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In prima linea in Europa con DARIAH
| Maddalena Vario | Caffè scientifico
Colloquio con Riccardo Pozzo - CNR
Con la partecipazione dell'Italia al progetto DARIAH sembra ci sia finalmente un'intenzione di rimettere la cultura al centro e fare della produzione culturale il volano per lo sviluppo del Paese. Come vede il prossimo futuro dell'Italia nel campo della cultura e del turismo?
Mi permetta di fare un salto in avanti di 5 anni. Siamo nel 2019 e una signora cinese di 40 anni arriva a San Gimignano. Scende dal pullman e con il suo dispositivo paga in centesimi per ricevere informazioni.
È un sistema che sarà operativo per l’Expo2015 di Milano.
Si paga il biglietto una volta e si riceve un'applicazione sul telefono per fruire di diverse cose non solo all’interno dell’Expo, ma anche all’interno della città con la possibilità di entrare nei musei ricevendo le informazioni che servono.
La signora cinese con il suo dispositivo si identifica, comunica che parla mandarino fino a 20.000 caratteri, specifica i suoi gusti, le cose che vuol vedere e le cose che vuol sapere. La città di San Gimignano a sua volta aspetta la signora cinese, le parlerà in cinese conoscendo il suo grado di cultura, la guiderà alla scoperta delle torri di San Gimignano, ma la avviserà anche che qualche metro dopo le torri c’è un edifico che ha disegnato Giò Ponti e questo perché la signora ha dichiarato che è interessata all’architettura nazionalista. Ma anche per quanto riguarda la fruizione di un’opera d’arte ci saranno importanti novità. Potremo sapere se lo spettatore ha avuto un'esperienza engaging, cioè che lo ha “fermato” e dunque interessato, potremo sapere quanto si è avvicinato, quanto ha sostato davanti ad un quadro (sono studi tipici della museografia, museotecnica, prossemica…) e questo perché i quadri terranno traccia del passaggio del visitatore.
Riccardo Pozzo
CNR
Direttore del Dipartimento Scienze Umane e Sociali, Patrimonio Culturale
Tutto questo ha un nome: stiamo parlando di georeferenziazione, ovvero della possibilità di trasformare l’Italia in una grande biblioteca digitale georeferenziata facendo in modo che, se da un lato il turista possa avere delle esperienze molto “personali” dei posti che sta visitando, dall’altra chi è preposto all’accoglienza turistica abbia tutte le informazioni per rendere unica e irripetibile la sua esperienza.
Saremo in un mondo dove gli oggetti stessi potranno parlare?
Esattamente, nell’Internet of Things gli oggetti si rendono riconoscibili e acquisiscono un ruolo attivo. Oggi ci basiamo ad esempio su Google map o su varie forme di informazioni che ci vengono dai satelliti. Abbiamo una ricezione e l'oggetto è sempre tematizzato da qualcosa altro, ora invece il paradigma cambia e sono gli oggetti stessi che comunicano le informazioni. Concretamente si tratta di posizionare dei sensori sugli oggetti su cui si caricano dei contenuti descrittivi e testuali dell’artefatto. Ovviamente i campi di applicazione sono innumerevoli. Restando sempre nell’ambito dei beni culturali, i sensori posizionati sull’oggetto potrebbero comunicarci anche il rischio di crolli e terremoti, con evidenti applicazioni di grande attualità: si pensi a quello che sta succedendo oggi a Pompei. Proprio il CNR ha messo a punto un sistema che fungerà da occhio elettronico grazie ad un sensore che si può posizionare in una vetrina o in una chiesa o davanti a un muro antico. Il sensore informa costantemente l’ente interessato, come potrebbe essere il Ministero dei Beni Culturali, su come sta il muro, o la chiesa o l’opera d’arte.
La realizzazione di app è facilitata da infrastrutture di ricerca come DARIAH, la più importante in Europa nel settore delle scienze umane
Il sensore acquisisce quindi una funzione di supporto per la conservazione e la sicurezza del bene e potrebbe monitorare le case di Pompei, lanciando l’allarme su eventuali avvisaglie di cedimento. Ma per fare le applicazioni ci vogliono le infrastrutture di ricerca, veri e propri archivi di informazioni che generano a loro volta ricerca, diversi dai network che rimandano ad altri nodi di informazioni come sono i portali.
Al momento le infrastrutture di ricerca sui beni culturali sono 3: CLARIN per la linguistica, IPERION-CH sulla storia dell'arte e poi c'è DARIAH, la più importante infrastruttura nel settore delle scienze umane e sociali. In particolare, DARIAH è un’infrastruttura diffusa che mira a creare un network di persone, informazioni, strategie, strumenti e metodologie per supportare i ricerca tori che lavorano per la fruizione digitale del patrimonio culturale. In DARIAH il CNR agirà da attuatore scientifico. Siamo entrati in tempo per essere contati tra i founding members e abbiamo svolto da subito un ruolo di indirizzo, in particolare abbiamo fatto valere la complementarietà tra la e-infrastructure DARIAH e l’infrastruttura distribuita IPERION-CH che è fondata su oggetti e lavora secondo il paradigma dell’internet delle cose. E sia in DARIAH che in IPERIONCH emerge l’importante ruolo che ha il GARR nella messa in rete dei diversi componenti.
DARIAH
Infrastruttura di ricerca europea per l'allestimento di strumenti e metodologie nel settore digital humanities.DARIAH è la più importante infrastruttura digitale europea del settore delle Scienze Umane e Sociali. DARIAH ha come missione l’allestimento di una rete di strumenti, informazioni, esperti e metodologie per la ricerca nel settore digital humanities. Si propone come l’infrastruttura di supporto per i ricercatori e utilizzatori che lavorano per la fruizione digitale del patrimonio culturale. Mette a disposizione testi, ricerche, buone pratiche e standard metodologici e tecnici. L’hub italiano di DARIAH è presso la sede centrale del CNR di Roma. Il CNR svolge il ruolo di attuatore scientifico.
Gli istituti oggi coinvolti su tutto il territorio nazionale sono:
- CNR-IBAM Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali, con sedi a Lecce, Catania, Roma, Potenza
- CNR-INO Istituto Nazionale di Ottica, con sedi a Pisa, Trento, Sesto Fiorentino, Napoli, Lecce, Brescia
- CNR-ISTI Istituto di scienza e tecnologie dell'informazione "Alessandro Faedo” a Pisa
- CNR Dipartimento di scienze sociali e umane
- ICCU, Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche, a Roma
- Museo Galileo di Storia della Scienza di Firenze
https://www.dariah.eu
È stata da poco firmata la convenzione con GARR per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del patrimonio culturale. Che vuol dire per il CNR avere un partner tecnologico quale la rete della ricerca italiana?
La JRU (Joint Research Unit) nazionale che abbiamo firmato con GARR è stata creata per svolgere attività di ricerca e sviluppo nel settore delle infrastrutture e servizi digitali. L'obiettivo è quello di presentarci uniti davanti all'Europa, con un’unica visione, soprattutto nell'ottica di partecipazione a bandi internazionali. Il fatto che GARR sia collegata alla rete della ricerca europea GEANT ci dà accesso ad un network di ricerca a livello europeo che permette di spostare in avanti i nostri traguardi e puntare ad una georeferenziazione europea: si pensi ad esempio a come organizzazioni di ricerca europee afferenti alla stessa rete della ricerca tenderanno a metadatare gli oggetti con metodi simili e ciò si traduce in maggiori opportunità di avere l’interoperabilità delle risorse digitali disponibili.
Inoltre l’enorme flusso di dati che si produrrà farà nascere sempre di più la necessità di avere una rete affidabile e sicura per il trasporto delle informazioni. Il fatto che gli istituti oggi coinvolti nelle infrastrutture di DARIAH e IPERION- CH su tutto il territorio nazionale siano collegate a GARR, garantisce una rete ad elevate prestazioni su cui far passare le enormi moli di dati che le infrastrutture digitali creano. Questi dati vanno poi archiviati, conservati in maniera sicura e gestiti facendo in modo di creare un sistema agevole e allo stesso tempo protetto per la loro raggiungibilità ed accessibilità da parte di diverse tipologie di utenti (ricercatori, studenti e docenti, cittadini ecc). Inoltre alcune attività di ricerca applicata possono comprendere simulazioni e modellazioni complesse che richiedono elevate risorse di calcolo. GARR risponde alle nostre esigenze mettendoci a disposizione un’ottima infrastruttura di trasmissione per l’archiviazione e l’accesso dei dati, oltre che tecnologie all’avanguardia come IDEM che ci permette di avere e fornire ampie garanzie in termini di sicurezza e privacy degli utenti, a livello nazionale e internazionale.
Quali sono le sfide che questo prossimo futuro ci porterà ad affrontare?
Nella georeferenziazione la questione della formazione diventa strategica. L’infrastruttura diffusa, i sensori, i dati del restauro, le informazioni sugli oggetti, fanno sì che non ci sia necessità di impiegare dei programmatori ma di avviare collaborazioni con personale qualificato nel trattare i beni culturali, che abbia competenze specifiche per mettere insieme i dati del restauro, guardare la provenienza e la descrizione, verificare le competenze lessicali con dei livelli di semplificazione del messaggio a seconda di chi legge e sincronizzare le informazioni su diverse lingue. Stiamo quindi proponendo dei programmi di creazione di nuove abilità e capacità per la fascia d’età che va dai 25 ai 35 anni: questa è una parte importante del servizio che daremo al Paese. Inoltre il contributo delle competenze di eccellenza, e dalla grande tradizione della fisica italiana per i beni culturali, sarà fondamentale per la costruzione dello spazio europeo della ricerca nel settore.
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