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Creative Commons: gli strumenti giuridici per la condivisione in open access
| Deborah De Angelis | La voce della comunità
Un viaggio alla scoperta delle licenze aperte per le opere d’arte e dell’ingegno
di Deborah De Angelis, Creative Commons Italia
Creative Commons è un’associazione no-profit che opera con l’intento di superare l’impostazione del diritto d’autore tradizionale, ove tutti i diritti sono riservati, in favore della condivisione della conoscenza e della creatività, soprattutto online. Per fare questo, CC offre 6 licenze di diritto d’autore e 2 strumenti di pubblico dominio per regolare il modo in cui le opere creative vengono condivise. Le licenze CC sono concepite per agevolare la circolazione gratuita delle opere dell’ingegno e garantire la tutela dei diritti dei titolari.
Le licenze CC si basano sull’approccio secondo cui solo alcuni diritti sono riservati, cioè l’autore, al momento della pubblicazione, decide di concedere all’utente una rosa di possibilità di utilizzo a titolo personale (riproduzione, esecuzione, rappresentazione e distribuzione), riservandosi l’utilizzo commerciale e la possibilità di creare opere derivate.
Le licenze CC sono diventate uno standard de facto in tutto il mondo, anche grazie al fatto che le versioni 3.0 e 4.0 sono “jurisdiction-agnostic”, concepite cioè per essere applicabili in tutte le giurisdizioni senza adattamenti, e multilingue, caratteristica chiave nella ricerca e l’ambito delle OER. Vediamo ora come le licenze si differenziano tra loro per condizioni e facoltà di utilizzo.
Condizione comune a tutte e sei è la clausola di attribuzione “BY”, che impone all’utente di dare il giusto credito all’autore, fornire un link alla licenza e indicare se sono state fatte modifiche all’opera originaria. Esistono altre clausole, la cui combinazione dà vita alle differenti licenze: “Non opere derivate - ND”, che impedisce la modifica dell’opera; “Non commerciale - NC”, che impedisce l’uso a fini commerciali e “Condividi allo stesso modo - SA”, che consente la creazione di opere derivate solo se distribuite con la stessa licenza dell’opera originaria o compatibile.
Delle sei licenze (CC BY; CC BY-SA; CC BY-NC; CC BY NC-SA; CC BY-ND; CC BY NC-ND), solo due sono compatibili con l’open access, CC BY e CC BY-SA, poiché consentono il libero riutilizzo delle opere senza alcuna restrizione, se non un’adeguata attribuzione e, nel secondo caso, la condivisione allo stesso modo dell’opera derivata, alimentando un meccanismo di condivisione libera.
Oltre alle licenze, CC fornisce due strumenti per le opere in pubblico dominio. Un’opera si definisce in pubblico dominio quando non è soggetta alla tutela del diritto d’autore perché per sua natura non ha mai ricevuto protezione (leggi, provvedimenti giudiziari, discorsi politici), o è scaduto il termine di protezione legale, oppure perché l’autore ha deciso di rilasciarla in pubblico dominio prima di questa scadenza.
Il primo strumento CC è il Public Domain Mark (PDM), una sorta di etichetta senza valore legale con cui si indica che un’opera non è più protetta dal diritto d’autore in tutto il mondo e, il secondo, CC0 dedication to the public domain, una formula per rilasciare nel pubblico dominio un’opera della quale si detengono i diritti senza restrizioni. Infine, il CC Chooser è lo strumento per rilasciare correttamente e con efficacia un contenuto con una delle licenze o degli strumenti CC.
Le licenze CC sono un’importantissima risorsa per l’accesso alla cultura e alla conoscenza poiché veicolano la condivisione aperta delle opere dell’ingegno e rappresentano ciò che le licenze open source sono per il software. Moltissime istituzioni culturali in tutto il mondo hanno già adottato politiche di open access nella condivisione della riproduzione dell’immagine digitale del bene culturale (tra cui la New York Public Library, il Getty Research Institute, il Rijksmuseum, SMK, la Smithsonian Institution e in Italia il Museo Egizio di Torino). La diffusione delle licenze CC nel campo dell’Open Education è invece ridotta, forse per la minore consapevolezza dell’opportunità di condividere in questo modo anche materiali didattici e scientifici. È quanto emerge, ad esempio, da uno studio realizzato dal progetto HELP (Heritage Education New Web Formats And Free Licences Opportunities For Dissemination, Co-creation And Open Data) dell’International Council of Museums (ICOM): dai 164 casi analizzati in Italia, Repubblica Ceca e Portogallo è emersa una carente conoscenza in materia di accesso aperto ed uso di licenze per i dati.
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