dettagliata caratterizzazione del territorio. Il rivelatore Virgo, unico al mondo, con LIGO negli Stati Uniti, ad avere osservato i segnali diretti delle onde gravitazionali, è stato finanziato con perseveranza dagli anni Novanta dall’INFN ed ha capitalizzato tutte le competenze tecniche che l’Italia aveva maturato nel tempo in questo campo. Oggi è il progetto ET ad essere diventato la nuova missione dell’INFN.

Massimo Carpinelli

Per Massimo Carpinelli, rettore dell’Università di Sassari, il gioco di squadra sarà fondamentale per portare in Sardegna l’Eistein Telescope

La Sardegna a sua volta ospita il Sardinia Radio Telescope. Questa infrastruttura, che sta portando la regione ad avere un ruolo di primo piano nella ricerca astrofisica e nelle future missioni nello spazio, grazie ad un recente accordo con la NASA, ha un’ulteriore grande valenza: mostra infatti la capacità del territorio di ospitare una grande infrastruttura di ricerca. Inoltre la collaborazione già in atto, a livello locale tra fisici dell’INFN e astronomi dell’INAF è un ottimo esempio per la collaborazione futura.

In questo quadro il finanziamento di 1 milione alla rete GARR, che già collega in fibra il Sardinia Radio Telescope, rappresenta il primo passo per portare connettività al laboratorio Sar-Grav. A questo intervento ne seguiranno degli altri per estendere, con il supporto della Regione Sardegna, a tutti gli attori coinvolti la infrastruttura in fibra con l’obiettivo di fornire una connessione ad alta velocità tra la Sardegna e la comunità scientifica internazionale e fare in modo che i dati raccolti da ET possano viaggiare in tempo reale verso i più importanti centri di calcolo internazionali.

Micaela Morelli

Se questa impresa avrà successo, secondo Micaela Morelli, prorettrice delegata per la ricerca all’Università di Cagliari, ET potrebbe diventare un CERN italiano

ET e le Università di Sassari e Cagliari

La candidatura, che è stata fortemente voluta e sostenuta dal rettore Massimo Carpinelli, promotore scientifico di quest’iniziativa in Sardegna assieme al professor Fulvio Ricci della Sapienza Università di Roma e INFN, potrà contare sulle avanzatissime competenze dell’Università di Sassari e di Cagliari.
Spiega la professoressa Micaela Morelli, Prorettrice delegata per la ricerca dell’Università di Cagliari: “ET è un progetto davvero molto importante per la Sardegna e per tutta l’Italia e potremmo considerarlo l’equivalente del CERN di Ginevra. In questa candidatura la Sardegna si deve dimostrare forte, indipendente e capace di portare avanti il progetto. Oltre al sito per la realizzazione di ET sono necessarie un serie di competenze di cui l’Università di Cagliari, grazie alla sua facoltà di ingegneria, è dotata. Gli scavi dovranno essere fatti minimizzando l’impatto ambientale e tutta l’impiantistica, dal condizionamento all’alimentazione elettrica, dovrà rispettare requisiti di massima silenziosità. La parte geologica invece dovrà essere portata avanti in contemporanea con l’Università di Sassari che potrà mettere a disposizione insieme a noi competenze di alto livello.
Spero che, nonostante il cambio di governo della Regione, il progetto continui ad essere considerato di primaria importanza, dato che la ricerca e tutte le iniziative di sviluppo scientifico hanno bisogno di continuità altrimenti il rischio è che si sprechino risorse. Si tratta di dare aiuti finanziari ma anche di creare un ambiente di supporto e di motivazione in grado di spingere il progetto, dato che avrà bisogno di tante autorizzazioni e di tutta una serie di atti amministrativi che devono essere fatti con consistenza e celerità. Per questo è necessario da parte di chi governa un’attenzione particolare a questo perché se non c’è continuità di attenzioni le iniziative di sviluppo difficilmente vanno avanti. L’ottimo lavoro che è stato fatto fino ad oggi necessita di sostegno a livello locale e nazionale, dato che l’altra candidatura è molto supportata politicamente ed economicamente da potenze come la Germania e l’Olanda e se a noi mancherà questo tipo di appoggio, allora non basterà più avere un sito eccezionale con una silenziosità dal punto di vista sismico e antropico unica. Pur partendo avvantaggiati quindi, se non siamo adeguatamente supportati, potremmo non farcela”.
“Per queste ragioni è necessario sostenere con un forte gioco di squadra questa candidatura che porterebbe enormi benefici anche al sistema universitario e di ricerca ed economico del territorio sardo”, conclude il rettore Carpinelli.

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