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Rinascimento 2.0
| Alex Barchiesi | Internazionale
Eclettica e interdisciplinare: la cultura del futuro nasce dall’incontro di scienza, arte e tecnologia. Anche in rete
Il decennio passato è stato in Europa e nel mondo un periodo di sperimentazione nelle arti performative attraverso l’uso di tecnologie e nuovi mezzi di comunicazione, sempre più incorporati in spettacoli di danza e teatro dal vivo per aumentarne l’immersività.
Colloquio con Jeffrey Huang a cura di Marco Mancuso, tratto dall'intervista pubblicata per la rivista MCD-Musiques & Cultures Digitales, issue 74 /Art Industries, giugno/luglio/agosto 2014 - www.digitalmcd.com
Marco Mancuso - Fondatore e direttore del progetto Digicult e del Digimag Journal, è docente presso NABA e IED Milano, insegna all’Accademia di Belle Arti Carrara di Bergamo, al Master di Interaction Design MAIND presso Università SUPSI di Lugano ed è invitato annualmente come visiting professor presso il Transmedia Postgraduate Program in Arts+Media+Design di Bruxelles -
Sono emerse nuove forme di performance interattive e partecipative. La rappresentazione del corpo, dello spazio e del tempo sono inevitabilmente alterate e forzatamente pensate attraverso la lente scientifica e tecnologica che fa da filtro nella percezione di quello che chiamiamo realtà. I nuovi media trovano terreno fertile in questo ambito per la creazione di spettacolari teatralizzazioni che includono realtà virtuale e performance robotiche, conpresenza telematica attraverso la quale si annullano i confini spaziali e la performance diviene extratemporale: Interattivo, navigabile, partecipativo diventano parole chiave e la performance stessa abbraccia e trascende il luogo tradizionale del teatro e della scena. In alcuni casi la scena si allarga ad includere interi quartieri, città, in altri trascende quello che è lo spazio fisico, grazie all’uso di dispositivi mobili e applicazioni.
Alex Barchiesi
Consortium GARR
Dipartimento Calcolo e Storage Distribuito
Fisico e Media artist segue la comunità delle arti dal vivo
In particolare, il teatro è stato uno dei luogi culturali in cui maggiormente si è riflesso questo cambiamento, fungendo sia da strumento d’espressione che da argomento da investigare a livello estetico. Abbiamo parlato di tutto questo e della sua relazione con la rete con i creatori di SINLAB, una delle più interessanti esperienze di ricerca nel settore in Europa. Palcoscenico-laboratorio sperimentale in grado di fondere arti dal vivo, architettura, scienza, ingegneria e tecnologia, SINLAB è guidato da finalità artistiche, in grado di combinare teatro sperimentale, strumenti di prototipazione e spazi di riflessione. Ricercatori provenienti da domini eterogenei lavorano insieme a artisti e studenti, ma anche in stretta collaborazione con istituzioni specializzate in tutta Europa e oltre.
Interattivo, partecipativo, navigabile diventano parole chiave
Come nasce SINLAB?
L’idea di creare un laboratorio culturale ibrido può essere vista come la continuazione naturale dell’idea suggerita da lord Charles Percy Snow negli anni ’60, che una “terza cultura” sarebbe sorta a colmare il divario tra le altre due, cioè la scienza e la tradizione culturale. Si tratta quindi di sviluppare una strategia di lungo periodo per la creazione di una rete che interconnetta arti creative, tecnologie e cultura nel cuore dell’Europa. Uno dei punti fondamentali è il concetto di università come catalizzatore di cambiamento, creatività e scambio di idee ed expertise. Un’università che deve essere abbastanza flessibile da includere i professionisti delle nuove forme artistiche ed esperienze culturali, in modo da produrre competenze più ampie e promuovere una rete collaborativa tra i partner, incoraggiando così il cambiamento di approccio alle arti, alle scienze e alle nuove tecnologie e media.
Jeffrey Huang
Direttore SINLAB
Professore alla Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne
A SINLAB tutti i progetti di ricerca sono organizzati nell’ambito di un laboratorio e tipicamente usiamo tecnologie originariamente sviluppate per altri settori: robotica, telematica, interfacce biomediche, architetture interattive o acustica computazionale. L’idea è proprio di ricollegare in tal modo le discipline e formare un nuovo paradigma di scienziatiumanisti e artisti-tecnologi ibridi.
Perché questa strategia è così importante per lo sviluppo di un progetto artistico?
Non credo che dovremmo concentrarci sul progetto singolo, ma sul processo di creazione in sé stesso: è questo il vero centro del cambio di paradigma che stiamo esplorando. SINLAB è pensato come un ponte e come una sorgente al medesimo tempo. Non vogliamo essere uno dei tanti progetti in cui tecnologia o scienza sono usati in modo meramente strumentale rispetto alle arti, ma piuttosto creare una partnership alla pari tra queste due realtà. Per questo, i partner di SINLAB sono stati identificati in base alle loro connessioni potenziali con la pratica creativa e all’interesse ad estendere la loro ricerca a una sorta di “alleanza tra le arti dal vivo e le scienze”.
Come avviene questo scambio?
Non è facile per le arti performative creare possibilità nuove di espressione in connessione con lo sviluppo scientifico e tecnologico, che a sua volta rimane in generale privato dell’opportunità di essere coinvolto in una ricerca di tipo creativo. Per cambiare questa situazione, a SINLAB abbiamo iniziato un processo che facilita incontri sistematici tra scienziati e artisti e incoraggia attività congiunte di ricerca e sviluppo in linea con esigenze e limiti delle due parti mirate alla formazione di un curriculum ibrido per gli studenti e dottorandi che ne fanno parte.
Quali sono punti di forza, difficoltà e possibili sviluppi futuri di questa strategia?
Per noi ricerca significa esplorare per creare conoscenza, sia essa teorica, pratica o estetica. Esploriamo queste dimensioni con una strategia che combina lo sviluppo di prototipi iterativi e investigazioni teoretiche sulla mediatizzazione e digitalizzazione nel contesto del palcoscenico e delle arti dal vivo: un’operazione delicata tra due discipline a loro volta in un rapporto delicato. Il pericolo più grande è che che nella rielaborazione artistica del dato scientifico si perda il contatto con la scienza: se la relazione tra le due deve funzionare, è necessario mutuo rispetto e dialogo costante. L’altro pericolo è costituito da quella inclinazione generale, propria sia dell’arte che delle scienze, per cui la teoria sarebbe al di sopra della pratica, quando invece la libertà di fare affermazioni che sono al di là del razionale è la pratica dell’arte. Abbiamo imparato che se gli scienziati vogliono avvicinare le due culture, devono abituarsi a molto rumore e una quantità anche maggiore di nonsenso! Scherzi a parte, colmare il divario tra le due culture non tradursi semplicemente nell’estendere ovunque i risultati della scienza, ma deve scoprire il lato creativo di quest’ultima – un lato che si trova più naturalmente in quegli ambienti che incoraggiano la sperimentazione, cioè appunto i laboratori.
Come si inserisce SINLAB nella cultura contemporanea?
In qualche modo, credo che la struttura di SINLAB rifletta in piccolo la società in cui viviamo, con i suoi cambiamenti culturali e sviluppi artistici legati a una commistione di diversi soggetti, capacità, conoscenze condivise, esperimenti multidisciplinari e investimenti. Ultimamente, ambienti in cui scienziati e artisti collaborano per produrre lavori artistici non convenzionali sono apparsi in molte città e contesti: noi crediamo che sia tempo di superare la divisione tradizionale dei campi di conoscenza, evolvere la cultura verso un “nuovo rinascimento” in cui la ricerca è una e non c’è bisogno di distinguere tra creatività e scienza. É qui che noi vediamo il futuro e che crediamo che sarà importante investire in cultura. Per farlo occorre abbracciare un processo creativo in grado di mescolare due modi di pensare apparentemente antitetici: quello estetico, che fiorisce in ambito artistico, attraverso il quale abbracciamo l’incertezza e la complessità, indulgiamo nell’ambiguità, induciamo e perseguiamo la logica non linguistica delle immagini, e quello analitico, tipico degli ambienti scientifici, grazie al quale semplifichiamo un mondo complesso, ne riduciamo le sfide a problemi risolvibili, deduciamo, seguiamo la logica delle equazioni. Quando creiamo qualcosa di nuovo, li fondiamo insieme: sognamo e analizziamo, induciamo e deduciamo, abbracciamo la complessità e semplifichiamo a problema risolvibile il mondo. Questo processo ibrido è ciò che io chiamo scienza creativa” e può guidarci a un nuovo paradigma di conoscenza nella società.
E la rete? Che ruolo ha rispetto ai temi di ricerca propri di realtà come SINLAB?
Credo sia compito fondamentale delle istituzioni che si occupano di rete e telecomunicazioni allargare il proprio orizzonte verso una dimensione globale e ibridizzata digitalmente: in questo contesto la creazione artistica va intesa nel senso di sinergia degli spazi, delle pratiche e delle tecnologie, interconnessi in modo tale che le loro singolarità creino nuovi orizzonti di sviluppo da un lato e scenari di utilizzo dall’altro. Siamo in un’era che si caratterizza sempre più con un assottigliamento dei confini tra le discipline e le ricerche ed una sempre maggiore tendenza alla cross-disciplinarietà e alle pratiche collaborative.
Mentre tradizionalmente la creatività è vista come il prodotto di un singolo o di un ristretto gruppo di persone, è possibile oggi, grazie all’interconnessione permessa dai nuovi mezzi, spingere il concetto di creazione al di fuori dello schema tradizionale ed investigarlo come fenomeno emergente dall’incontro di diverse comunità e come strumento trainante e facilitante di cambiamento socio culturale.
Questo crea lo spazio per un dialogo attivo tra il mondo scientifico e quello umanistico. Sono proprio istituzioni come il GARR che possono fare da ponte tra queste due Culture al vertice di un triangolo tra arte, scienza e “humanities” per allargare le possibilità di utilizzo dei mezzi tecnologici che veicolano.
SINLAB
Il progetto, basato in Svizzera presso Losanna, è una collaborazione tra Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL), Manufacture, Zurich University of the Arts, Ludwig Maximilians University Munich e Tsinghua University Beijing. Il direttore Jeffrey Huang è a capo dell’Architecture and Sustainable Design Pillar presso l’Università di Tecnologia e Design di Singapore (SUTD), fondata in collaborazione con il MIT, nonché professore ordinario nelle facoltà di Architettura e Informatica e comunicazioni presso l’ Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL) dove dirige il laboratorio di media e design. La sua ricerca esamina l’architettura digitale e la convergenza di spazi fisici e virtuali. Nel 2011 Huang è stato nominato membro del Berkman Center for Internet and Society. Il capo progetto, Alex Barchiesi ama definirsi un “fisico creativo”. PHD in Fisica delle Particelle e ricercatore al CERN nell’ambito dell’esperimento ATLAS, professore associato presso l’Accademia di Belle Arti di Roma e EPFL, il suo lavoro artistico è stato presentato in vari centri di prestigio in Europa tra cui l’IRCAM di Parigi e l’Auditorium Parco della Musica di Roma e ha ricevuto riconoscimenti internazionali. Al momento lavora presso il dipartimento Calcolo e Storage Distribuito del GARR, dove segue tra l’altro la comunità delle arti performative.
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