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DaD: dall’emergenza all’opportunità
| Marta Mieli | La voce della comunità
La pandemia ci ha chiusi in casa ma ha liberato la voglia di innovazione di molti docenti: ecco l’esperienza del Liceo Varrone
In questi ultimi mesi siamo stati chiamati ad affrontare una nuova sfida, quella della lotta al Covid-19, che ci ha costretto ad un isolamento forzato impedendo ad ognuno di noi qualsiasi interazione fisica con l’esterno. È stato quindi inevitabile sperimentare nuovi modi di insegnamento nelle scuole. Abbiamo intervistato la Dirigente Scolastica del Liceo Varrone di Cassino, la professoressa Teresa Orlando e l’Animatore Digitale della scuola, il Professor Piero Pelosi. L’Istituto da anni connesso alla rete GARR è da sempre in prima linea con le innovazioni tecnologiche.
Prof.ssa Orlando ritiene che con questa improvvisa emergenza ci saranno dei cambiamenti nella didattica?
In questi mesi di emergenza causati dalla pandemia, l’azione educativa che esercita la scuola viene veicolata inevitabilmente attraverso strumenti digitali. Un cambiamento, questo, che per alcuni docenti è stato brusco e repentino, mentre per altri è stato un passaggio affrontato con maggiore consapevolezza, perché costruito già nel tempo. In molte scuole, infatti, come anche da noi, la tecnologia è entrata a far parte della didattica già da molto tempo. LIM, pc, aule informatiche sono presenti, in misura più o meno maggiore, in tutti gli istituti scolastici. In realtà fino ad oggi, però, non si avvertiva in maniera massiccia una profonda consapevolezza di come le tecnologie digitali possano migliorare la qualità dell’intervento educativo. Questa esperienza forzata di didattica a distanza ha finalmente permesso di realizzare quel cambiamento nella didattica che da anni auspicavamo.
L’esperienza che stiamo vivendo è una vera rivoluzione culturale prima ancora che tecnologica. Ci saranno sicuramente dei cambiamenti sia nei contenuti che nella qualità della didattica cosicché le proposte culturali saranno sempre più coinvolgenti per l’alunno.
Con l’uso della rete GARR pensa sia facilitato l’uso di nuove metodologie didattiche?
Orlando: La nostra scuola da molti anni è collegata alla rete GARR. Si è trattato di una scelta fatta nell’ambito di un progetto più ampio che aveva come scopo l’innovazione tecnologica e l’ampliamento dei sistemi multimediali al servizio della didattica. Il collegamento a GARR ha favorito un processo di innovazione digitale, consentendo di offrire a studenti e docenti non solo un’elevata qualità della connessione, ma anche una serie di servizi aggiuntivi sempre più importanti per raggiungere gli obiettivi del nostro Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) come le Google Apps che da anni si usano al Varrone.
Prof. Pelosi, il collegamento a GARR ed il suo utilizzo già da anni ha influenzato l’attività in questo momento a dir poco particolare?
La didattica a distanza non ci ha colto di sorpresa ma certamente abbiamo dovuto rimodellare e rendere gestibili da casa (lato sia docenti che studenti) strumenti che a scuola operavano su una rete stabile e ultralarga. E in questo periodo i nostri studenti facendo lezione da casa hanno potuto ancora di più rendersi conto di cosa significa lavorare senza un’adeguata infrastruttura di rete, con connessioni instabili e sicuramente senza la larghezza di banda della nostra rete GARR scolastica. Nonostante tutto ciò, però, le nostre aule virtuali si sono di nuovo aperte e questa volta i collegamenti da casa hanno preso il posto del BYOD a scuola: videolezioni seguite da smartphone, tablet e pc che i ragazzi erano soliti usare già in classe; docenti che propongono materiale da utilizzare e rivedere in cloud come prima facevano in classe; scambio fittissimo di email e streaming di ogni tipo. Qualche dato (fonte: Rapporti da Console G Suite), dell’ultimo mese: 56.000 email scambiate, 16.000 file aggiunti in drive, 1.264 hangout video, 150 classi virtuali aperte, per non parlare della quantità elevatissima di post in cloud da parte di docenti e studenti. È evidente che questo enorme sforzo dei nostri ragazzi e dei docenti del Varrone è stato possibile perché questa prassi o metodologia didattica è stata coltivata, favorita con passione e abnegazione negli anni a cominciare proprio da quel lontano maggio 2015 quando entrammo in GARR e nella Federazione eduroam.
Tornando a quel lontano maggio 2015, qual è stato il salto più grande che il collegamento a GARR ha favorito?
Pelosi: Sicuramente lo spirito di “comunità tecnologica” dei nostri ragazzi è il salto più grande che il nostro ingresso nella rete GARR ha reso possibile. Oggi la cerimonia di consegna delle credenziali GARReduroam agli studenti del primo anno a settembre è un momento attesissimo e gioioso, in quel frangente i ragazzi comprendono che non solo diventano “Varroniani” ma anche che con le loro credenziali potranno usufruire in rete di servizi da ogni angolo del mondo. Oggi in questo drammatico momento questo nostro forte senso di comunità sta aiutando noi docenti e anche tutti i nostri allievi.
Quali sono i principali progetti che state portando avanti e quali quelli futuri?
Orlando: Il progetto più ampio e più ambizioso che stiamo portando avanti è sicuramente quello di creare una convergenza e unità di intenti sull’utilizzo delle nuove tecnologie applicate nella didattica. Per fare ciò puntiamo sulla formazione dei docenti, prima di tutto. Una formazione che si avvale del supporto del nostro team digitale, coordinato dal prof. Pelosi. Il nostro gruppo digitale ha una novità al suo interno rispetto ad altre scuole: si compone non soltanto di docenti ma anche di studenti. Insieme con loro lavoriamo molto per creare negli studenti la cultura dell’uso consapevole delle nuove tecnologie, puntiamo all’educazione ai media, intesi non solo come strumenti ma anche come linguaggio e cultura.
Abbiamo progettato molte attività per lo studio e la riscoperta del territorio di Cassino e del suo patrimonio storico e culturale utilizzando lo strumento del programma operativo nazionale del Miur intitolato “Per la Scuola–Competenze e ambienti per l’apprendimento” nonché abbiamo realizzato progetti che puntano all’acquisizione per i nostri studenti di competenze digitali. In particolare, mi piace ricordare quelli che hanno coinvolto e hanno avuto come protagonisti gli studenti con disabilità o con bisogni educativi speciali, i quali hanno lavorato a questi progetti insieme con i loro compagni. Il centro e il fine di ogni azione didattica sono gli studenti e, prima di tutti, gli studenti diversamente abili. C’è anche da dire che i nostri indirizzi di studio sono caratterizzati da un’impronta prettamente umanistica. Ma è proprio questa la sfida più grande per la nostra scuola: saper declinare le nuove tecnologie al servizio delle scienze umanistiche.
Cosa fa esattamente il vostro team digitale?
Pelosi: Si è formato sulla scia della nostra adesione alla rete GARR e eduroam, un team degli studenti che affianca me, Animatore Digitale, i docenti e tutti i ragazzi nella gestione delle credenziali eduroam, nella configurazione di device degli studenti e docenti che nell’ottica della peer education svolge brevi lezioni con gli allievi più giovani relativamente all’uso corretto degli strumenti informatici e ai rischi di Internet.
Quali sono i maggiori utilizzi della rete?
Pelosi: L’adesione alla G Suite for Education ad altre piattaforme educative, insieme a una stabilità di banda e alla sua ampiezza, ci permette di avviare sessioni di didattica online (in questo periodo emergenziale divenute purtroppo una drammatica necessità). Lo scambio di email e dati nella scuola è assolutamente sostenuto: prima della chiusura per lockdown avevamo una mole di più di 100.000 email scambiate, caricati in cloud più di 80.000 file (tra video, audio, documenti, etc. delle varie classi virtuali dell’Istituto). Non bisogna inoltre dimenticare che in molte classi della nostra scuola è assai diffuso il BYOD, che consente a tutti gli allievi e ai professori di collegarsi contemporaneamente alla rete e condividere le esperienze didattiche. Quasi mille apparati sempre connessi alla rete, ogni studente con il suo strumento di lavoro pronto per seguire una videolezione o un filmato o realizzare una ricerca condivisa in tempo reale con i suoi compagni di classe o di altre classi o durante uno scambio a distanza con l’estero.
Quale scenario immagina per la scuola nei prossimi 5 anni?
Orlando: La scuola che immagino o, forse, più semplicemente che sogno, è una scuola che “appassiona” lo studente, una scuola dove le conoscenze si interfacciano con le competenze. Sarà una scuola dinamica che cambia, che introduce nuove tecnologie nella didattica, dalle tecnologie di realtà virtuale all’utilizzo delle stampanti 3D, alle intelligenze artificiali. Quello che, però, vorrei non cambiasse mai è l’intramontabile principio che ha accompagnato da sempre, fin dall’antichità, la nostra scuola e cioè che l’empatia tra docente e discente è un fattore chiave dell’insegnamento. Perché tra apprendere da un insegnante in carne e ossa capace di entusiasmare lo studente e farlo soltanto ed esclusivamente da un computer la differenza rimane rimarchevole e questo non dobbiamo mai dimenticarlo.
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