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Aminavi: sulle tracce di un killer silenzioso
Photo credits: Inactive/Pexels

Aminavi: sulle tracce di un killer silenzioso

| Elis Bertazzon | La voce della comunità

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Dal CNR un database sull’amianto marittimo

Quando si parla di amianto, le prime immagini che vengono in mente sono quelle del settore edile.

Ciò che non tutti sanno è che questo materiale è molto presente anche nel settore marittimo, perché utilizzato in Italia e nel resto del mondo per la costruzione di navi mercantili e militari almeno fino agli anni ‘80 e l’Italia, in particolare, ne è stata a lungo uno dei maggiori produttori ed utilizzatori.

Negli anni, però, l’amianto è diventato tristemente noto per essere causa di gravi patologie, definite asbesto-correlate, dovute all’inalazione delle sue fibre con effetti anche a distanza di oltre 40 anni. La legge 27 marzo 1992, n. 257, ha vietato estrazione, commercializzazione e produzione di materiali contenenti amianto e da qui è sorta la necessità di avere una visione di insieme della presenza di questo materiale sul territorio nazionale. Tracciare la presenza dell’amianto nelle navi si è rivelato, però, un processo particolarmente complesso a causa della frammentarietà delle fonti. Con il progetto AMINAVI, dell’Istituto Ingegneria del Mare (INM) del CNR, si è voluto dare una risposta a questa esigenza. Ce ne parla Lorenza Fiumi responsabile scientifico del progetto.

Il lavoro di digitalizzazione ed analisi sui dati, nonché l’integrazione di fonti bibliografiche, ha reso possibile ricostruire alcune tappe salienti della storia dell’uso dell’amianto nel settore navale.

Potrebbe spiegarci in cosa consiste AMINAVI e qual è il suo obiettivo?

AMINAVI è un archivio digitale online contenente informazioni ed immagini di navi della Marina Militare e Mercantile Italiana a partire dal 1900. Il progetto prende il via grazie alla disponibilità di dati provenienti da fonti archivistiche della Procura di Padova, poi integrati con dati relativi ai contratti d’appalto pubblici, per interventi di bonifica e smaltimento di amianto delle unità navali, e con altre informazioni. Il lavoro di organizzazione, digitalizzazione ed analisi sui dati, nonché l’integrazione di fonti bibliografiche, ha reso possibile sia ricostruire alcune tappe salienti della storia dell’uso dell’amianto nel settore navale, sia delineare un quadro d’insieme ad oggi mai realizzato. L’obiettivo è quello di approfondire e sviluppare le conoscenze sull’amianto a bordo delle navi, nonché vagliare gli aspetti connessi all’esposizione professionale, in quanto le attività di manutenzione e smaltimento delle navi in presenza di amianto, se fatte senza misure preventive, comportano un rischio di dispersione di fibre nell’ambiente con conseguente pericolo per la salute.

Perché era così diffuso l’amianto nel settore navale?

L’utilizzo di questo minerale era dovuto alle sue numerose qualità, tra cui il basso costo, le proprietà ignifughe, la stabilità chimica e fisica, la capacità isolante, elettrica, termica ed acustica che lo rendevano l’isolante per eccellenza, nonché la sua bassa densità che lo rendeva il materiale privilegiato per minimizzare il peso complessivo dell’imbarcazione.

Veniva quindi ampiamente usato per le paratie e i ponti, per le guarnizioni, i tubi e i macchinari e per materiali d’attrito. Anche nei sommergibili veniva utilizzato l’amianto nei trattamenti anticondensa per rivestire lo scafo, al fine di garantire la vivibilità degli spazi interni.

Il gruppo di ricerca di AMINAVI è formato da Carlo Meoni, Cinzia Crenca, Dario Gallo, Fabio Cumbo e Lorenza Fiumi

Perché è importante avere un database unico dell’amianto nel settore marittimo, chi ne potrebbe beneficiare?

La raccolta e la catalogazione delle informazioni di ciascuna unità navale permettono di recuperare dati sommersi e non omogenei che rappresentano la memoria storica. L’insieme delle informazioni digitalizzate (tra cui fotografie di navi e marinai, articoli di giornali e documenti d’archivio) rende fruibili dati cartacei (giacenti senza ordine in archivi/depositi) che consentono di delineare un quadro della situazione con l’ambizione di creare un network tra i vari enti preposti alla tutela sanitaria e ambientale quali INAIL, Ministero della Salute o Registro nazionale dei mesoteliomi - ReNAM (per ricostruire il percorso lavorativo dei marittimi e conoscere le attività di bonifica svolte nel tempo).

Grazie ai risultati del progetto AMINAVI gli enti preposti, ad esempio INAIL, potranno ricostruire la carriera dei marittimi. ReNAM potrà acquisire dati utili per la ricerca scientifica, per le attività di riconoscimento ai fini assicurativi. Grazie alla consultazione dei dati il Ministero della Salute potrà garantire la continuità del percorso normativo così da indirizzare le attività di prevenzione, assistenza e supporto alle vittime dell’amianto con un approccio omogeneo per tutto il territorio nazionale.

Facciamo un esempio?

Immagini per gentile concessione dell’Ufficio Storico della Marina Militare

In senso orario, la fregata antisommergibile Centauro (1954-1985); interno di un sommergibile con motori a scoppio; il cacciatorpediniere Alpino (1938-1943) la nave Etna per il trasporto mezzi da sbarco (1944–1977); l’incrociatore leggero Bolzano mentre attraversa il canale navigabile di Taranto (1932–1947) e la nave appoggio e trasporto aerei Giuseppe Miraglia nel ‘35 (1923-1950).
Immagini per gentile concessione dell’Ufficio Storico della Marina Militare

Secondo AMINAVI risultano attualmente in circolazione 161 unità della Marina Militare con presenza di amianto a bordo, mentre 7 unità risultano varate ed entrate in servizio dopo la legge che ne ha vietato l’uso. Estendendo l’indagine alla flotta della Marina Mercantile delle 1173 unità in circolazione oltre 100gt (gross tonnage-stazza lorda), solo 170 unità risultano potenzialmente contenenti amianto. Prendendo un esempio, la nave Artigliere F582, è stata varata nel 1983 e radiata nel 2013. Dal 2015 risulta ormeggiata presso l’Arsenale di Taranto. Il suo equipaggio era composto da 16 ufficiali e 169 tra marinai e sottufficiali. Negli anni 2001 e 2002 risultano effettuati alcuni lavori di bonifica mentre da un’ispezione del 2008 si evince che non sono richiesti interventi urgenti di bonifica e che alcune parti sono state rimosse in sicurezza.

Quest’ultimo punto concernente la bonifica e rottamazione delle navi è di particolare importanza. Grazie ad AMINAVI si possono conoscere aspetti legati ai processi di rimozione e smaltimento, per evitare la rottamazione delle navi “beaching”, ossia smantellate sulle spiagge asiatiche come in India e in Bangladesh o nella vicina Turchia, dove non sono garantiti gli standard internazionali in tema di lavoro e di protezione dell’ambiente.

Per questo AMINAVI rappresenta sia una fotografia del passato, ma anche un aiuto concreto per contenere i danni asbesto-correlati nel presente e nel prossimo futuro.

foto del gruppo di ricerca
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