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La via della fibra
| Federica Tanlongo | Internazionale
Ecco CAREN, dalla rete GÉANT alle steppe dell’Asia Centrale a banda ultra larga
Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Kazakistan: questi nomi evocano nella nostra mente paesi remoti raccontati nei romanzi d’avventura che abbiamo letto da ragazzi, eppure i ricercatori europei hanno qui molte collaborazioni strategiche. E allora, come arrivare fino alle steppe dell’Asia centrale con un collegamento a banda larghissima?.
CAREN è il nuovo progetto di connettività internazionale che permetterà di collegare alla dorsale paneuropea GÉANT la regione dell’Asia Centrale. Ne parliamo con il Project Manager David West di DANTE.
David, puoi dirci perché è sorto questo progetto?
Negli ultimi dieci anni circa, la politica dell’Unione Europea è sempre stata quella di sostenere i paesi in via di sviluppo e lavorare per ridurre il digital divide interno ed esterno. L’Asia Centrale è una delle regioni alle quali l’Europa è più attenta e interessata in questo momento. Il precursore di CAREN, un progetto finanziato dal programma NATO “SILK”, ha portato all’interconnessione della regione a bassa capacità, realizzata attraverso un collegamento via satellite. Vi era quindi il desiderio di aumentare la capacità, anche visto il fatto che ci sono diversi use case di applicazioni strategiche che vale la pena di supportare.
Quali paesi sono coinvolti nel progetto?
Dei cinque paesi finanziabili da questo programma, vale a dire Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan Kazakistan e Uzbekistan, soltanto i primi tre sono al momento connessi. Gli altri due si spera possano aggiungersi in un secondo momento, una volta superati problemi di natura perlopiù politica e commerciale.
In breve
Dal 1 Luglio CAREN fornisce una interconnessione diretta a banda ultra-larga tra le NREN (Reti Nazionali della Ricerca) dei paesi dell’Asia Centrale e la dorsale pan-europea della ricerca GÉANT attraverso l’interconnessione con TEIN3 ad Hong Kong, con una capacità minima di accesso pari a 34 Mbps per ciascuna. In questo modo è garantita l’interconnessione con la comunità internazionale della ricerca
Prima parlavi di applicazioni strategiche – puoi farci qualche esempio?
Ci sono numerose collaborazioni con l’Europa, in vari domini applicativi, tra cui in particolare e-learning, telemedicina e teleconsulto, che ovviamente interessano molto questi paesi perché permettono di raggiungere anche aree molto remote e a bassa concentrazione di abitanti (e quindi di utenti), dove sarebbe difficile e antieconomico avere formazione di qualità oppure ottenere il parere di medici specialisti. Inoltre molto rilevante è l’attività nel campo della sismologia, con diversi progetti per lo studio, misurazione e individuazione di terremoti e altri eventi geologici che affliggono l’Asia Centrale. I paesi coinvolti dal lato europeo sono diversi; spesso si tratta di cooperazione bilaterale all’interno di specifici accordi con un paese europeo (ad es. Germania e Regno Unito sono molto presenti nella regione); per motivi di lingua e contiguità non solo geografica, ci sarebbe una naturale affinità con la Russia, ma sorprendentemente non abbiamo ancora scoperto progetti comuni.
Quali sono le maggiori difficoltà che hai incontrato in questo progetto?
Una delle numerose stazioni di monitoraggio sismico di CAREMON sparse nella regione. Grazie all’interconnessione in rete, i dati possono essere elaborati in tempo reale, aiutando non solo la ricerca, ma anche le attività di protezione civile.
La sfida maggiore è costituita dai mercati delle telecomunicazioni che sono assolutamente non competitivi, con monopoli e quasi-monopoli in cui i concorrenti sono piccoli e molto deboli. La situazione è anche peggiore che per il Medio Oriente, i paesi del sud del Mediterraneo o altre regioni extraeuropee. Inoltre la situazione è resa ancor più complessa dal fatto che un circuito copre tipicamente lunghe distanze e così facendo coinvolge più monopolisti per le diverse tratte, facendo lievitare enormemente i prezzi come nel caso del Kazakistan. Un altro problema è che, benché il progetto sia riuscito a mettere in piedi una solida rete ”umana”, i partner hanno poco finanziamento e quindi non sempre sono in grado di contribuire come vorrebbero. Di contro, le reti della ricerca locali sono già ben sviluppate: riescono efficacemente a coprire il territorio nazionale e dispongono di sufficiente banda passante, quindi sono in grado di raggiungere ragionevolmente bene gli utenti finali.
Quali saranno i prossimi passi?
Grazie alla connessione ad alta velocità fornita da CAREN, i ricercatori possono accedere in tempo quasi-reale ai dati acquisiti, riuscendo quindi ad ottenere delle valutazioni di rischio tempestive e migliorare il sistema di disaster management. CAREN è co-finanziato dall’ufficio di sostegno alla cooperazione della Commissione Europea (AIDCO) con 5 Milioni di Euro, che in questa prima fase coprono circa l’80% del suo budget, mentre il restante 20% è coperto dalle NREN dei paesi beneficiari. Nel medio-lungo termine, la percentuale di finanziamento europea è destinata a scendere progressivamente, mentre quella dei paesi beneficiari salirà di pari passo. Questo non vuol dire però che i paesi dell’Asia Centrale dovranno in futuro spendere cifre esorbitanti per sostenere la connettività verso l’Europa: ci si aspetta infatti che, grazie all’azione del progetto sui mercati, ci saranno degli effetti benefici sul mercato delle telecomunicazioni, facendo scendere i costi di connettività.Passare ad IPv6 e formare il personale tecnico per favorire la transizione: attualmente CAREN non è IPv6- enabled, ma presto lo sarà e in agenda ci sono diversi training, anche grazie ad una sponsorizzazione da parte di CISCO, che ha recentemente donato un laboratorio IPv6 al National IT Centre di Bishkek, in Kirghizistan e supporta il programma di tutorial tecnici di CAREN con i suoi formatori. L’Asia Centrale poggia sull’intersezione di due placche tettoniche, l’europea e l’indiana. Per questo motivo si tratta di una regione ad alto rischio sismico. Il Central-Asian Institute for Applied Geosciences (CAIAG) in Kirghizistan collabora strettamente con altre istituzioni nella regione e con il German Research Centre for Geosciences (GFZ), per l’implementazione di CAREMON (Central-Asian Real-Time Earthquake Monitoring Network), un sistema regionale di monitoring in tempo reale dei terremoti, che prevede tra l’altro l’installazione di stazioni di rilevamento distribuite nella regione.
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