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Horizon Europe: già si parla di prime valutazioni
| Marco Falzetti | Internazionale
Poco più di un anno fa festeggiavamo l’avvio di Horizon Europe, e già si comincia a parlare di prime valutazio- ni. Il tempo vola, o almeno così sembra. In realtà, tutto si può dire meno che il programma sia in una sua fase di totale consolidamento.
I primi due anni di Horizon, sono stati caratterizzati da una serie di situazioni che potremmo definire di transizione ed avvio che ci portano a considerare il programma ancora in una sua fase di iniziale assestamento e ben lungi dall’aver raggiunto la sua piena maturità. Tanti sono gli episodi che si possono citare che individuano di fatto questa situazione di iniziale precarietà. I ritardi dell’avvio del programma che hanno portato di fatto ad una compressione, e per certi versi incredibile mancanza di separazione, tra le call 2021 e 2022 che ha portato a dover affrontare il secondo anno di bandi senza avere la percezione completa dei risultati della tornata precedente. È solo dal prossimo anno, il 2023, che il calendario dei bandi dovrebbe riallinearsi ad una programmazione regolare permettendo una netta separazione tra un anno e il successivo.
I partenariati, o meglio i nuovi partenariati, che se pur non rappresentano una vera novità, sono stati oggetto di una profonda rivisitazione nel nuovo programma, con il risultato di aver visto le loro partenze con un anno di ritardo rispetto all’avvio del programma.
Una novità vera, nel senso che si tratta certamente di uno dei principali nuovi elementi introdotti in Horizon Europe, sono invece le cinque Missioni. Per queste, i ritardi nell’avvio sono stati in parte giustificati dalla necessità di prendere le misure con uno strumento nuovo, non privo di problematiche connesse con una loro strutturale complessità. Più che di ritardo, in questo caso è meglio parlare di avvio graduale, con il 2023 che vedrà una reale sincronia tra i bandi Missioni e il resto del programma.
Per concludere, tra i principali elementi di avvio un po’ tormentati, non si può certo dimenticare quello dell’European Innovation Council. Ambizioso tentativo, almeno nella sua componente Accelerator, di mettere in essere una serie di interventi/strumenti capaci di sostenere proposte ad alto contenuto innovativo proponendo un mix di finanziamento a fondo perduto e capitale di investimento.
L’avvio non è stato certo dei migliori, trovando una Commissione impreparata a gestire quanto lei stessa aveva immaginato di fare e un Parlamento Europeo che solo poche settimane fa ha minacciato la Commissione di non rifinanziare la componente Accelerator già dopo il secondo anno di programma, se questa non dimostrerà di saper gestire effettivamente la questione della componente equity dello strumento.
Ci si può fermare qui, ma si potrebbe andare avanti ancora per molto: si pensi ad esempio alla questione dell’annotated model grant agreement, che è poi niente altro che la versione commentata ed esplicativa del contratto che regola le condizioni di partecipazione ai diversi progetti Horizon Europe. La versione inziale che la Commissione ha reso disponibile alla firma dei primi contratti, e che a detta della Commissione sarebbe stata integrata da una versione definitiva, la stiamo tutti ancora aspettando da quasi un anno.
In conclusione, dicevo, un quadro tutt’altro che sedimentato e caratterizzato ancora dall’essere in una lunga fase di avvio e stabilizzazione che porterebbe a far pensare che troppe cose sono ancora da consolidare prima di affrontare l’appuntamento con una reale e robusta valutazione di Horizon Europe.
Ma i tempi stabiliti dagli stessi atti legislativi di Horizon Europe, parlano chiaro, la valutazione di MidTerm partirà nel 2023. Facciamo un passo indietro e vediamo a che punto siamo.
Intanto c’è da dire che la Commissione ha già lanciato, attraverso una consultazione di inizio dicembre, un grande esercizio di valutazione che comprende sia la valutazione finale di H2020 (il precedente programma), il MidTerm di Horizon Europe e un esercizio di indirizzamento verso la definizione del piano strategico 2025-2027 per la seconda parte di Horizon Europe. Tutti questi esercizi, che troveranno tempi e dinamiche di svolgimento diverse nel corso del 2023 e 2024, saranno accompagnati da una serie di studi, commissionati dalla Commissione, dedicati ad acquisire evidenza fattuale su tanti diversi aspetti necessari a valutare i due programmi.
In questo contesto, APRE ha da poco lanciato un proprio esercizio in vista del MidTerm di Horizon Europe, costituendo un gruppo di esperti nazionali, con rilevante esperienza nell’ambito della Ricerca e Innovazione Europea, a cui ha affidato il compito di condurre un’analisi dei primi anni di Horizon Europe attraverso un processo organizzato che vedrà il gruppo di esperti interagire in maniera sinergica con il sistema APRE. L’esercizio si svolgerà nel corso del 2023 e 2024 portando alla generazione di un documento di analisi che assumerà nel corso del tempo diversi livelli di maturazione e completezza, in fase, ma in anticipo, con l’evoluzione dell’esercizio della Commissione. L’analisi dell’APRE sarà naturalmente condivisa, nel corso della sua evoluzione con le istituzioni nazionali di riferimento, in primis il MUR, al fine di mettere a disposizione in modo continuo i risultati della valutazione alle istituzioni italiane, che saranno poi quelle chiamate a definire e veicolare la posizione nazionale alla controparte europea.
In vista del MidTerm di Horizon Europe, APRE ha costituito un gruppo di esperti nazionali a cui ha affidato il compito di condurre un’analisi dei primi anni di Horizon Europe
Ma se la valutazione di MidTerm è già partita quando ancora mancano mesi alle date di presentazione delle proposte per i bandi del terzo anno di Horizon Europe, il 2023, è davvero possibile pensare di poter cominciare a dare un giudizio sul nuovo programma? La risposta è sì.
Ci sono certamente aspetti del programma che potranno essere valutati con attenzione solo dopo che saranno ulteriormente consolidati i dati di partecipazione. Diciamo che solo agli inizi del 2024, saranno disponibili i risultati dei primi tre anni di programma, e qualcosa di meno rispetto a Missioni e Partenariati, è da quei dati che sarà possibile azzardare un’analisi dettagliata dei vari comparti, valutare la correttezza e adeguatezza delle strategie di indirizzo scientifico e tecnologico dei bandi proposti e di come Missioni e Partenariati stiano davvero realizzando integrazione e complementarità con tutte le altre azioni del programma.
È senz’altro possibile da subito individuare degli aspetti, o se si preferisce problematiche, che già in questi poco meno di ventiquattro mesi si sono manifestati e che sono certamente elementi sui quali avviare una riflessione. È su questi elementi che diventa credibile partire sin da ora su un’analisi di MidTerm per poi arricchirla successivamente di aspetti che potranno essere maturati alla luce di nuove acquisizioni nel corso del 2023.
Quali sono quindi questi aspetti che richiedono una attenta analisi che permetta di evidenziare criticità o aspetti da migliorare?
La flessibilità
Gli ultimi anni non ci hanno risparmiato scenari globali che hanno pesantemente influenzato il programma. Si pone il problema di coniugare le azioni a supporto delle grandi transizioni e sfide strategiche europee, che richiedono percorsi lunghi e costanti, con la necessità di inseguire le emergenze indotte da evoluzioni inattese. La Commissione ha già dimostrato grande capacità di adeguare, anche Horizon Europe, alle necessità dettate dalla crisi pandemica e della guerra in Ucraina, ma è chiaro che sul lungo periodo si dovrà riaprire un dibattito su come gestire in modo strutturale questo compromesso tra strategie di lungo periodo e dinamiche contingenti.
Partenariati e missioni
Quasi la metà del budget di Horizon Europe è oramai gestito all’interno di queste mega strutture. È importante andare subito ad individuare se le innovazioni introdotte con Horizon Europe abbiano davvero inserito quelle correzioni di rotta che, almeno per i partenariati, sono stati oggetto della profonda ridefinizione degli stessi. Più in generale resta la questione di valutare effettivamente come queste mega programmazioni tematiche vadano a sintonizzarsi e complementare quanto fatto nella restante parte del programma.
PMI
Non potendo qui argomentare come sarebbe necessario, bisognerà riflettere sul come intervenire su un programma orfano del vecchio strumento PMI (precedente H2020), per garantire un reale coinvolgimento massivo delle PMI europee in Horizon Europe, al momento piuttosto poco attenzionata.
Semplificazione
Sempre evocata ma ancora inseguita. L’introduzione di uno schema amministrativo basato su lumpsum, sulla carta semplificativo rispetto a quello degli actual cost, non è garanzia a prescindere di semplificazione e comunque non lo è quando entrambi gli schemi sussistono e costringono le organizzazioni a tenere in piedi contemporaneamente sistemi di doppia gestione amministrativa.
Decentralizzazione ed esternalizzazione del programma
Negli ultimi quindici anni si è assistito ad un chiaro processo di esternalizzazione della gestione del programma da parte della Commissione verso soggetti terzi: le agenzie esecutive (soggetti in house) e i consorzi esterni attraverso il meccanismo del cascading funds, oggi più genericamente e largamente riferiti come FSTP. Su questo fronte si aprono una serie di problematiche che da sole richiederebbero una profonda riflessione su dove, ma soprattutto sul come, sta davvero andando il supporto alla ricerca ed innovazione europea.
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