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Quando l’Europa diventa a portata di rete
| Maddalena Vario | Caffè scientifico
a colloquio con Stefano Vinti, Convitto Nazionale Umberto I di Torino
Professor Vinti, che vuol dire per il Convitto avere un collegamento di rete a banda ultralarga?
Innanzitutto vuol dire beneficiare di una situazione privilegiata in quanto le nostre capacità di navigazione sono reali. Le nostre due sedi sono collegate in fibra tra di loro e costituiscono un’unica rete dal punto di vista informatico che esce sulla rete GARR attraverso l’Università di Torino con cui abbiamo stipulato un accordo.
Internamente siamo collegati ad 1 Gbps sia in download che upload. Tutte le nostre aule dispongono di una LIM: ne abbiamo 70 in tutto, tra scuole elementari, medie e liceo. Proprio grazie alla rete possiamo adoperarle al meglio e non solo localmente, come avviene, invece, nella maggior parte delle scuole. Inoltre avere la banda larga piuttosto che l’Adsl fa sì che, se in più aule contemporaneamente si decide di guardare un video su Internet, si riesce effettivamente a farlo, mentre con una banda di alcuni Mbps non è assolutamente possibile.
Stefano Vinti
Convitto Nazionale Umberto I di Torino
Docente di Matematica e Fisica
Come siete organizzati dal punto di vista della struttura informatica?
Abbiamo circa 250 client tra computer fissi e portatili: in particolare un computer per ogni aula associato alla LIM, 30 computer per ciascuna delle 2 aule di informatica e 10 computer per ciascuna delle 2 aule docenti. Inoltre i 70 docenti del liceo hanno ciascuno un portatile a disposizione perché avevamo già fatto la scelta di utilizzare il Wi-Fi quando abbiamo iniziato a usare il registro elettronico. Il cablaggio fisico copre una buona parte dell’istituto, mentre il cablaggio Wi-Fi lo copre interamente. Quest’ultimo dispone di un unico accesso di autenticazione indipendentemente dal tipo di client e apparato per andare in Internet. Il nostro server centrale è una macchina basata sulla tecnologia VMware che ci ha permesso di creare all’interno tante macchine virtualiche si comportano come se fossero indipendenti: un server si occupa dell’autenticazione, un server si occupa dei nostri 5 siti web, un server gestisce il Moodle per l’e-learning, un server gestisce i servizi amministrativi della segreteria del Convitto e, infine, un altro coordina le 20 postazioni virtuali thin client di cui 16 a disposizione degli studenti. Avere a disposizione una banda larga simmetrica quale quella del GARR è indispensabile dovendo gestire il server della posta elettronica che parla con l’esterno ed è quindi sorgente di dati.
Cosa intende per postazioni virtuali dedicate agli studenti?
Essere connessi alla rete della ricerca italiana interconnessa a livello mondiale facilita le collaborazioni con le scuole e le università più prestigiose del mondo
Non si tratta di pc ma di postazioni thin client dove è possibile navigare e comporre documenti. I thin client, infatti, non hanno un sistema operativo e “caricano” un desktop virtuale centralizzato. Le postazioni sono state realizzate in un ampio corridoio inutilizzato, in cui abbiamo ricavato l’area relax dedicata agli studenti.
Consideri che siamo una scuola con esigenze molto specifiche, tutti i nostri indirizzi di studio prevedono la possibilità di fermarsi fino alle 17:30, quindi la vita si svolge come fossimo all’interno di un college. È per questo che negli ultimi 3 anni ci si è posti il problema di creare zone dedicate al relax, dove gli studenti fossero liberi di muoversi in maniera più autonoma. L’idea è di dare loro spazi per studiare o fare due chiacchiere, proprio come accade nei licei svedesi ai quali ci siamo ispirati.
Chi si occupa della manutenzione e dell'assistenza di tutto il sistema?
Ci appoggiamo ad alcune ditte esterne, con la collaborazione di alcuni assistenti tecnici interni al Convitto. Il progetto dei thin client va nella direzione di un sistema in cui la manutenzione stessa è molto ridotta. Se c’è un problema o c’è da effettuare un aggiornamento, si parte dal server centrale. Ad esempio, proprio alcuni giorni fa è stata fatta un’operazione di aggiornamento su Mozilla, l’abbiamo fatta sul server centrale e da questo è stata distribuita a tutti gli apparati. Essendo un liceo, non abbiamo internamente personale specializzato, quindi per noi questo è davvero un grande vantaggio.
Vi siete ispirati alle scuole svedesi per la progettazione delle aree relax. Avete un contatto diretto con l’estero?
Si, il nostro Convitto è caratterizzato da una forte connotazione internazionale. Abbiamo due indirizzi internazionali scientifici, di cui uno di lingua cinese e uno di lingua spagnola. Dal primo anno sono previste 7 ore di studio per ciascuna lingua. L’obiettivo è fare in modo che dopo i cinque anni gli studenti abbiano una certificazione che porti ad un’equiparazione del titolo di studio in Cina e in Spagna, per poter eventualmente frequentare l’università in questi due Paesi.
A settembre partirà un progetto nuovo che prevede un indirizzo di studi in cui la prima lingua è l’inglese. Ci appoggeremo al Cambridge Institute per far sostenere agli alunni gli esami IGCSE, acronimo che sta per International General Certificate of Secondary Education, su discipline specifiche come matematica e fisica, certificati dallo stesso Cambridge Institute (altri licei come il Salvini di Roma o il Galvani di Bologna già propongono questo corso di studi). Si tratta di studiare le stesse materie dei propri omologhi inglesi e di sostenerne i relativi esami. La prestazione di ogni studente è valutata in modo anonimo e imparziale, direttamente in Inghilterra. La nostra scuola è quindi riconosciuta Centro Cambridge International.
Inoltre siamo referenti per la provincia di Torino del CLIL (Content and Language Integrated Learning), che è sinonimo di immersione linguistica, per cui vengono impartiti insegnamenti, per esempio di fisica, filosofia, scienze, in lingua inglese da insegnanti non madrelingua. Il progetto è entrato a regime quest’anno e prevede che almeno una materia nell’ultimo anno di studio venga insegnata per il 50% in lingua straniera.
In che modo la rete aiuta negli insegnamenti in lingua straniera?
Tutti questi progetti di cui le ho parlato, sarebbero impossibili senza la rete. Innanzitutto essere connessi alla rete della ricerca italiana, che a sua volta è connessa a quella europea e mondiale, ci apre a collaborazioni con le scuole e le università più prestigiose del mondo. Inoltre, la rete permette di accedere agevolmente a fonti di conoscenza internazionali e ci consente un modo completamente nuovo di fare lezione.
Come cambia il modo di fare lezione?
Parto dalla mia lezione tipo. Quando entro in classe, accendo il computer, lo collego alla LIM, mi autentico, accedo al registro elettronico e alla piattaforma Google personale in cui ho registrato i miei link, tra cui l’accesso ai libri di testo che utilizziamo in classe. Visualizziamo, dunque, il libro in digitale, entrando nella cloud di Scuolabook. Quando insegno fisica in inglese, parto invece da un video su Youtube sottotitolato, dato che una grossa letteratura in proposito viene proprio dagli Stati Uniti con lezioni già preparate online. Ma fare lezione con la rete è qualcosa che va oltre, è proprio un altro modo di vivere la scuola, che ci permette di fare eventi streaming live, trasmettendo sia le presentazioni delle scuole durante gli open day dedicati ai genitori che le visite di ospiti illustri come quella del maggiore Parmitano che è avvenuta nel 2013. E le possibilità ogni giorno si moltiplicano. Quello che posso dire è che sicuramente la rete è un potentissimo mezzo per accorciare le distanze.
Progetti in corso?
Stiamo spingendo verso la digitalizzazione dei testi, ovvero verso testi proposti dalle case editrici che siano già digitali in formato pdf. Inoltre, stiamo lavorando per creare delle zone cloud dove poter archiviare dati comuni da cui poter accedere da qualsiasi parte all’interno dell’istituto. L’idea è di avere un sistema distribuito, per cui un docente entra in classe tra un’ora e un’altra, si autentica e accede ad un’area riservata in cui, indipendentemente dalla classe, ha materiali e elaborati: una sorta di cloud interna, se così possiamo chiamarla.
Qual è il vostro punto di vista sull’esternalizzazione dei servizi?
Fare lezione con la rete è qualcosa che va oltre, è un altro modo di vivere la scuola
Dal punto di vista di principio, per un’istituzione pubblica come la nostra riuscire a gestire internamente l’accesso ai documenti e tenere quindi sotto controllo documenti, sito web, posta elettronica, sarebbe auspicabile. Potremmo anche portare il nostro dominio su Google, non avremmo problemi di banda però questo creerebbe dipendenza, dato che Google ha una dimensione tale per cui non interagisce con il piccolo utente. Siamo all’incirca 1500 utenti, numeri irrilevanti per Google, per cui ci sarebbe un problema di conservazione dei dati, che non sarebbero più sotto il nostro controllo diretto. Stiamo quindi cercando di vedere se con le nostre risorse riusciamo ad avere un controllo più completo di tutto, dalla conservazione dei dati alla gestione del sito.
Come sono stati accolti questi cambiamenti di tecnologia nella vostra scuola?
In generale il mondo della scuola è conservativo. Quando abbiamo introdotto il registro elettronico era il 2007 e c’è stata una forte resistenza a livello docente. Quando invece sono stati introdotti i computer portatili, questi venivano vissuti come una perdita di tempo: oggi se la rete va giù, nel giro di un quarto d’ora tutti si lamentano. In 7 anni il mondo è cambiato completamente. Il rettore professor Pietro Teggi, rettore più di 20 anni fa, ha scelto di andare verso questa direzione. Quando sono arrivato nel 2007 e mi è stato chiesto di fare il responsabile informatico, non avevamo ancora i server, ma solo un paio di cd: oggi il registro cartaceo è stato abolito. Attualmente il rettore è la professoressa Giulia Guglielmini che da 3 anni ha supportato queste innovazioni con lungimiranza, sia dal punto di vista tecnico che didattico, considerandole una vera e propria carta in più da giocare per cambiare e migliorare il futuro dei nostri ragazzi.
Identità Digitale :: Una sola password per diversi servizi
Il Convitto Nazionale Umberto I si avvia verso IDEM
Visto il crescente uso di servizi online in ambito scolastico, sta emergendo sempre di più la necessità di dotarsi di sistemi per la gestione delle identità digitali di docenti e studenti e di conseguenza è alta l’attenzione per la corretta gestione delle identità digitali considerando la delicatezza di aspetti quali la sicurezza e la privacy.
Il Convitto Nazionale Umberto I sta portando avanti un lavoro di unificazione delle modalità di accesso all’autenticazione nei servizi che gestisce. Al momento, infatti, l’accesso alla navigazione in rete, al registro elettronico, alla posta elettronica e ad aree riservate sul sito web come quelle che contengono le circolari interne è regolato da password individuali locali per ognuno dei servizi.
Una opportunità per le scuole è data dalla Federazione IDEM, gestita e coordinata dal GARR che già oggi consente a circa 4 milioni di utenti in Italia di accedere a migliaia di servizi e risorse online utilizzando una sola password. Aderire ad IDEM vuol dire rendere il proprio sistema di gestione delle identità interoperabile con quello delle università e degli altri enti di ricerca e di poter utilizzare tutti i servizi messi a disposizione all'interno della Federazione.
Si tratta di migliaia di risorse online in tutta Europa: biblioteche digitali, riviste, pubblicazioni scientifiche, reti WiFi, piattaforme di e-learning solo per citarne alcune. Se ne è parlato nell'ultimo convegno della Federazione IDEM che si è svolto a Lecce dal 13 al 15 maggio. Tutte le presentazioni disponibili su: www.idem.garr.it/convegno2015.
“Al Convitto abbiamo inserito i presupposti per gestire in maniera unificata le autenticazioni. Per noi, la creazione di un ambiente in cui l'utente si autentichi una sola volta per accedere ai servizi a cui è abilitato è una cosa completamente nuova ed importante, sia per una questione di semplificazione della gestione interna che per avere la possibilità di aderire ad iniziative come IDEM sui riconoscimenti reciproci dei diritti di autenticazione”, ha dichiarato il professor Vinti.
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