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Verso Horizon Europe: engagement, questo sconosciuto
| Marco Falzetti | Internazionale
In un mio precedente articolo ho provato a tirare le somme della prima fase del processo di approvazione legislativa di Horizon Europe (HEU) che si è concluso il 19 aprile di quest’anno a ridosso della fine della scorsa legislatura europea.
Da quel momento molte cose sono accadute sul fronte europeo. Una nuova elezione del Parlamento Europeo, la designazione a Presidente della tedesca Ursula von der Leyen che ha segnato l’avvio del processo di costituzione della nuova Commissione, e non ultimo il procrastinare la definitiva conclusione della questione Brexit. In questo scenario di forte evoluzione, l’accordo raggiunto in primavera a livello di trilogo istituzionale tra Consiglio, Parlamento e Commissione, ha permesso di avviare da parte della Commissione quello che è stato comunemente indicato come processo di pianificazione strategica, con l’obiettivo di dare maggior dettaglio a forme e contenuti. La conclusione di questo processo, che dovrebbe portare a definire meglio aspetti ancora solo abbozzati nel testo legislativo, proseguirà a partire dai primi mesi del prossimo anno con la costruzione dei programmi di lavoro che definiranno i contenuti e le call dei primi anni di HEU.
Marco Falzetti, è direttore dell’Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea (APRE) dal gennaio 2016
In questo generale processo di definizione di tutti i vari aspetti del programma, rimangano ancora da definire contenuti, meccanismi implementativi, processi di governance in particolare per quelle parti, legate ad alcune delle principali novità introdotte in HEU, quali le Missioni e l’European Innovation Council. Questo processo di sviluppo segue degli schemi abbastanza consolidati che regolano il processo interno al sistema della Commissione (interservizi), quello inter-istituzionale (Consiglio e Parlamento), quello con gli Stati membri (comitato di programma) e quello più vasto di consultazione con il pubblico, comprendendo in questo termine non solo la comunità scientifica e produttiva, ma anche più in generale la società civile. È certamente corretto affermare che la Commissione ha sempre messo attenzione al coinvolgimento della società civile nella complessa relazione ricerca-innovazione-società, ma mai come nella preparazione ad HEU questa dimensione è stata posta al centro di tutto.
Non a caso, se ci sono due termini che meglio caratterizzano la costruzione di HEU, questi sono: co-creation ed engagement. Il primo viene usato dalla Commissione per riferirsi al processo di dialogo costruttivo attualmente in corso tra Commissione e comunità tecnico-scientifica nella definizione del programma stesso; il secondo termine riflette più in generale l’esigenza di un coinvolgimento diretto dell’intera rosa di attori in aggiunta alla comunità tecnico-scientifica, che in una semplicistica riduzione potremmo appunto indicare con l’intera società civile.
Due termini caratterizzano in particolare Horizon Europe: co-creation ed engagement, ovvero dialogo costruttivo con la comunità scientifica e coinvolgimento diretto della società civile
Ma cominciamo dall’inizio. La questione del coinvolgimento della società civile nel processo di indirizzamento della ricerca, o almeno il coinvolgimento consapevole della società civile verso gli sforzi di investimento che la Commissione fa in ricerca ed innovazione, è qualcosa che è già fortemente presente nell’attuale Horizon 2020 (H2020). Il fatto di avere dedicato una parte del programma proprio allo studio dei metodi e degli approcci relativi al rapporto tra scienza e società, ne è una evidente dimostrazione. In H2020, questa parte di programma si chiama SWAFS (science with and for society), e non rappresenta comunque l’unica azione, visto una generale presenza di bandi su questo argomento distribuite nelle altre varie aree tematiche. Restando nell’ambito del programma SWAFS, la Commissione ha inteso concentrare tutte quelle iniziative che hanno come obiettivo lo sviluppo di modalità innovative attraverso le quali migliorare la connessione tra scienza e società. L’obiettivo non è solo quello di promuovere l’immagine della scienza rispetto al cittadino al fine di indirizzare i giovani verso quel percorso, o stimolare l’interesse e la positiva predisposizione del cittadino verso l’innovazione scientifica, ma anche e soprattutto di portare la comunità scientifica e la società civile ad interagire effettivamente insieme durante tutto il processo di sviluppo di nuova conoscenza e trasformazione di questa in innovazione. Tutto questo al fine di massimizzare l’allineamento dello sforzo di ricerca ed innovazione che la Commissione supporta ai bisogni, le attese, le aspirazioni che la società civile pone. In questo senso non si tratta unicamente di convincere i cittadini del valore del progresso scientifico e tecnologico e dell’appropriatezza dell’uso dei fondi a supporto della ricerca, quanto piuttosto di indirizzare tale progresso esattamente là dove la società civile esprime le sue necessità.
Nell’ambito di H2020, sono molti i progetti che sono stati lanciati in quest’ambito, come nel precedente FP7. Senza alcuna presunzione di voler essere esaustivi, mi limito a menzionare il progetto Engage2020 (FP7) ed il progetto SISCODE (H2020). In entrambi i progetti sono sviluppate eccellenti analisi di tutta la problematica associata con il processo di engagement cittadino- scienza con particolare riguardo ed attenzione al contesto del programma quadro. Quello che emerge con estrema chiarezza in queste ed altre analisi, è che non manca attenzione al problema da un punto di vista della conoscenza dello studio e della definizione di metodologie teoricamente applicabili per procedere nel processo di engagement, quanto piuttosto cominciare a capire perché quanto sin qui sviluppato non è stato ancora in grado di dare i frutti attesi, “…The challenge ahead is less about developing new methods and more about applying the ones we have more effectively. The areas of Europe which currently see very limited amounts of engagement do not necessarily need new methods, but a wider application of methods already in use elsewhere.…” . Il problema si sposta quindi sul capire come applicare con efficacia queste metodologie di engagement affinché inneschino realmente quel processo di co-creazione tanto auspicato, che allo stato attuale possiamo certamente affermare sia ancora un auspicio piuttosto che un obiettivo raggiunto.
Al di là di tutti gli sforzi di sistematizzazione che si possono quindi mettere in campo per studiare il problema da un punto di vista teorico, la costruzione di un processo di coinvolgimento responsabile del cittadino nel rapporto tra scienza, sviluppo e società rimane un obiettivo molto complesso e ancora lontano dall’essere stato raggiunto. Il tema diventa ancora più interessante se spostiamo l’obiettivo ben oltre il solo problema della corretta informazione/comunicazione della scienza (comunque tutt’altro che scontata), e vogliamo raggiungere una vera compartecipazione nella definizione (scelta?) delle direttrici di ricerca e sviluppo e della condivisione responsabile di tutte le eventuali criticità che quelle direttrici potenzialmente comportano.
Senza alcuna intenzione di volere affrontare un tema così complesso nel contesto di questo articolo, limitiamoci a considerare cosa è cambiato nell’atteggiamento della Commissione tra H2020 ed il futuro HEU relativamente all’attenzione alla relazione scienza e società. Paradossalmente, la scomparsa in HEU di uno specifico programma dedicato a questo tema, porterebbe a dire che non ci sia una particolare attenzione, ma sarebbe questa una conclusione affrettata. La Commissione ha sbandierato a destra a manca la sua rinnovata, proclamata, forte attenzione a questo tema quale elemento fondante nel nuovo HEU, tanto da poter immaginare che questa volta si voglia fare di più di quanto sinora fatto, ma soprattutto raggiunto.
Certamente non si può che condividere l’auspicio della Commissione di fare in modo che in ogni parte del futuro programma, per qualunque tipologia di progetto/ iniziativa, l’attenzione al coinvolgimento della società civile negli obiettivi e nei risultati di tali attività sia assicurato. Ma la condivisione di un’attesa, non implica necessariamente la condivisione dell’idea che quel risultato sia realmente perseguibile. Il tema è complesso e di difficile gestione, vedremo come questo sarà posto già nel primo avvio delle attività di HEU. Su una cosa bisogna però cominciare a prepararsi. Qualunque sarà il modo in cui la Commissione vorrà affrontare la questione, sarà bene sin da subito accettare l’idea che al di là dell’eccellenza scientifica, della evidente dimostrazione che l’attività proposta ha chiari impatti nello sviluppo di soluzioni riconducibile alle grandi sfide strategiche che l’Europa si è data, dovremo imparare anche a dimostrare che quanto proposto dalla nostra ricerca sarà accettabile in un’ottica di responsabilità sociale, e che questa accettabilità sia in linea con le attese della società civile attraverso un processo di condivisione con la stessa. Difficile, certo, ma forse anche giusto.
Horizon Europe
IL FUTURO PROGRAMMA DI INVESTIMENTI DELL'UNIONE EUROPEA PER LA RICERCA E L'INNOVAZIONE (2021 – 2027)Il nuovo ambizioso programma quadro dell’UE per la ricerca e l’innovazione, con un budget previsto di 100 miliardi di euro, ha l’obiettivo di:
- rafforzare le basi scientifiche e tecnologiche dell’UE e lo spazio europeo della ricerca (SER)
- migliorare la capacità innovativa, la competitività e l’occupazione in Europa
- conseguire gli obiettivi prioritari per i cittadini e sostenere il modello socio-economico europeo
#HorizonEU
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