Skip to main content

Il primo passo verso la nuova Commissione

| Marco Falzetti | Internazionale

Articolo letto 65 volte

Il 18 luglio scorso il Parlamento europeo ha riportato Ursula von der Leyen al governo della Commissione per i prossimi cinque anni. Una elezione per certi versi scontata, avvenuta con una maggioranza superiore a quella della scorsa legislatura, eppure più complessa rispetto alla precedente, perché si colloca in un contesto politico e sociale europeo molto più delicato, radicalizzato e divisivo.

foto di Marco Falzetti

Marco Falzetti è direttore di APRE, l’Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea

È probabile che, in questo scenario, la nuova Commissione dovrà scendere a compromessi con visioni politiche anche molto diverse tra loro, in particolare per quanto riguarda le scelte legate alle sfide delle tre grandi transizioni (verde, digitale e resiliente), sulle quali il prossimo Programma quadro di R&I dovrà necessariamente contribuire a fornire ancora tante risposte. Questo potrebbe comportare, in un quadro generale nel quale strategie e obiettivi di medio lungo termine siano rimessi continuamente in discussione da compromessi al ribasso, che gli indirizzi strategici di ricerca si modifichino di conseguenza.

Nonostante la nuova Presidente non abbia fatto particolari accenni alla questione ricerca nel suo discorso al Parlamento europeo, nel suo documento politico EUROPE’S CHOICE, political guideline for the next European Commission 2024−2029, la dimensione ricerca ed innovazione è chiaramente evidenziata. Lo è all’interno del primo capitolo dedicato alla crescita sostenibile e alla competitività del sistema europeo, attraverso un paragrafo appositamente dedicato a sottolineare l’importanza della Ricerca e dell’Innovazione quali elementi sui cui fondare la competitività europea. L’European Research Council e l’European Innovation Council sono chiaramente indicati come necessari di più adeguati finanziamenti, ma riferimenti sono fatti anche per quanto riguarda l’area delle biotecnologie, delle scienze della vita, senza dimenticare un riferimento ai partenariati istituzionalizzati, se pur con un riferimento non proprio totalmente pertinente. La dimensione universitaria è stata toccata con un richiamo all’importanza della University Alliance in vista di un rafforzamento dell’interazione tra educazione universitaria, ricerca e impresa.

In realtà, in una lettura attenta di tutto il capitolo, i riferimenti a questioni che riportano indirettamente alla dimensione della ricerca ed innovazione sono ben più ampi di quanto direttamente riportato nel paragrafo ad essa dedicato. Nei tre paragrafi dedicati al Clean Industrial Deal, alla Circular and Resillient Economy, infine nel Boosting productivity with digital tech diffusion, sono delineate sfide ed obiettivi che pongono per la loro realizzazione problematiche di natura scientifica e tecnologica e che richiederanno una forte integrazione con la dimensione ricerca.

L’European Research Council e l’European Innovation Council sono chiaramente indicati come necessari di più adeguati finanziamenti

In una fase di indirizzo tanto generale, come quella che il documento della nuova Presidente individua al momento, non è certamente pensabile avere una descrizione più chiara e approfondita circa le future strategie e indirizzi della Commissione in tema di ricerca e innovazione. Se quindi si può considerare almeno rassicurante che il riferimento alla R&I non sia mancato, al momento è ancora presto per tentare di comprendere come queste prime indicazioni prenderanno forma nella fase di discussione del futuro FP10. Tanti sono i possibili scenari che potrebbero palesarsi, da quelli più conservativi ad altri decisamente più dirompenti. Il riferimento ad una forte attenzione all’ERC, all’EIC, ai Partenariati, rafforza il pensiero che il Programma quadro sia visto sempre più come un contenitore di strumenti o, se si preferisce, dei sottoprogrammi autonomi, che dovrebbe assolvere ad un’azione di concertazione e allineamento delle diverse azioni condotte nei diversi sottoprogrammi.

Tuttavia, questo è solo uno dei tanti possibili scenari che potranno palesarsi, e allo stato attuale la cosa più importante sarà quella di monitorare con attenzione i primi segnali che la Commissione comincerà a fornire a valle della pubblicazione del rapporto Heitor atteso per la fine del prossimo settembre.

Ma anche quello sarà solo un primo segnale non definitivo. Mai come in altre passate programmazioni, la vera partita del prossimo Programma quadro di Ricerca ed Innovazione si farà quando si comincerà a parlare di programmazione finanziaria per il prossimo settennio, in un’Europa che dovrà fare i conti con uno scenario di instabilità ed incertezza mai visto prima.

Ti è piaciuto questo articolo? Faccelo sapere!
Dai un voto da 1 a 5, ne terremo conto per scrivere i prossimi articoli.

Voto attuale: