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Come entrano gli hacker nei nostri computer?

Come entrano gli hacker nei nostri computer?

| Tommaso Rescio | cybersecurity month 2021

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Le misure adottate per ridurre la diffusione della pandemia del Covid-19 hanno cambiato non solo il nostro stile di vita ma anche il nostro modo di lavorare.

foto di Tommaso Rescio, Centro SmartData@PoliTO - Politecnico di Torino
Tommaso Rescio, Centro SmartData@PoliTO - Politecnico di Torino

Per esempio, per molti, l’unica soluzione per garantire, alla stesso tempo, sia il distanziamento sociale sia la continuità operativa è stato lo smart working. Tuttavia, questa soluzione ha portato anche un grande inconveniente, ovvero quello di esporre gli utenti a nuovi tipi di attacchi, a causa degli strumenti utilizzati per collaborare con i colleghi e poter condividere ed accedere alle risorse da casa.

I cyber criminali stanno infatti sfruttando le vulnerabilità di questi strumenti. Il Rapporto Clusit 2021 parla proprio di un aumento globale dei cyber attacchi di circa il 12% in più nel 2020 rispetto all’anno precedente. Circa il 10% degli attacchi nel 2020 possono essere correlati alle nuove minacce legate alla pandemia del Covid-19.

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Fig.1 - Da dove provengono gli attacchi informatici

I cybercriminali hanno infatti preso di mira proprio quei lavoratori che si connettono da computer remoto in reti non del tutto sicure. L’accesso ad un computer remoto è reso possibile dal Remote Desktop Protocol (RDP) su sistemi Windows, o Secure Shell (SSH), che permette di connettersi e accedere al computer, dopo avere inserito le proprie credenziali. Non sorprende che i tentativi di connessione ai server RDP/SSH abbiano visto un forte aumento durante la pandemia, con hacker che hanno provato a loggarsi nei computer usando dei brute-force attack, letteralmente degli attacchi di forza bruta. Come? I cyber criminali sfruttano delle enormi liste di username e password per provare ad accedere ad un account online. Con l’incremento dei computer di lavoro online, il numero dei tentativi di login è esploso. Per esempio, ESET telemetry[2] ha registrato uno sbalordativo incremento del 768% in attacchi RDP tra il primo e quarto trimestre del 2020.

Per questo ricordiamoci che lasciare il nostro PC connesso, con i servizi RDP o SSH aperti, genera un grande rischio di attacco informatico! Ricordiamoci di scollegarlo quando non in uno.

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Fig.2 - Numero di attacchi RDP all’ora in una giornata

Quanti attacchi riceve un PC? E quali password usano gli aggressori?

Qui al Politecnico di Torino, abbiamo costruito un sistema di monitoring per osservare e studiare i cyber attacchi e sviluppare strategie e metodologie per proteggerci. Abbiamo creato dei “finti PC” che servono appositamente ad ingannare i cyber criminali, che li attaccano credendo di avere a che fare con computer reali: in questo modo abbiamo la possibilità di osservarli e studiarli. Qui di seguito, abbiamo messo in evidenza gli aspetti chiave che abbiamo osservato.

La figura 1 mostra una mappa con le location degli hacker, mentre la figura 2 mostra il numero degli attacchi ricevuti nel tempo da alcuni stati: osserviamo che la maggior parte degli attacchi viene dalla Germania, dalla Russia, dal Regno Unito e dagli USA. Gli attacchi arrivano cadenzati in maniera costante con una media di 10.000 attacchi all’ora! Ognuno di essi corrisponde ad un tentativo di login, mentre i cyber criminali provano ad entrare nel nostro computer esca.

Grazie alla nostra infrastruttura, abbiamo registrato le password e gli username più usati e tentati dagli hacker. La figura 3 mostra i risultati. Gli username più usati sono root e admin mentre le password più usate sono admin e password. Tuttavia esistono anche combinazioni molto più complesse che gli hacker provano ad usare.

Cosa possiamo fare per proteggerci?

Per prevenire questi attacchi, è importante scegliere una password forte: più lunga è, più è sicura, è una regola d’oro. La password non dovrebbe contenere riferimenti alla vita privata o professionale, dato che in questo modo sarebbe facilmente rintracciabile. Non dovrebbe inoltre contenere serie di soli numeri o lettere, e dovrebbe essere un mix di lettere, numeri e caratteri speciali per rendere la password ancora più inattaccabile. Si dovrebbe inoltre usare password differenti per ogni servizio digitale e prendere in considerazione l’autenticazione in due step quando si tratta di servizi molto importanti.

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Fig.3 - Username e password più usati

Se l’uso di password forti deve essere considerato un must, per essere ancora più sicuri bisognerebbe evitare di esporre il proprio PC ad Internet. È importante configurare il firewall per bloccare i servizi RDP e SSH in modo che solo gli indirizzi IP autorizzati possano accedere a quei servizi. Ancora meglio, se si ha necessità di accedere ad un computer remoto, bisogna considerare di configurare e attivare una VPN per potersi collegare alla rete aziendale e quindi accedere al computer remoto direttamente da lì. È importante, inoltre, sapere che spostare un servizio da una porta assegnata di default a una porta differente non funziona. Vediamo costantemente hacker che provano ad invadere servizi RDP/SSH da praticamente qualsiasi porta. Quindi state attenti!

Tommaso Rescio è ricercatore al Politecnico di Torino. Ha conseguito la laurea triennale in Ingegneria Informatica presso l'Università degli Studi di Firenze nel 2018. Ha conseguito la laurea magistrale in Ingegneria delle comunicazioni e delle reti informatiche presso il Politecnico di Torino nel 2021. Nel 2021 è entrato in SmartData@Polito come Research Fellow GARR. Ha vinto una borsa di studio organizzata dal GARR grazie alla sua tesi di laurea. I suoi principali interessi di ricerca sono principalmente focalizzati sul monitoraggio del traffico per la sicurezza informatica.

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