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Horizon Europe: ultimi cento metri
| Marco Falzetti | Internazionale
Horizon Europe si candida ad essere ancora il più grande programma al mondo dedicato a ricerca ed innovazione
Forse un po’ troppo ottimisticamente titolai: Horizon Europe – ultimo miglio, l’articolo pubblicato nello scorso numero di questa rivista. In quel momento, dicembre 2020, a valle di un complesso accordo raggiunto sul budget, sembrava che la strada fosse spianata e che l’adozione ed avvio del nuovo programma con pochi mesi di ritardo rispetto alle originali previsioni fosse davvero possibile.
Pur cosciente del rischio di incappare nel paradosso di Achille e della tartaruga, (ri)titolo questo articolo Horizon Europe – ultimi cento metri, certo della convinzione che, novello Achille, non mi troverò a dover titolare il mio futuro articolo Horizon Europe – ultimi cento centimetri.
Paradossi a parte, non possiamo dire che Horizon Europe sia stato lanciato nei tempi previsti. Non sono tanto gli ultimi passaggi formali a livello dei testi legislativi che hanno individuato le criticità, quanto la necessità di chiudere definitivamente i contenuti dei programmi di lavoro che stabiliscono i dettagli dei singoli bandi. Ovviamente il più è fatto ma per alcuni temi servono ancora delle limature, spesso marginali, ma che individuano comunque aspetti di contenzioso tra Commissione e Stati Membri.
Il Consiglio ha approvato a marzo il regolamento/programma quadro e confermato così l’intesa politicoistituzionale raggiunta a dicembre scorso, mentre il Parlamento ha dato la sua approvazione in seduta plenaria alla fine di aprile. Manca ancora un passaggio sulla parte legislativa, quello che viene indicato come la decisione sul programma specifico, che fissa i contenuti delle attività di ricerca e innovazione nell’ambito delle diverse tematiche in dirittura d’arrivo, dopo la modifica della procedura di approvazione (da ordinaria a consultiva): il Parlamento ha votato il proprio parere a fine aprile, e il Consiglio ha adottato definitivamente il testo nella prima metà di maggio. Va sottolineato che, una volta approvati, i testi legislativi sono entrati in vigore retroattivamente a partire dal 1° gennaio 2021: è questa la disposizione che consente l’adozione dei programmi di lavoro prima della pubblicazione dei testi di Horizon Europe in Gazzetta ufficiale.
Dovremo valutare la ricerca e l’innovazione misurando il ritorno dell’investimento rispetto alla capacità di sprovincializzare certi attegiamenti nazionali
Quello che doveva quindi essere un’ordinata partenza programmata all’inizio dell’anno è diventata una partenza ritardata e anche un po’ confusa con alcune parti del programma, quelle un po’ più indipendenti, che sono già partite (ERC e EIC). Con una serie di date che al momento collocano l’adozione dei programmi di lavoro e gli infoday tematici organizzati dalla Commissione a cavallo della seconda metà di maggio e gli inizi di giugno, e le deadline di presentazione delle proposte spalmate in un lasso di tempo che va, per la maggioranza dei bandi a settembre o al massimo ad ottobre prossimo, possiamo ragionevolmente affermare che stavolta ci siamo.
Se è ancora prematuro soffermarsi a parlare dell’avvenuta partenza, proviamo a riflettere allora su alcuni aspetti generali del programma e del significato che questo rappresenta per il sistema europeo di R&I, ma soprattutto per la società europea in generale.
Così come i suoi predecessori, Horizon Europe si candida ad essere ancora il più grande programma al mondo dedicato a ricerca ed innovazione. Con i suoi 95,5 miliardi di Euro per i prossimi 7 anni (prezzi correnti), un incremento in termini reali del 24% rispetto al programma precedente che arriva al 30% se lo si stima normalizzandolo rispetto all’uscita del Regno Unito, Horizon Europe identifica lo sforzo tangibile che l’Unione Europea ha messo in essere per dotarsi di un programma a supporto della realizzazione delle sue ambiziose politiche in tema di salute, ambiente, digitale, crescita sostenibile, spazio e tanti altri settori. Se per molti aspetti la definizione di obiettivi strategici di grande ambizione è un esercizio politicamente e narrativamente facile, altra cosa è rimboccarsi le maniche per generare nuova conoscenza e sviluppare soluzioni che rendano credibile il raggiungimento di quegli obiettivi, soprattutto quando si è coscienti che per il raggiungimento di alcuni di questi, quali ad esempio il dimezzamento dell’emissione di carbonio entro il 2030, si richiede lo sviluppo e la maturazione di soluzioni tecnologiche ancora in parte non esistenti.
Grandi sfide individuano quindi grandi obiettivi tecnologici e questo conferma l’ambiziosità del programma e ne aumenta la percezione della sua complessità e dell’alto profilo scientifico e tecnologico. Partecipare ai programmi quadro non è mai stato qualcosa di particolarmente semplice, ammettiamolo, e tutto questo non cambierà in Horizon Europe, ma forse è importante fermarsi un momento a riflettere sui grandi vantaggi che questa partecipazione comporta.
Il nuovo sito APRE interamente dedicato al programma Horizon Europe è visitabile all’indirizzo: horizon-europe.it
Misurare il successo o l’insuccesso della partecipazione al programma quadro è stato troppo spesso ridotto ad un puro esercizio di ragioneria basato su una metrica elementare del ritorno economico su scala nazionale. Ovviamente, questo indicatore ha la sua importanza e permette di fare delle importanti considerazioni generali e aiuta a comprendere limiti e potenzialità del sistema R&I italiano, ma ridurre la valutazione dei benefici della partecipazione al solo indicatore economico è fuorviante e miope. Si ragiona oramai da anni sul fatto che l’utilizzo del PIL come metrica principale (unica?) della ricchezza, del benessere, della qualità della vita di un paese non è un indicatore capace di rappresentare l’interezza delle sfumature che contribuiscono a misurare quelle grandezze. Altrettanto accade quando si vuole valutare l’insieme dei vantaggi della partecipazione al programma quadro, dove il confronto con culture e approcci diversi, la costruzione di reti e contatti internazionali, il lavorare in lingue diverse, l’incontro e il confronto scientifico con altre eccellenze, lo sviluppo di capacità di lavoro in squadre multiculturali e cross-disciplinari individuano quella dimensione di intangibile che ha un valore enorme e troppo spesso non considerato nelle metriche di valutazione del valore. A questo va aggiunto il grande percorso formativo, quasi un esercizio logico-metodologico, individuato dalla trasformazione dell’idea in progetto che significa non solo imparare a descrivere in modo lineare ed essenziale i contenuti del progetto, ma soprattutto razionalizzare e organizzare le idee per arrivare a pianificarle e distribuirle in efficienti flussi di attività.
Il nuovo Horizon Europe sta partendo in concomitanza con l’avvio del piano di Recupero e Resilienza, quello che viene comunemente indicato in ambito nazionale come PNRR, ovvero la risposta italiana al grande sforzo che l’Unione Europea ha messo in campo con Next Generation Europe, per facilitare la ripresa europea post pandemia e gettare le basi per un grande disegno di sviluppo europeo basato su valori di rispetto della persona e dell’ambiente. Una parte di questi soldi saranno messi a disposizione anche per la ricerca e l’innovazione, dando origine ad una disponibilità economica aggiuntiva che non ha precedenti nel nostro paese.
È proprio in questo contesto che dovremo dimostrare di essere capaci di saper valutare lo sforzo profuso per la ricerca e l’innovazione, non misurando l’intensità delle risorse economiche a disposizione, che ci auguriamo tutti siano di ordini di grandezza superiori al passato, quanto piuttosto imparando a misurare il ritorno dell’investimento rispetto alla capacità di sprovincializzare certi atteggiamenti nazionali e contribuire ad accelerare i percorsi di crescita professionale dei nuovi ricercatori e innovatori, di assicurare ecosistemi che agevolino la loro autonomia, l’assunzione di leadership e che generino un sano spirito di competizione e ambizione. Ma non si tratta di guardare solo alle giovani generazioni, è importante capire che per fare questo bisogna operare anche su quelle generazioni che sono oggi ancora al centro del potere e che hanno un ruolo incredibilmente importante nell’indicare la strada ai più giovani, nel guidarli e educarli ad allargare la visione e gli approcci, nel provocarli con sfide sempre più importati.
Chi ha creduto, ha provato e ha avuto successo nella partecipazione ai programmi quadro sa quanto essere attore, in una qualunque azione del programma, abbia contribuito ad accrescere la sua esperienza professionale. Per rispondere appieno alla mission di APRE, abbiamo concepito e lanciato in questi giorni il nuovo sito APRE che dopo tanti anni si rinnova con un sito interamente dedicato al nuovo programma.
Dai un voto da 1 a 5, ne terremo conto per scrivere i prossimi articoli.
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