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il filo
| Claudia Battista | Editoriali
Cari lettori e lettrici,
il filo conduttore di questo numero è la conoscenza a partire dai dati, che ci permette di comprendere, misurare e forse anticipare fenomeni complessi, sia nella realtà fisica sia nei mondi virtuali che stiamo costruendo.
Partiamo con i gemelli digitali, o digital twin, modelli virtuali di sistemi complessi che permettono di rappresentare e sviluppare un nuovo modello di conoscenza dinamico, partendo da un sistema diffuso di raccolta di dati. Nel campo della biomedicina, il progetto “D3 4Health”, coordinato dall’Università Sapienza di Roma, utilizza i dati per esplorare nuove soluzioni per la salute, analizzando le interazioni all’interno del corpo umano in un ambiente simulato. E, non meno importante, nei beni culturali, dove questi modelli consentono di raccogliere ed analizzare dati sul nostro patrimonio, conservandone la memoria storica, facilitandone il restauro e la ricerca scientifica.
Questi modelli richiedono strumenti di supercalcolo e connettività avanzata: un esempio è il collegamento multi-dominio tra ECMWF a Bologna e il supercomputer Alps (nel Centro svizzero di calcolo scientifico) a Lugano per migliorare le previsioni meteorologiche e climatiche. Sempre guardando al cielo, presentiamo l’attività dell’Osservatorio Pierre Auger, che per monitorare i raggi cosmici fa viaggiare i dati attraverso le reti della ricerca usando anche il cavo transatlantico BELLA. Rivolgendo lo sguardo alla Terra, l’OGS, l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, utilizza grandi risorse di calcolo per effettuare simulazioni di terremoti in grado di migliorare la precisione e la rapidità delle analisi, ottimizzando anche la gestione delle emergenze.
L’importanza di avere infrastrutture avanzate di connettività è il nucleo di iniziative finanziate con i fondi europei del PNRR come il progetto ICSC e TeRABIT, che coinvolgono GARR in modo molto ravvicinato e dei quali vi forniamo un aggiornamento.
L’intelligenza artificiale gioca un ruolo chiave nell’analisi dei dati, e non solo. In ambito di cybersecurity, le tecnologie AI consentono di monitorare le reti e ci aiutano a predire eventuali attacchi informatici, contribuendo a rendere i nostri sistemi digitali più sicuri. Il rapporto tra l’uomo e la macchina nell’ambito della sicurezza è sempre più stretto. L’uomo con i suoi errori è considerato l’anello più debole della catena, ma che succede quando a sbagliare sono delle macchine? Ne parliamo nel nostro cybersecurity café.
L’AI ha molte forme ma una, più di tutte, ci dà la sensazione di essere di fronte ad una vera intelligenza: si tratta dell’AI generativa e in particolare dei large language model (LLM) ossia modelli linguistici di grandi dimensioni. Questi strumenti, grazie all’accesso a enormi quantità di dati, riescono meglio di tutti nel gioco della simulazione uomo-macchina. Abbiamo provato a chiederci cosa significherebbe avere un LLM “Made in Italy”, e la risposta potrebbe sorprendervi.
Strumenti come ChatGPT (ma non solo) pongono nuovi quesiti sulla difesa dei diritti digitali. Gli strumenti legislativi ci sono, ma anche qui è il fattore umano a rappresentare, forse, il rischio più grande.
Tutto questo e molto altro dalla rete italiana dell’istruzione, della ricerca e della cultura!
Buona lettura
La direttrice GARR
Claudia Battista
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