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Prevedere il clima per vivere meglio
| Maddalena Vario | Caffè scientifico
Colloquio con Antonio Navarra Presidente CMCC - Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici -
Perché nasce il Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici?
Ognuno di noi sta sperimentando in prima persona gli effetti del cambiamento climatico e il nostro Centro nasce proprio per rispondere ad una crescente domanda di conoscenza su queste problematiche. Se capiamo i cambiamenti climatici, possiamo adottare misure per mitigarli e allo stesso tempo adattarci.
Utilizziamo delle simulazioni per capire quali sono i meccanismi che determinano la variabilità climatica e quali sono i fattori che la possono influenzare con un particolare focus sui cambiamenti climatici che avvengono nell'area del Mediterraneo. Da qui partiamo per valutare gli impatti sull'agricoltura, sulla gestione delle coste, sui sistemi economici come l'energia, la gestione delle risorse idriche, insomma tutti i settori che hanno una grande rilevanza per l'economia e l'evoluzione della società e che possono essere influenzati dalla variabilità climatica dovuta ai fenomeni naturali e antropici, come ad esempio l'aumento dei gas serra.
Professor Navarra, facciamo un passo indietro. Mi dà da climatologo la definizione di clima?
Il clima è lo stato d'equilibrio dell'oceano e dell'atmosfera: l'oceano e l'atmosfera si influenzano a vicenda in un sistema che noi chiamiamo accoppiato e complessivamente raggiungono uno stato di equilibrio rispetto alle forzature esterne che noi chiamiamo clima.
Quindi per fare le simulazioni climatiche di cui prima mi parlava, andate a considerare e calcolare tutti quegli elementi che lo influenzano....
Esattamente. Quello che facciamo è utilizzare dei modelli numerici che permettono di fare delle simulazioni calcolando diversi elementi come l'effetto di assorbimento della radiazione solare, l'effetto di assorbimento dell'emissione della radiazione infrarossa, i processi relativi all'acqua, quali condensazioni e precipitazioni, ma anche descrizioni di ecosistemi marini e terrestri. Tutti questi elementi si uniscono all'interno di un modello climatico e permettono di fare delle simulazioni del clima. Pensi che un modello globale copre tutta la terra con una risoluzione che va delle decine alle centinaia di chilometri.
Tipicamente, le simulazioni sono di alcune centinaia d'anni con un time step, ovvero un passo temporale, di alcuni minuti. Dopodiché questi esperimenti vanno ripetuti per tenere conto di piccole perturbazioni che possono richiedere anche 6 mesi di calcolo.
Dove fate questi calcoli?
A Lecce abbiamo il centro di supercalcolo dove facciamo le nostre simulazioni. Usiamo massicciamente il calcolo numerico anche perché partecipiamo agli esperimenti internazionali che sono alla base delle valutazioni dell'IPCC (il panel dell'ONU sui cambiamenti climatici) che periodicamente produce valutazioni per l'evoluzione del clima e degli effetti delle attività umane sul clima stesso. Avendo una struttura a rete, con le nostre sedi distribuite su tutta Italia, abbiamo anche la necessità di connettere queste sedi e di qui arriva l'interesse di avere delle reti di comunicazione affidabili e a banda larga che ci permettano di utilizzare in maniera remota le risorse di calcolo e gli archivi.
Da questo punto di vista la collaborazione col GARR è una collaborazione strategica, anche perché noi usiamo molto la rete per attività di meeting remoto che ci consentono un grande risparmio in termini di denaro, viaggi e fatica. I nostri progetti collaborativi sul mercato internazionale della ricerca stanno infatti diventando sempre più frequenti.
So che a fine maggio avete presentato i risultati di CIRCE, uno dei progetti europei in cui CMCC è coinvolto. Cosa dovremo aspettarci dal futuro?
Il progetto CIRCE ha messo a punto nuovi modelli che hanno permesso di fare delle simulazioni più realistiche e dettagliate sul cambiamento climatico nel Mediterraneo. In particolare ci si aspetta uno scenario caratterizzato da un aumento medio della temperatura intorno ai 2oC, un conseguente aumento del livello del mare da 6 a 12 centimetri, una riduzione delle precipitazioni da 5 al 10% e un aumento di frequenza degli eventi estremi come ondate di calore, piogge torrenziali, cicloni.
Diciamo che con CIRCE è iniziata una nuova fase per la scienza del clima, meno ideologica e più fattuale, con ricerche caratterizzate da una maggiore potenza previsionale, base necessaria per politiche di adattamento e mitigazione davvero efficaci in Europa, Nord Africa e Medio Oriente.
Maggiori informazioni: https://www.cmcc.it
Il Consorzio CMCC
Il Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici è un consorzio che ha sede legale a Lecce e unità locali a Bologna, Venezia, Capua, Sassari, Milano e Benevento. Nasce nel 2005, con il finanziamento del Ministero dell'Ambiente e del Ministero dell'Università e della ricerca ed è stato fondato da: - INGV, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, - Università del Salento, - Università degli Studi del Sannio, - CIRA S.c.p.a., Centro Italiano Ricerche Aerospaziali, - CVR, Consorzio Venezia Ricerche, - FEEM, Fondazione Eni Enrico Mattei.
Il CMCC ha un ruolo di riferimento per il nostro paese nell'area internazionale della ricerca sul clima, fungendo da Focal Point italiano per l'IPCC (il Panel dell'ONU sui cambiamenti climatici). Il Centro studia e approfondisce tutte le tematiche connesse al cambiamento climatico. In particolare ha come missione la modellizzazione dei cambiamenti climatici e la valutazione dell'impatto sull'economia, sull'agricoltura, sulle zone costiere, sugli ecosistemi marini e terrestri, sul ciclo idrogeologico, sul ciclo del carbonio, sulla salute.
Le sfide del cambiamento climatico nel Mediterraneo
Alcuni risultati del progetto CIRCE, coordinato dall'INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) e supportato dal Sesto Programma Quadro della Commissione Europea.
Sempre meno acqua
Diminuzione delle precipitazioni e della portata dei fiumi, siccità, desertificazione sono parole che sentiremo sempre più spesso. Tutta l'area del Mediterraneo ne è investita, anche se in misura variabile. Meno pioggia (globalmente -10/- 20%, ma anche -50% entro metà secolo in Spagna, Italia, zone della Turchia e Mediterraneo orientale), e maggiore evaporazione (+5-10%) porteranno a un impoverimento delle acque superficiali (-36% di acqua portata dai fiumi al mare) e sotterranee, e una salinizzazione delle falde nelle aree costiere.
L'acqua diventerà una risorsa sempre più rara e da gestire con oculatezza anche in Europa, sia per gli usi civili e industriali (decrescenti) sia per gli usi irrigui.
Agricoltura, foreste ed ecosistemi
Il cambiamento climatico è troppo rapido per consentire un adattamento da parte degli ecosistemi. In particolare vengono colpite le coltivazioni tradizionali dell'area (grano, olivo, vite) sia perché si riduce il tempo per l'accumulazione della biomassa, sia per l'effetto diretto dell'aumento delle temperature e dello stress idrico sulle colture.
Opportune strategie di adattamento prevedono l'uso di cultivar, ovvero varietà coltivate, più resistenti e semine/raccolti anticipati per evitare che il periodo della crescita coincida con le settimane più calde.
Il caldo e la riduzione delle precipitazioni stanno determinando una diminuzione della crescita degli alberi e una crescente mortalità (sia per la riduzione della disponibilità di carbonio sia per l'intensificarsi di incendi e delle patologie vegetali).
Salute
Il cambiamento climatico ha effetti rilevanti sulla salute umana. Anche senza considerare l'inquinamento, l'aumento di temperatura si traduce in un aumento della mortalità (di 0,1-8% per ogni aumento di 1°C). Il progressivo riscaldamento dei mari e delle terre da Sud a Nord determinano anche una redistribuzione degli areali delle malattie infettive su base alimentare e trasmesse dagli insetti. Gli ambienti urbani aumenteranno la loro vulnerabilità: più giorni di ondate di calore, di picchi di ozono estivo, ecc. stanno già avendo un impatto sulla salute pubblica su città quali Atene, Alessandria, Valencia e altri centri urbani studiati da CIRCE.
Turismo
Per effetto dei cambiamenti del clima, verso metà secolo Roma e Barcellona avranno un clima simile a quello attuale di Marrakesh. È solo un esempio di come in questo secolo il turismo si modificherà in relazione al clima. Le estati più calde faranno decrescere, di numero e di durata, le vacanze nei paesi più meridionali del Mediterraneo a vantaggio di quelli settentrionali.
Economia
L'impatto potenziale del clima sul PIL si tradurrà in una flessione dell'1% al 2050, ma con perdite anche del 3% nel Nord Africa e nelle piccole isole (Malta, Cipro), che risentiranno maggiormente degli effetti del cambiamento climatico. È importante prendere coscienza che nel XXI secolo la desertificazione - insieme a tutti gli altri effetti del cambiamento climatico rilevanti da un punto di vista anche economico - si accentuerà per effetto del riscaldamento globale. Per questo è urgente dare sostanza a una strategia di green economy incardinata sulla riforestazione e massicci investimenti sulle rinnovabili con una nuova connessione (smart grid) fra Sud (solare a concentrazione) e Nord (eolico) e fra Est e Ovest del Mediterraneo. Sono già in corso progetti promettenti, come un sistema di stazioni a concentrazione solare in Marocco con potenza pari a 500 MW e un finanziamento di 2 miliardi di euro.
Il messaggio di CIRCE è che a uno "sviluppo grigio" (gray growth), basato sulla competizione fra paesi, divaricazione delle disuguaglianze, disoccupazione e aumento delle migrazioni Sud-Nord, si sostituisca uno "sviluppo verde" (green growth), che incentivi pratiche solidaristiche, di occupazione e sviluppo sostenibile soprattutto nella sponda Sud del Mediterraneo. Da questo punto di vista una corretta politica climatica (climate policy) può tradursi in un vantaggio ambientale, sociale ed economico a lungo termine per tutti.
CIRCE e le reti della ricerca ad alta velocità
I risultati del progetto CIRCE non sarebbero stati raggiunti senza le reti ad alta capacità di trasmissione dati EUMEDCONNECT2 (la rete della ricerca dei Paesi del Mediterraneo) e GÉANT (la rete paneuropea della ricerca) e senza il Grid computing da esse supportato. Questa pioneristica infrastruttura digitale (e-infrastructure) ha reso possibile la collaborazione tra i ricercatori dell'area del Mediterraneo, dell'Europa e del resto del mondo e ha facilitato la raccolta, l'archiviazione, l'elaborazione e la condivisione di grandi quantità di dati (nell'ordine di diverse centinaia di megabyte) prodotte dalle simulazioni climatiche del progetto CIRCE.
Maggiori informazioni: https://www.circeproject.eu
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