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La visione porta lontano
La visione porta lontano

La visione porta lontano

| Federica Tanlongo | Osservatorio della rete

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A Pisa una rete dell’Università nata agli albori di Internet. Avveniristica allora come oggi, grazie ad un team di persone appassionate

Continuiamo anche in questo numero il viaggio alla scoperta delle reti metropolitane e regionali esistenti in ambito Ricerca e Università. Questa volta tocca alla MAN dell’Università di Pisa, una delle prime in assoluto a essere realizzata nel nostro Paese, nata alla fine degli anni’90 grazie al lavoro del team SerRA (Servizi di Rete di Ateneo) e soprattutto al coraggio e alla visione del Prof. Giuseppe Pierazzini. La raccontano, l’APM Paolo Caturegli e i suoi collaboratori Stefano Ciuti, Simone Spinelli e Davide Vaghetti, rispettivamente responsabili dei servizi eduroam, VoIP e IDEM.

Caturegli, SpinelliPaolo Caturegli
Università di Pisa - SerRA
APM Rete GARR
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Simone Spinelli
Università di Pisa - SerRA
Responsabile servizio VoIP
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Un’idea visionaria

Università di Pisa

Caturegli: A nord dell’Arno, un edificio su 4 è di proprietà dell’Università, per un totale di circa 180 edifici con destinazioni disparate, quasi tutti oggi collegati in fibra dalla MAN. A fine anni ‘80 non esisteva nemmeno Internet ma, grazie al contributo visionario di Giuseppe Pierazzini, si cominciò a stendere fibra: i primi cavi risalgono al 91-92, ma all’inizio non potevamo nemmeno attraversare la strada perché Telecom (allora ancora SIP) deteneva il monopolio. Inizialmente le linee erano a 64Kbps e 2Mbps, con un’uscita di tutto l’Ateneo attraverso il CNR-CNUCE (uno dei primi poli GARR all’epoca!). Collegare tutto con Telecom costava tantissimo: la nostra prima motivazione fu quindi quella di togliersi dalla schiavitù del monopolista, pagando meno e offrendo più banda, ma non si trattava solo di questo e da subito pensammo al futuro, creando una infrastruttura anche per i servizi di domani. Per il progetto intero si dovette aspettare la fine degli anni ‘90: fu infatti solo a partire dal marzo ‘94, con l’approvazione della legge sulla liberalizzazione delle telecomunicazioni, che si poté pensare di utilizzare interconnessioni in fibra anche per le sedi geograficamente distaccate. Non fu una cosa facile: Telecom ci fece una vera guerra, che si materializzò in una causa che si fermò solo grazie a un accordo trovato dai rispettivi avvocati. Per questo dobbiamo ringraziare un buon team legale, guidato da un giovane prof. della Facoltà di Giurisprudenza.

Spinelli: Questo non è stato l’unico scontro con Telecom: verso la fine degli anni ‘90 abbiamo sostenuto un’altra guerra “all’ultimo doppino”, quando cominciammo a fare servizi di fonia integrata basata su VoIP, in un periodo in cui ancora di VoIP non si parlava, all’interno dell’Ateneo: va tenuto presente che la fonia è stata per molti anni la killer application per l’università, mentre ai servizi dati, oggi strategici, corrispondeva una fetta marginale degli investimenti e dell’utilizzo. Caturegli: Vorrei sottolineare il coraggio di Giuseppe nel farsi portatore di queste idee visionarie rispetto al rettorato. É facile parlarne ora sapendo come è andata, ma quando iniziammo questa avventura non esisteva nemmeno Internet ed era molto difficile prevedere l’importanza che la trasmissione dati avrebbe assunto in futuro. Noi non eravamo che un paio di tecnici e nessuno ci sarebbe stato a sentire senza un portavoce come lui. Il dialogo andò più o meno così: “Vogliamo scavare la città” e il Magnifico: “Fate come vi pare, ma non spendete soldi perché non ci sono, e soprattutto non mandatemi in galera!”.

Posa della fibraPosa della fibra

Per quanto riguarda i fondi, il progetto GARR-B “Reti Metropolitane” a fine anni ‘90 ci assicurò un finanziamento CIPE di 950 mila euro del tempo, contribuendo anche alla credibilità di un progetto che all’epoca incontrò una notevole opposizione interna. Si sa, nessuno è profeta in patria! Il resto dei fondi, tra i 4 e i 5 Milioni di euro spalmati in un arco di 15 anni, fu reso disponibile dall’università, dopo una iniziale diffidenza. Può sembrare una cifra imponente, ma se avessimo dovuto comprare da un operatore l’infrastruttura trasmissiva avremmo speso 10 volte tanto, basti pensare che ai tempi della lira solamente per la gestione della telefonia spendevamo qualcosa come un miliardo l’anno. Di tutte le linee oggi solo 3 restano attive, localizzate in qualche punto periferico dove la rete proprio non arriva. Infine, un altro punto cruciale fu l’accordo (ancor oggi operativo) con il Comune di Pisa, messo a segno dall’allora Rettore Luciano Modica, grazie al quale l’università otteneva facilitazioni burocratiche e nel pagamento degli oneri legati ai lavori di scavo in cambio della cessione al comune di una parte delle fibre posate. Questo ha tra l’altro reso possibile una capillare “infrastrutturazione” della città con pozzetti per la fibra presso scuole, uffici comunali e altre sedi di istituzioni pubbliche sul territorio.

Spinelli: Nel momento d’oro delle telecomunicazioni, intorno alla MAN si è creato un vero e proprio ecosistema di soggetti privati e operatori locali, in grado di offrire servizi a queste amministrazioni e ai privati, quindi l’iniziativa dell’università ha avuto anche delle ricadute benefiche al di fuori dell’ambiente della ricerca, anche se oggi assistiamo a una certa contrazione a causa della crisi economica.

CiutiStefano Ciuti
Università di Pisa - SerRA
Responsabile Servizio Eduroam
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Ciuti: Il coraggio, la visione, ma anche l’entusiasmo di quel periodo sono stati davvero straordinari ed è difficile trovarne l’equivalente odierno, nonostante si disponga di molti più strumenti, sia legali che tecnologici, con costi spesso più contenuti – basti pensare alle infrastrutture basate su hyperlan, che possono essere realizzate da istituzioni anche di piccole dimensioni. Secondo i dati della CRUI del 2011, università come la nostra spendono per infrastruttura di telecomunicazione circa 1 Milione di euro l’anno. Grazie alla disponibilità di fibra, non solo risparmiamo ma siamo nella posizione di vendere servizi a terzi. Nel periodo di boom delle telecomunicazioni avevamo qualcosa come una quindicina di contratti con operatori regionali e nazionali, oggi con la crisi sono molti di meno, ma comunque abbiamo ancora accordi significativi con Fastweb, che utilizza ben 22 Km della nostra fibra in città, Interoute, la cui penetrazione sul territorio cittadino è realizzata dal 2009 in poi grazie alla nostra rete, Infracom e i carrier regionali. Si tratta di introiti che vanno per il 90% all’Ateneo, che li reinveste come meglio crede, e per il 10% restano al centro SerRA. Ovviamente la MAN ci permette anche di connettere con collegamenti ad altissima banda (10 Gbps, attualmente) tutta la parte della comunità GARR residente sul territorio cittadino. È questa una situazione di cui beneficiamo sia noi (il contratto con GARR è una parte importante della nostra sopravvivenza!), sia la comunità GARR che ottiene qualità, capacità e capillarità del collegamento a prezzi concorrenziali.

Un’infrastruttura pensata per il futuro

Caturegli: Oggi la MAN dispone di 70 Km di canalizzazioni, per 40 cavi, oltre 3.000 Km di fibra ottica stesa e circa 3.000 attestazioni nella sala centrale SerRA. All’epoca, facemmo la rischiosa scelta di utilizzare cavi ad alta potenzialità: allora la differenza in termini di prezzo tra fibra multimodale e monomodale e relativi apparati si sentiva e optare la soluzione più costosa ma più “futuribile” fu una bella scommessa... Una scommessa vinta, visto che oggi su quelle stesse fibre stiamo sperimentando il 40 Gbps. Grazie ad essa abbiamo cavi da 8, 20 ma soprattutto 100 fibre, con una capillarità incredibile e la possibilità di offrire minimo 8 fibre a ciascuna sede universitaria, potendo non solo veicolare servizi a volontà, ma anche di vendere o cedere a titolo gratuito (ad esempio nell’ambito di scambi di infrastruttura) connettività a terzi. Per capire quanto fossimo “avanti”, vorrei citare un aneddoto: dieci anni fa, quando collaboravamo strettamente con GARR nell’ambito del progetto GARR-B, avevo presentato al workshop annuale il progetto, di cui purtroppo non si fece poi nulla, per un collegamento pilota Pisa-Roma che avrebbe dovuto utilizzare esattamente la stessa tecnologia che usa adesso GARR-X. Spinelli: Grazie alla capillarità della nostra rete, il 99,9% degli utenti universitari sono raggiunti unicamente attraverso la nostra infrastruttura proprietaria. Non solo laboratori, facoltà e dipartimenti, ma anche i dormitori degli studenti e le altre strutture del diritto allo studio dell’università di Pisa ma anche della Normale, della Sant’Anna e del CNR, sono collegati attraverso la nostra rete. L’ultima aggiunta è stata quella, realizzata in collaborazione con il GARR, dell’IRCCS Stella Maris di Calambrone, che ci ha permesso di estendere il nostro bacino di influenza verso la provincia di Livorno. Si parla di qualcosa come 40.000 utenze, più ulteriori 5.000 wireless e 6.000 di fonia (come l’elenco telefonico di un comune da 20- 25.000 abitanti!).

Caturegli: Sempre al di fuori della provincia, già serviamo l’accademia di Livorno con una fibra noleggiata, per la parte extracittadina, ma l’idea per il futuro è di utilizzare lo scavo realizzato fino a Calambrone e proseguirlo fino a Livorno con fibra proprietaria. Il problema principale è la penetrazione fino all’ente, la fibra invece è relativamente facile da trovare e potrebbe essere ottenuta anche senza spendere, potendo “barattare” una fibra in città con una fuori con operatori interessati. La grande flessibilità e scalabilità di questa rete ci permette non solo di aumentare indefinitamente la capacità di banda offerta, ma anche di poter realizzare sperimentazioni avanzate, ad esempio quella su MPLS realizzata nel lontano 2001 con Juniper, o quella in atto oggi con IRCCS Stella Maris per il trasferimento di dati dalla RM di ricerca a 7 Tesla (una facility scientifica di cui esistono solo pochi esemplari in Italia), che con ogni scansione produce qualcosa come 9 Tera di dati!!!

Ciuti: Oltre alla rete in fibra abbiamo realizzato una rete wireless cittadina a essa collegata attraverso una VPLS di livello 2, che oggi copre edifici e cortili universitari, ma anche le aule studio, le mense, le biblioteche, i dormitori universitari e molte piazze ed altri luoghi pubblici comunemente frequentati dagli studenti. L’intera città di Pisa, infatti, può essere considerata come una sorta di grande campus a cielo aperto, così con le proprie credenziali gli studenti sono in grado di accedere gratuitamente alla rete a velocità che gli operatori non offriranno mai e fruire anche servizi di fonia IP e multimediali. La rete è ovviamente autenticata,in particolare abbiamo scelto di privilegiare l’accesso attraverso eduroam, attualmente il massimo della semplicità per l’utente finale.

Caturegli: Anche in questo caso le prime sperimentazioni sono iniziate grazie a Giuseppe Pierazzini nel 2004, con alcuni access point installati nelle biblioteche. Oggi abbiamo qualcosa come 300 AP e 3.500-3.800 utenti sulla rete nelle fasce di punta.

VaghettiDavide Vaghetti
Università di Pisa - SerRA
Responsabile servizio IDEM
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Tanti servizi in rete

Caturegli: Grazie alla fibra possiamo offrire un gran numero di servizi. Oggi stiamo realizzando una rete di punti di videoconferenza in alta definizione per collegarsi ad eventi anche da dispositivi mobili; poi c’è il servizio di webconferencing grazie al quale ogni utente universitario ha a disposizione una propria stanza virtuale che può ospitare fino a 10 persone, da usare per riunioni o vere e proprie videolezioni.

Vaghetti: Oltre alle federazioni di Identità eduroam e IDEM e al multimedia, stiamo lavorando per spostare quella che potremmo definire la “soglia di configurabilità” per creare servizi estremamente personalizzabili, il cui provisioning sia sempre più nelle mani degli utenti e sempre più svincolato dall’intervento dei tecnici: la scommessa è quella di trasformare l’utente da editor di contenuti a “amministratore di sé stesso”. Questo viene realizzato attraverso servizi come il software ISPconfig, che permette all’utente singolo di lavorare come se fosse un service provider, avendo a propria disposizione una serie di strumenti di configurazione e monitoring per realizzare e gestire siti web realizzati con CMS e altri ambienti dinamici come DMS e LMS.
Un altro aspetto molto importante per noi è quello del posizionamento rispetto ai grandi provider di servizi commodity come Google: ad esempio per il servizio di posta elettronica ci stiamo allineando alle piattaforme classiche come gmail per quanto riguarda servizi, spazio disco e interfacce, ma cercando comunque di offrire qualcosa in più, ad esempio, la possibilità di effettuare il recupero della posta cancellata dal server fino a 10 giorni prima. Un particolare impegno lo stiamo mettendo poi nell’utilizzo, esclusivo o quasi, di tecnologie open source e standard e nel portare all’interno dell’Università tutto il know how necessario per le varie fasi del ciclo di vita del software o del servizio implementato. Questo fa parte di una strategia più generale che va nella direzione di un modello non estemporaneo, basato su standard condivisi, metodologie di livello professionale e un ciclo di vita definito e prevedibile, aperto allo sviluppo di un marketing dei servizi. In questo senso, la partecipazione attiva a IDEM rappresenta un passo fondamentale, in quanto lo sviluppo, da parte delle università, di software e applicazioni IDEMcompatibili facilita il riuso e il miglioramento collaborativo di soluzioni sviluppate nella comunità.

Una rete per (dopo)domani

Caturegli: Anche se “viviamo di rendita” grazie a investimenti e scelte tecnologiche del passato, continuiamo ad innovare. Oggi stiamo aggiornando backbone e macchine, per portare gli attuali collegamenti ai 10 e 40 Gbps. In seguito alla riorganizzazione dell’Università, i dipartimenti sono stati accorpati, arrivando da un’ottantina ad una ventina e lo stesso è avvenuto del personale tecnico ICT, raggruppato attorno ai poli informatici che servono 5-6 dipartimenti. Stiamo quindi lavorando sulle sale macchine di polo sia per razionalizzare l’accesso fisico delle varie strutture alla rete, che per offrire dei servizi centralizzati per monitoring, ticketing e troubleshooting, aspetti che erano prima frammentati e “autogestiti” dai vari gruppi di lavoro e responsabili ICT. I colleghi afferenti ai poli ICT sono circa una cinquantina, a cui va aggiunta una ventina di persone in forza al centro SerRA: lavorare in modo coordinato potrà migliorare di molto l’efficienza.

La ristrutturazione della rete di distribuzione agli edifici implicherà la migrazione del migliaio circa di apparati a livello 2 per predisporli alla fornitura del Giga al desktop (mentre gli operatori ancora parlano dei 100 Mega a casa!!!), una soluzione che permetterà anche di offrire una serie di servizi end-to-end scalabili sul lungo periodo. La presenza di così tanta fibra permette di realizzare servizi di disaster recovery su 2 diversi data center cittadini in tempo reale e con le sedi distaccate anche sui 25-30 Km, per essere compatibili con il codice dell’Amministrazione Digitale. Inoltre abbiamo potuto realizzare una rete estremamente ridondata, con almeno 2, se non 3, punti per la maggioranza delle sedi. Anche in questo caso si vede chiaramente come ancora l’università stia beneficiando degli investimenti e della fatica di quegli anni. Il nostro è sicuramente un modello esportabile e nel quale crediamo. Non abbiamo mai voluto salire in cattedra ma, nei limiti del possibile, siamo sempre stati pronti a “diffondere il verbo” delle MAN, fin dai tempi del progetto GARR-B “Reti Metropolitane” e ogni qual volta che qualcuno ci ha cercati ha ricevuto supporto.

Così ad esempio abbiamo aiutato l’Università di Lecce a definire il progetto per la sua rete e abbiamo offerto consulenza per la rete metropolitana di Bari e quella Regionale dell’Insubria

Per maggiori informazioni: www.serra.unipi.it

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