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Sfide globali, soluzioni globali
| Diassina Di Maggio | Internazionale
Gli Stati Membri proseguono con le JPI (Joint Programming Initiative), le iniziative di programmazione congiunta
Negli ultimi anni è maturata in Europa la consapevolezza che gli Stati Membri non sono in grado di affrontare autonomamente alcune grandi sfide della società e che, in alcuni settori, gli investimenti in ricerca risultano particolarmente frammentati. Nell’UE, quella nazionale rappresenta oggi fino all’85% della spesa pubblica e privata destinata alla ricerca, ma gli Stati Membri potrebbero, unendo i loro sforzi, migliorare l’impatto degli investimenti nazionali in settori di grande importanza strategica, affrontare la difficoltà di insufficienti risorse disponibili a livello regionale e nazionale e contribuire alla piena realizzazione dello Spazio Europeo della Ricerca.
Diassina Di Maggio
APRE - Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea
Direttore
A tal fine, il progetto ha creato una rete di interesse comune a cui partecipano esperti da otto diversi paesi euro-mediterranei, che si propone come una piattaforma di discussione e condivisione di esperienze, ma anche di promozione di standard comuni e diffusione di linee guida che possano avvicinare due mondi, quello delle infrastrutture digitali da un lato e quello dei beni culturali dall’altro, che hanno molto da scambiare ma sono ancora troppo lontani. Ma INDICATE non si è limitato a facilitare la circolazione delle idee: al contrario, ha voluto essere un laboratorio per provarne la validità in casi di utilizzo concreti.
A tale scopo è stato avviato dalla Commissione Europea nel 2008 il processo della “Programmazione Congiunta” (JPI), un nuovo strumento per massimizzare il valore degli investimenti in Ricerca e Sviluppo attraverso la concertazione degli sforzi. Basata sulle conclusioni del Consiglio “Per una Programmazione Congiunta della Ricerca” e su un’omonima Comunicazione della Commissione approvata il 2 dicembre 2008, la programmazione congiunta è una procedura per porre rimedio agli squilibri tra la portata europea o mondiale delle sfide attuali e la natura nazionale o regionale degli strumenti di cui disponiamo per risolverle. L’ambito di interesse è relativo essenzialmente ai programmi di ricerca pubblici e ad un numero ristretto di settori di ricerca, definiti nel corso del processo di Programmazione Congiunta e caratterizzati da una dimensione sovranazionale, quali ad esempio l’ambiente, l’energia e la salute. Al processo di Programmazione Congiunta, gli Stati membri possono aderire su base volontaria in formazioni a “geometria variabile” sui vari settori di ricerca.
Con il concetto di geometria variabile si intende un meccanismo flessibile in cui ogni Paese può scegliere di partecipare ad alcune delle azioni intraprese, ed è uno degli elementi caratterizzanti della JPI rispetto ad altri strumenti meno flessibili. Rispetto ad altre collaborazioni a livello di ministeri, come i progetti ERANet, le JPI non si limiteranno a istituire dei bandi congiunti, ma intraprenderanno azioni eterogenee, quali la definizione di procedure per l’accesso reciproco a dati e infrastrutture di ricerca, di alleanze strategiche e di proposte di cambiamenti legislativi relativi alle priorità identificate. Ogni azione sarà descritta con la sua fattibilità e l’impatto previsto, in modo che i rappresentanti dei Paesi partecipanti potranno decidere quali adottare. I temi su cui avviare le iniziative di Programmazione Congiunta devono essere:
- di interesse per la società, di dimensione globale e che si prestino ad un programma di ricerca con obiettivi ben definiti e monitorabili.
- tali che un approccio sovranazionale generi un concreto valore aggiunto rispetto ad iniziative a livello degli Stati membri.
- di effettivo interesse dei principali operatori pubblici della ricerca e privata.
Gli Stati membri che decidono di aderire ad una tematica di Programmazione Congiunta devono:
- impegnarsi a coordinare o mettere in comune i propri programmi di ricerca con gli altri Paesi coinvolti;
- impegnare adeguate risorse sia in kind che in cash per lo svolgimento dei programmi concordati;
- definire, di comune accordo con gli altri Paesi, i meccanismi e gli strumenti da utilizzare per il finanziamento delle attività di ricerca.
Per individuare i temi in base ai suddetti principi, è stato costituito un gruppo ad hoc formato da rappresentanti di alto livello degli Stati Membri e denominato Gruppo per la Programmazione Congiunta (GPC). A differenza dei classici schemi di finanziamento europei ai quali siamo abituati, nelle JPI, priorità e finanziamenti vengono modulati a livello nazionale: in altre parole, ciascun Paese partecipante decide quanto investire, su quali tematiche e con quali criteri. Infatti, il finanziamento delle attività svolte nell’ambito dei bandi JPI non avverrà centralmente a livello europeo ma in parte sarà erogato a livello nazionale in base agli impegni e alle priorità di ogni Paese e nella misura dei fondi messi a disposizione. Dal punto di vista pratico, significa che prima di sottoporre le proposte, sarà utile contattare le rispettive organizzazioni nazionali di finanziamento, al fine di verificare: la conformità della propria idea progettuale con i criteri nazionali di ammissibilità, le tipologie di progetto supportate e le priorità specifiche. D’altra parte questo permetterà agli organismi di ricerca di influire sulla scelta delle priorità da parte delle istituzioni nazionali, rispondendo a consultazioni pubbliche e facendo attività di sensibilizzazione. Vista l’esigenza di raccogliere proposte per tematiche di ricerca di interesse per l’Italia, la Direzione per l’Internazionalizzazione della Ricerca del MIUR, ha condotto nel 2009 consultazioni nazionali, seguendo due vie complementari, una “bottom up”, con la consultazione degli operatori universitari della ricerca, e una “top down”, con la consultazione di ministeri, regioni e dei principali enti di ricerca italiani.
Dieci tematiche di programmazione congiunta sono state lanciate, tra il 2009 e il 2010:
- Lotta alle malattie neurodegenerative, in particolare il morbo di Alzheimer
- Patrimonio culturale e cambiamenti globali
- Agricoltura, sicurezza alimentare e cambiamenti climatici
- Una dieta sana per una vita sana
- Vivere di più, vivere meglio
- Europa urbana
- Resistenza agli agenti antimicrobici
- Mari e oceani sani e produttivi
- Sfide idriche per un mondo che cambia
- Connettere le conoscenze sul clima per l’Europa
la parte “top down” della consultazione nazionale, è stato convocato un Tavolo di consultazione con la partecipazione di rappresentanti di MIUR, MiPAAF, MISE, ministeri di Salute, Interni, Pubblica Amministrazione ed Innovazione e rappresentanti dell’ENEA e del CNR. Il primo esperimento di JPI è stato lanciato nel 2009 con il Programma Congiunto per la ricerca sulle Malattie Neurodegenerative (JPND) a cui hanno aderito più di 24 paesi europei: dai suoi primi passi possiamo farci un’idea più concreta delle potenzialità delle JPI a sostegno di una ricerca sempre più globale. L’obiettivo del JPND è quello di migliorare rapidamente la nostra comprensione delle cause delle malattie neurodegenerative che, avendo come è noto un impatto economico importantissimo sui servizi sanitari europei ed essendo in drammatico aumento a causa dell’invecchiamento della popolazione legato all’incremento dell’aspettativa di vita, sono considerate una sfida sociale di primo piano. Così, oltre a fornire ai medici gli strumenti per diagnosticare e trattare queste malattie sin dalla fase precoce, il JPND dovrebbe anche portare ad un migliore sistema di assistenza sanitaria e sociale sia per i pazienti che per chi se ne prende cura. Uno dei primi passi verso la realizzazione degli obiettivi del JPND è stata la creazione di una “Strategic Research Agenda (SRA)” per fornire sia un quadro di riferimento per gli investimenti futuri che linee guida su come sfruttarli a livello europeo per migliorare la prevenzione, la diagnosi, il trattamento e la cura del paziente per le malattie neurodegenerative. Nel febbraio 2012 è stata lanciata la “Research Strategy”, che delinea le priorità di ricerca da affrontare nel nei prossimi 10 anni, con attività e investimenti europei. Il piano delle attività, sviluppato sotto la guida dello “Scientific Advisory Board” presieduto dal professor Thomas Gasser, rappresenta così un modo per coordinare la ricerca europea nelle malattie neurodegenerative, in particolare il morbo di Alzheimer. Il piano di attuazione della prima fase è stato concordato per il 2012-2014. Durante questo periodo il consorzio dovrà lanciare bandi annuali in aree prioritarie di ricerca, convocare “gruppi di azione” per promuovere l’impegno, la collaborazione e per determinare i bisogni e le opportunità di ricerca transnazionali. JPND è un esempio pionieristico di programmazione congiunta, un approccio nuovo e flessibile che ha la capacità di affrontare una grande sfida sociale che non può essere risolta attraverso i soli programmi nazionali. Un’altra importante iniziativa, che vede l’Italia nel ruolo di coordinamento, è la JPI su Patrimonio culturale e cambiamenti globali (Cultural Heritage and Global Change: a new challenge for Europe–JPICH), partita recentemente con un primo bando pilota, chiusosi il 5 Aprile scorso. Il bando si è focalizzato sull’obiettivo di tutelare il patrimonio culturale a fronte del cambiamento globale attraverso un piano strategico di ricerca condiviso da Stati membri e Paesi associati. Prevede azioni di ricerca condivise su solide basi scientifiche e finalizzate a proteggere e valorizzare il patrimonio culturale europeo nella sua unicità. Ricercatori di diversi Paesi avranno quindi la possibilità di costruire reti efficaci di collaborazione su temi di ricerca transnazionale comuni nel campo del patrimonio culturale. La fase di valutazione delle proposte è attualmente in corso. La comunicazione ufficiale dei risultati avverrà a Luglio 2013 e i progetti approvati partiranno nel Novembre 2013. I progetti di ricerca selezionati, che dovranno avere una durata massima di 36 mesi, riceveranno finanziamenti a fondo perduto e credito agevolato (pari al 95% del costo dell’intero progetto), nel caso dell’Italia, fino a 750 mila euro.
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