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IPv6: obiettivo 2012/2011
| Gabriella Paolini | ipv6
Con questa pagina cercheremo di tenere sotto controllo la situazione degli indirizzi IPv4 e IPv6.
Vi proporremo gli ultimi aggiornamenti sia sulla prevista fine degli indirizzi IPv4 che sull’utilizzo di IPv6 che faticosamente si fa largo sulla rete Internet. Quasi una rubrica per esperti che però interessa il futuro di tutti gli utilizzatori della rete, perché senza indirizzi IP, almeno per il momento, non si va da nessuna parte.
Il contatore degli indirizzi IPv4 scandisce in modo inesorabile la fine dei questa preziosa risorsa. Siamo arrivati alla disponibilità del 6% degli indirizzi IPv4 e la data stimata che sancisce l’ultima assegnazione possibile è ancora più vicina. Ormai non si parla più di 2012, ma di 2011, proprio il prossimo anno. I grandi colossi dell’Internet commerciale si stanno già muovendo per supportare il nuovo protocollo. Google ha scelto la qualità e prevede con il suo piano “Google over IPv6” di dare visibilità dei propri servizi in IPv6 solo a chi garantisce un buon collegamento in Ipv6 paragonabile a quello IPv4. Questa posizione nasce dalla presenza, purtroppo sempre importante, di soluzioni che prevedono tunnel IPv6 sopra IPv4. Questi metodi per rendere disponibile il nuovo protocollo anche in situazioni di reti solo IPv4 in realtà creano delle reti parallele dove la topologia dei vari nodi non corrisponde con quella fisica, con grossi problemi di ritardi e perdita di pacchetti. Anche Facebook ha annunciato di offrire supporto a Ipv6, sperimentale e non di produzione. E il grosso provider americano Comcast ha lanciato nei mesi scorsi un trial IPv6 a cui stanno partecipando 5500 clienti che si sono offerti volontari nel giro di pochi giorni. Lo stesso Comcast ha anche annunciato di aver firmato il primo contratto commerciale con un grosso cliente, una nota compagnia che si occupa di tecnologia nell’area di San Francisco, per fornire servizi di connettività in dual stack.
John Curran, CEO di ARIN , l’American Registry for Internet Numbers, il registro che assegna gli indirizzi IP negli USA, come RIPE per l’Europa, durante una conferenza ha lanciato un messaggio chiaro per tutti gli ISP: “Non aspettatevi di essere tirati fuori dai pasticci se non avete già iniziato il passaggio a IPv6”. “I prossimi 18 mesi, - ha sentenziato ancora Curran - potranno essere paragonati a un “giorno del giudizio” per gli ISP che ancora pensano di potersela cavare migliorando l’efficienza dell’uso dei loro indirizzi IPv4. Tirando le somme, semplicemente, non ci saranno più indirizzi IPv4 nel giro di un anno e mezzo.”
Anche altri continenti si stanno ponendo il problema di non avere più indirizzi IPv4 a disposizione. C’è una corsa all’ultimo blocco disponibile. L’Africa, attraverso il registro regionale Afri- NIC, potrebbe avere le carte in regola per richiedere un ulteriore /8 (16 milioni di indirizzi) a IANA in pochi mesi. AfriNIC consuma, ovvero assegna, in media 800.000 indirizzi al mese (il 5% di una /8), e con questo ritmo potrebbe richiedere un ulteriore blocco nel giro di 7/8 mesi. Tutti i Regional Internet Registry insieme a IANA hanno messo a punto una policy che prevede di riservare gli ultimi cinque blocchi di /8 uno per ogni registro, ovvero la “Exhaustion Phase”. La fase successiva è ancora allo studio dei Registri e di IANA e verrà decisa proprio alla fine di Luglio 2010. La policy riguarda il recupero degli indirizzi IPv4 non assegnati ad utenti finali che i Regional Registry ridaranno indietro a IANA, che li riassegnerà laddove sono necessari.
È importante quindi utilizzare bene gli indirizzi IPv4, ma soprattutto è importante passare a IPv6 e risolvere il problema definitivamente. Geoff Huston, il responsabile scientifico del Registro asiatico APNIC ed esperto mondiale di indirizzi IP, ha dichiarato che analizzando gli ultimi trend di assegnazione degli indirizzi potrebbero restare meno di 6 mesi di tempo agli indirizzi IPv4 e che gli ISP devono cominciare a prendere sul serio IPv6 senza farsi prendere dal panico.
Riguardo a chi e come già usa IPv6, RIPE sta cercando di analizzare la situazione. Ha realizzato un sistema di punteggio a stelle, per capire quanti dei LIR che hanno richiesto indirizzi IPv6 li stanno veramente utilizzando. Per ricevere le 4 stelle bisogna avere un’allocazione di indirizzi IPv6, annunciarla all’Internet mondiale, registrarla come route object e configurare il reverse DNS. Su 6748 LIR, il 72 % non ha assegnati indirizzi IPv6 e solo l’8% di chi già utilizza il nuovo protocollo si è guadagnato le 4 stelle. Per quanto riguarda la rete GARR, nonostante il backbone sia già dual stack da molti anni, faticano a partire le realtà locali. Per questo motivo, dopo le esperienze positive dei tutorial, stiamo pensando di usare i sistemi di e-learning per riprendere il discorso di formazione su IPv6 e vi invitiamo a seguire gli aggiornamenti sul sito del GARR e iscrivervi alla nostra mailing-list (annunci@ garr.it). Da settembre si prevedono alcune interessanti novità.
Dai un voto da 1 a 5, ne terremo conto per scrivere i prossimi articoli.
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