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VENIS, vidi, vici: con la MAN vince il territorio
| Federica Tanlongo | Osservatorio della rete
Fibra ottica e centinaia di hotspot per tutta la Laguna. Il sistema informativo del Comune di Venezia è già una realtà d’eccellenza
Come altre Amministrazioni Pubbliche Locali innovative nel nostro paese, il Comune di Venezia ha puntato, per lo sviluppo del territorio, su una infrastruttura di rete in fibra ottica a banda ultralarga. Il progetto, che viene portato a termine proprio in questi giorni dall’azienda ICT del Comune, VENIS, ha messo a disposizione della cittadinanza una rete in fibra di circa 100 km ed una rete wireless che conta oltre 200 hotspot.
Nel novembre dello scorso anno, GARR e Comune di Venezia hanno sottoscritto un accordo per l’interconnessione tra la MAN di Venezia e la rete GARR, con lo scopo di collegare istituti di ricerca, università, scuole pubbliche, biblioteche, musei e istituti di ricovero e cura a carattere scientifico presenti sul territorio comunale. A beneficiarne saranno alcune importanti realtà nel campo della ricerca, cultura e formazione accademica cittadine: oltre alle 27 sedi delle due Università veneziane, le sedi del CNR, la Biblioteca Marciana, l’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti, il Conservatorio Benedetto Marcello, il laboratorio di neurofisiologia clinica del San Camillo agli Alberoni. Ne abbiamo parlato con tre persone che hanno avuto un ruolo chiave nella realizzazione di questa importante infrastruttura e ci hanno permesso di affrontare l’argomento dalle rispettive angolazioni: Valter Baldassi (VENIS), Maurizio Carlin (Comune di Venezia) e Michele Vianello (Parco Tecnologico VEGA).
VENIS
Intervista a Valter Baldassi
Direttore di Venis S.p.A.
Ing. Baldassi, può raccontarci che cos’è VENIS?
VENIS è un’azienda ICT che nasce per curare e sviluppare il sistema informativo del comune di Venezia e da qualche anno ha allargato le sue competenze anche alle telecomunicazioni, realizzando una rete metropolitana, che è a mio parere un’infrastruttura fondamentale per la città di Venezia, il Comune ed i cittadini.
Quali sono le scelte tecnologiche che avete fatto?
La nostra rete è basata sulla fibra ottica, il meglio oggi sul mercato. Quando, alla fine di quest’anno completeremo il progetto (siamo già a un 80- 90% della realizzazione) avremo una rete fitta e molto efficiente, circa 100 km di fibra che coprono capillarmente sia il centro storico sia la terraferma di Mestre. Dai cavi a 144 fibre, spilliamo 200 antenne wi-fi, destinate principalmente ai cittadini (ma anche ai turisti), che coprono tutte le zone strategiche all’aperto della città. Attraverso la rete in fibra e wi-fi offriamo servizi ai cittadini e ai dipendenti comunali. I dipendenti del comune hanno la possibilità di parlarsi in maniera diversa, di scambiare informazioni, immagini e servizi come la telepresenza su questo tipo di rete; per loro abbiamo sviluppato un nostro cloud computing a cui accedono attraverso la Intranet ALTANA, un fiore all’occhiello del comune. I cittadini, poi, hanno a disposizione un canale importantissimo per dialogare a due sensi con il comune: la disponibilità di una simile infrastruttura di rete ci ha infatti permesso di realizzare pienamente il paradigma del web 2.0.
I numeri della rete di VENIS
Banda disponibile verso Internet pari a 1,2 Gbps (600+600 Mbps),
25.000 utenti registrati, di cui 21.000 tra cittadini e city users,
11.000 utenti utilizzano la rete attivamente
Ogni giorno in media:
1150 utenti unici,
2 ore di connessione per utente,
2800 sessioni complessive,
180 Mbyte per utente.
Cittadini speciali, soprattutto per noi del GARR, sono i ricercatori, i docenti e gli studenti universitari, molti dei quali, attraverso la MAN accedono a banda ultralarga larga alla GARR…
La rete, realizzata da VENIS e voluta e finanziata dal Comune di Venezia come una propria rete, è stata fin da subito pensata come un’infrastruttura “aperta”: già nelle prime fasi, si sono collegate le due Univesità, Ca’ Foscari e lo IUAV; subito dopo abbiamo cominciato a ragionare con il GARR e altri soggetti, come l’azienda dei trasporti. Questo significa mettere la rete a disposizione non solo del comune e dei cittadini, ma anche degli istituti di ricerca, dei turisti, del trasporto, si sta cioè dotando la città nel suo insieme di un’infrastruttura che ne favorisca lo sviluppo.
Quindi anche realizzando economie di scala: si ottimizza l’infrastruttura, rendendola disponibile a tutti ed evitando duplicazioni inutili.
Assolutamente sì: perché c’è un continuo aderire alla rete? Perché il costo della dorsale, l’investimento principale è già stato sostenuto: aderire alla rete significa pagare quanto occorre per arrivare dalla dorsale, ormai molto distribuita, fino alla sede di interesse e quindi c’è economia di scala e c’è vantaggio per tutti, è il classico “win-win”.
Può raccontarci casi di utilizzo particolarmente importanti per la comunità dal punto di vista dell’innovazione?
Cito un solo progetto tra i molti sviluppati grazie alla disponibilità di questa rete, IRIS, che è diventato un caso di studio di diverse università italiane ed europee (https://iris.comune.venezia. it). Si tratta di un sistema di colloquio tra cittadino e comune sul tema della manutenzione urbana, in cui il cittadino segnala tutte le problematiche di manutenzione presenti sul territorio, in maniera non intermediata e pubblica, con l’impegno da parte del comune a rispondere. La segnalazione viene messa online “senza filtri” e il comune individua la struttura di competenza che si impegna a prendere in carico il problema e dare una risposta – qualche volta anche negativa, ma sempre e comunque con la massima trasparenza: infatti stato delle segnalazioni e della loro presa in carico e statistiche di risposta, tutto è disponibile online.
Per l’utente dunque è più semplice inviare segnalazioni di malfunzionamento: avete inventato il sistema di trouble ticketing per i marciapiedi!
Sì, e non solo: infatti la gestione del ticket avviene in pubblico ed è visibile da tutti, quindi il controllo viene esercitato dai cittadini. Questa cosa ha avuto un impatto sul modo in cui lavorano i dipendenti del comune, perché mette in rete e rende visibile a tutti il loro lavoro.
Comune di Venezia
Intervista a Maurizio Carlin
Dirigente Sistemi Informativi del Comune di Venezia
Qual è stato il ruolo del Comune nella realizzazione della rete metropolitana?
Nel momento in cui ha deciso di dotarsi di un’infrastruttura in fibra, il Comune di Venezia ha dimostrato un forte impegno politico, in particolare catalizzato da un assessore, Michele Vianello, e da una giunta molto motivata. Poi si è cominciato a discuterne in una serie di incontri con vari soggetti pubblici e privati, e ci si è resi conto che l’iniziativa aveva effettivamente un riscontro molto positivo.
Quali sono gli altri attori coinvolti e come si è sviluppata la collaborazione? Può farci un identikit dei soggetti che accedono alla rete?
La rete sta servendo 179 sedi pubbliche distribuite su tutto il territorio del comune, quindi sia sulla terraferma che sulle isole, anche quelle più remote o meno densamente abitate, non ancora raggiunte dai privati: si tratta di scuole, uffici pubblici di tutti i tipi, sedi di municipalità. Ulteriori soggetti pubblici si sono agganciati in seguito, prime tra tutte le università: tra Ca’ Foscari e IUAV parliamo di 27 sedi universitarie collegate. Poi è arrivato il GARR e altri soggetti come ad esempio l’ACTV, Consorzio Trasporti Pubblici, che da metà gennaio collegherà tutti i pontoni dove attraccano i vaporetti, un primo passo per una gestione “intelligente” dei trasporti in città.
Quali sono le criticità che avete incontrato nella realizzazione del progetto?
Per una città come Venezia, le difficoltà sono innanzi a tutto quelle legate alla posa dell’infrastruttura fisica in un centro storico molto fragile e difeso da vincoli: un processo tutt’altro che banale, anche tenendo conto che le gare pubbliche si sono effettuate per motivi di budget al massimo ribasso, e che quindi non sempre il vincitore era abituato ad un “ecosistema” così delicato. Un’altra difficoltà ha riguardato il posizionamento degli hotspot della rete wireless: infatti alcuni cittadini, diffidando delle emissioni elettromagnetiche, non li volevano troppo vicini, mentre c’è chi li ha usati per dire addio al collegamento domestico – i residenti e i city users infatti hanno un accesso totalmente gratuito ed illimitato. Una curiosità: ogni tanto negli annunci di affitto viene menzionata la vicinanza ad un hotspot!
Ritiene che il vostro sia un modello esportabile? Cosa suggerirebbe a chi volesse riproporre la vostra esperienza in un altro comune?
Si tratta senz’altro di un modello virtuoso ed esportabile con costi e modalità diverse a seconda del territorio: ad esempio i comuni piccoli dovrebbero federarsi, seguendo l’esempio della Provincia di Roma, trovare l’interlocutore territoriale appropriato e mettersi in rete non solo per condividere i costi, ma anche i servizi. Noi questo lo stiamo facendo con i comuni limitrofi. Per la sostenibilità è anche importante sfruttare i fondi strutturali, applicando congiuntamente ai bandi: infatti i comuni più piccoli non possono da soli tener dietro a questo genere di progetti. Quindi il segreto del successo è la federazione.
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Sicuramente miriamo alla convergenza dei servizi, utilizzando uno stesso codice RFID in rete per unificare la piattaforma che gestisce l’erogazione dei servizi ai cittadini. Non solo in città ma anche fuori, federandosi con altre reti metropolitane e regionali. La disponibilità di un collegamento ubiquo a banda larga gratuito di fatto promuove l’utilizzo di applicazioni avanzate anche in mobilità - ad esempio disegnate per tablet e smartphone. In particolare per Venezia si può pensare ad applicazioni di Augmented Reality per piattaforme mobili dedicate ai turisti. Inoltre c’è un mondo di servizi al cittadino. Ad esempio, adesso stiamo sviluppando un’applicazione per smartphone che serve per ampliare il servizio IRIS consentendo agli utenti mobili di segnalare un problema di manutenzione in tempo reale, sfruttando le macchine fotografiche digitali e i servizi di georeferenziazione disponibili per questi dispositivi. Inoltre contiamo di estendere ulteriormente l’infrastruttura, fino alle isole più lontane o meno popolose, arrivando con fibra e ponti radio anche dove finora i privati non hanno trovato conveniente investire. Questa operazione indirettamente potrà stimolare il mercato domestico – in ogni caso, il Comune non vuole certo sostituirsi agli operatori, quindi di arrivare fino alle case dovranno preoccuparsi i privati!
Vogliamo poi chiudere quanti più anelli possibili in modo da garantire la massima ridondanza. Il nostro problema fondamentale è legato alla geografia unica della città: il Ponte della Libertà, che unisce Venezia alla terraferma ed è attualmente l’unica via di accesso. Infatti, se si verificasse un guasto in questo punto, tutta la città resterebbe isolata, quindi è necessario studiare dei sistemi alternativi per garantire la ridondanza.
VEGA
Intervista a Michele Vianello
Direttore di VEGA
Ex Assessore e Vicesindaco del Comune di Venezia, Michele Vianello è stato uno dei maggiori promotori di VENIS. Oggi è direttore di VEGA, il Parco Scientifico e Tecnologico di Venezia.
Quali idee sono alla base di VEGA?
L’esperienza di VEGA vuole incarnare l’idea di un’infrastruttura digitale che sia allo stesso tempo globale e strettamente correlata al territorio e alla sua crescita. L’assunto di base è che “infrastrutturandosi” si ottiene un vantaggio competitivo e si crea un asset per svilupparlo ulteriormente. Il parco è punto privilegiato da cui diramare l’innovazione in modo virale, dove piattaforme innovative e laboratori vengono messe a disposizione del territorio e delle imprese che vi operano, dove le PMI possono sperimentare nuove tecnologie e decidere se investirvi, dove, infine, diversi provider di tecnologia possono proporre le loro soluzioni.
In questo quadro, dove si situa la comunità dell’università e della ricerca?
II parco si pone come un anello di congiunzione tra ricerca allo stato puro e realizzazione. In Italia spesso si fa ricerca di ottima qualità, ma i distretti produttivi non sono preparati a sfruttarne i risultati. Un parco scientifico e tecnologico può essere uno straordinario anello di congiunzione tra impresa e ricerca/università, lo spazio in cui l’invenzione può trasformarsi in start-up, quindi trasformarsi in impresa ed aiutare altre imprese a crescere.
Anche a livello internazionale?
Nel nostro Paese c’è molto da lavorare per “sprovincializzarsi”: ci lamentiamo perché i cinesi “ci invadono”, ma non andiamo mai ad invaderli a nostra volta e magari, in certi settori, saremmo accolti a braccia aperte! Le aree del mondo oggi in espansione attraggono sempre più investimenti: il rischio di rimanere fuori da questa logica è di restare piccoli, senza averne i vantaggi. Insomma radicarsi nel territorio va bene, ma senza rinunciare a guardarsi intorno su scala globale. Chi si insedia oggi in VEGA ottiene 300 Mbps bidirezionali veri per andare dovunque: infatti l’obiettivo è quello di diventare un luogo di snodo verso l’Europa.
Come?
L’estensione della banda larga oggi in Italia (e non solo) non dipende da qualcuno che prende decisioni a Roma, ma dalla collaborazione tra soggetti che scambiano fibre, condividono infrastrutture. Divenire snodo vuol dire quindi relazionarsi con questi soggetti e creare accordi per un migliore e più capillare utilizzo dell’infrastruttura e una maggiore ridondanza sia a livello nazionale che internazionale. VEGA è in un’ottima posizione, non solo geograficamente, per fare tutto questo.
Tra cui anche la Rete della Ricerca?
Naturalmente la rete della ricerca non può mancare da questo quadro, in primo luogo per l’interconnessione delle Università, che hanno bisogno di relazionarsi con nuove sedi e partner in tutto il mondo; ma VEGA può essere un punto di raccordo anche per la ricerca privata. E poi in futuro potrebbe esserci di più, magari una cross border fiber che offra ridondanza rispetto a GÉANT...
Per maggiori informazioni:
www.venis.it
Dai un voto da 1 a 5, ne terremo conto per scrivere i prossimi articoli.
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