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Il futuro della scienza è nelle piccole cose
Il futuro della scienza è nelle piccole cose

Il futuro della scienza è nelle piccole cose

| Carlo Volpe | caffè scientifico
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Dalla natura a materiali sofisticati e innovativi: le nanotecnologie cambiano la ricerca e offrono soluzioni finora impensabili.

Si occupa di oggetti piccolissimi ma avanza a passi da gigante: è la nanotecnologia, le cui applicazioni sono sempre più presenti negli oggetti che usiamo tutti i giorni. Studiando la materia sulla scala del nanometro, ovvero di un miliardesimo di metro, i confini della scienza sono continuamente superati con innovazioni che ci permettono di utilizzare in maniera ottimale le risorse che abbiamo a disposizione e contribuiscono a migliorare le nostre vite.

Alle dimensioni del nanometro, che corrisponde alla grandezza di una piccola molecola, si attenuano le differenze tra i vari campi del sapere e della scienza e questo spiega come il nanotech sia estremamente pervasivo e interdisciplinare. Si tratta di una disciplina relativamente recente ma le sue scoperte trovano già spazio in tantissimi settori: dalla medicina all’ICT, dall’energia all’ambiente, dallo sport ai beni culturali.

Il ruolo dell’Italia in questo settore è di primissimo piano, grazie alla presenza di gruppi di ricerca e infrastrutture di eccellenza che permettono di analizzare e gestire grandi moli di dati e collaborare in tempo reale. Le grandi potenzialità delle nanotecnologie muovono importanti investimenti come, ad esempio, il progetto flagship della Commissione Europea per la ricerca sul grafene: un materiale dalle proprietà uniche i cui scopritori, Andre Geim e Konstantin Novoselov, sono stati premiati nel 2010 con il Premio Nobel per la fisica.
Per conoscere in quale direzione si muove la ricerca sulle nanotecnologie abbiamo intervistato dei protagonisti di questo settore: Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’IIT, Istituto Italiano di Tecnologia, coinvolto in diverse linee di ricerca in questo campo; Vincenzo Palermo, uno dei 9 coordinatori del progetto europeo Graphene Flagship e Francesco Saverio Pavone, direttore del Progetto Bandiera Nanomax, che riunisce le migliori competenze italiane per lo studio di biosensori per la diagnosi e la cura di patologie tumorali, neurodegenerative e virali.

Nanoscala
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