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Il vostro sito web è pronto per IPv6?
| Gabriella Paolini | ipv6
Molte persone, anche tecnici, pensano che passare ad IPv6 voglia dire come prima cosa migrare tutta la propria rete di utenti al nuovo protocollo con un impegno di progettazione gravoso.
Questo riguarda in particolare le università che forniscono i servizi di accesso a migliaia di utenti. Il primo passo invece è molto più semplice e consiste nell’attivare IPv6 sulla propria infrastruttura per rendere disponibili i propri servizi in dual stack. Le procedure di migrazione ormai sono state consolidate in molti paesi a cominciare ad esempio dagli USA (IPv6 Roadmap), dove la quasi totalità dei siti web governativi è accessibile in IPv6. Interessanti le statistiche elaborate dal National Institute of Standards and Technology che riportano il passaggio ad IPv6 e DNSSEC.
Gabriella Paolini
Consortium GARR
IPv6 expert
Provate a visitare whitehouse.gov: anche le notizie sul Presidente Obama sono trasportate dal nuovo protocollo! I siti web, che sono il front end per tutti gli enti, dovrebbero essere ormai raggiungibili da entrambi i protocolli in dual stack ma purtroppo non è ancora così in Italia.
Ad oggi gli enti della comunità GARR che hanno richiesto di attivare IPv6 sono 108 e di questi 68 usano indirizzamento GARR. Fra gli enti collegati in IPv6 ben 30 Università, ma soltanto un sito web universitario risulta attivo in IPv6. Si tratta del sito web dell’Università di Ferrara. Gli altri siti web attivi in IPv6 sono quelli dell’ICGEB di Trieste, delle sezioni INFN di Ferrara, Catania, Milano e Milano-Bicocca, del CNR di Padova e del Liceo Modigliani sempre di Padova.
Ma come è possibile capire se sto accedendo a quel sito in IPv6 o in IPv4? Esistono vari addon per browser e uno dei più utilizzati per Mozilla Firefox è IPvfox che permette di conoscere i vari indirizzi IP che sono richiamati da una pagina web. In pratica non soltanto la pagina principale, ma anche, se esistono, tutte le chiamate fatte dalla pagina ad altri siti web come le statistiche di Google oppure le pubblicità.
Se siete fra gli enti che hanno abilitato IPv6 sulla propria LAN e quindi, se state utilizzando IPv6 quotidianamente per il vostro lavoro, vi accorgerete di quanto ormai fuori dall’Italia sia diventato comune l’utilizzo di IPv6. Google ormai lo usa in modo stabile per tutte le sue attività e i suoi relativi siti web, dal motore di ricerca a You Tube e a Google Drive. Anche Wikipedia, la grande enciclopedia del Web, è raggiungibile in IPv6.
Come risulta dalle statistiche di Alexa, la società che analizza l’utilizzo dei siti web, stilando anche una nota classifica di Top Sites, il 20% dei siti che si trovano nella lista Top Sites 1000 ha attivato IPv6. Un risultato importante, che dimostra l’effettivo passaggio al nuovo protocollo. E se volete scoprire in tempo reale quali siti web stanno passando ad IPv6 potete seguire la pagina che permette di validare il proprio sito web, assegnando anche un badge “IPv6 Ready”, raccogliendo grazie ad un feed RSS i siti che passano la validazione. In Italia un sito web importante passato ad IPv6 è quello delle Poste Italiane. E voi cosa state aspettando?
Adozione di IPv6 nel mondo secondo la classifica stilata da Akamai per il report State of the Internet. Con lo 0,2%, l'Italia si trova al 46° posto.
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