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Il Mar Mediterraneo culla la ricerca
Il Mar Mediterraneo culla la ricerca

Il Mar Mediterraneo culla la ricerca

| Maddalena Vario | Caffè scientifico

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Colloquio con Paolo Favalli

Dall’Artico all’Atlantico fino al Mar Nero passando per il Mediterraneo: c’è una infrastruttura di ricerca, multidisciplinare e tecnologicamente avanzata.

Si chiama EMSO, è coordinata dall’Italia, che la sta potenziando attraverso il progetto EMSOMedIT. Abbiamo intervistato Paolo Favali, coordinatore di entrambi i progetti.



Cosa prevedono i progetti che lei coordina?

EMSO è un’infrastruttura di nodi dedicati a monitoraggi in serie temporali in punti fissi distribuiti nei mari circondanti l’Europa. È indirizzata a fornire dati chiave per la comprensione di processi di impatto sulla società, quali monitorare e controllare gli effetti del cambiamento climatico, mitigare i rischi naturali e accrescere la sicurezza dell’ecosistema salvaguardandone la biodiversità.

Il progetto EMSO-MedIT, finanziato con fondi strutturali, prevede il potenziamento delle infrastrutture multidisciplinari di ricerca marina in Sicilia, Campania e Puglia ed è il contributo italiano al consolidamento dell’infrastruttura di ricerca europea EMSO.

favaliPaolo Favalli
Dirigente di ricerca
Coordinatore progetto EMSO
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Che sinergie avete realizzato con KM3Net e EMBRC?

logo emsomeditEMSO-MedIT è un progetto sviluppato da un partenariato costituito da INGV, CNR, INFN, Stazione Zoologica A. Dohrn e ISPRA. Questi enti sono anche membri, insieme ad OGS, ENEA e al consorzio interuniversitario CONISMA, della Joint Research Unit (JRU) EMSO-Italy costituita per fare massa critica di enti e di ricercatori/tecnologi interessati all'attività di EMSO, favorendone la loro partecipazione.

EMSO va in sinergia con le due infrastrutture ESFRI, KM3Net ed EMBRC. KM3Net, il più grande telescopio di neutrini al mondo, lo stanno realizzando sott’acqua, a più di 3 km di profondità al largo di Portopalo di Capo Passero ed è dedicato allo studio dei neutrini cosmici ad altissima energia. Consiste in una serie di torri dotate di rivelatori, che formano complessivamente un telescopio del volume di un chilometro cubo. La Sicilia orientale è anche sede di NEMO-SN1 che, oltre ad essere uno dei nodi operativi permanenti di EMSO, è la prima stazione sottomarina di rilevamento degli tsunami nel Mediterraneo e si spera il primo seme di un sistema di allerta per tutto il Mediterraneo. I dati raccolti, afferenti sia a KM3Net che a EMSO, vengono inviati tramite gli stessi cavi sottomarini ai laboratori di INFN del porto di Catania e di Portopalo di Capo Passero e da questi siti vengono immessi sulla rete in fibra ottica GARR.
Con l’infrastruttura europea distribuita per la biologia marina EMBRC stiamo invece lavorando a stretto contatto per un reciproco e proficuo scambio di dati. Immagini, ad esempio, quanto la conoscenza in maniera dettagliata delle condizioni dentro cui l’organismo vive, grazie ai dati rilevati dall’infrastruttura sottomarina EMSO, possa fornire indicazioni molto utili per lo studio degli organismi da parte di EMBRC.
Fare sinergia e condividere sono alla base di ogni attività di ricerca. È necessario che le informazioni provenienti da diverse infrastrutture di ricerca debbano integrarsi e questo vuol dire che il mondo delle infrastrutture e dell’ICT devono lavorare a stretto contatto, definendo chiaramente il contributo e la responsabilità di ognuno di questi ambiti. Il tutto per condividere grandi moli di dati e servizi con accesso da parte di una vasta comunità di utilizzatori italiani e stranieri di varia provenienza. Per tornare alla Sicilia, quello a cui si aspira è il potenziamento e l’integrazione di infrastrutture distribuite sia marine che a terra (ad esempio a Catania e a Portopalo ci sono sedi INGV e INFN, a Palermo c’è una sede INGV e una del CNR, a Messina e Capo Granitola ci sono sedi del CNR), per metterle a sistema grazie anche al prezioso supporto della rete della ricerca GARR.

Che vuole dire per un’infrastruttura di ricerca europea essere sulla rete della ricerca?

Sinergie in rete - Il collegamento tra il Laboratorio di Portopalo di Capo Passero e i Laboratori Nazionali del Sud dell'INFN a Catania è realizzato su una coppia di fibre ottiche che percorrono una distanza di 150 km. Le fibre sono state acquisite in IRU a 15 anni all’interno del progetto GARR-X Progress e, grazie ad una innovativa tecnologia, sono in grado di supportare trasmissioni ottiche multi-terabit

Avere tutti i nodi dell’infrastruttura che confluiscono sulle reti della ricerca ci dà un forte valore aggiunto in termini non solo di connettività veloce, sicura e affidabile ma anche di interoperabilità dato che far parte della comunità della ricerca porta i ricercatori a trattare i dati scientifici con gli stessi standard, facilitandone lo scambio e l’accesso. Ma è anche una questione di storage, applicazioni all’avanguardia, open access di dati, condivisione e loro processamento, tecnologie non proprietarie, che ci permettono di raccogliere, immagazzinare e accedere ai dati con garanzia di sicurezza e continuità temporale. Inoltre è molto importante, per motivi di sicurezza, razionalizzare l’accesso alle informazioni e ai servizi da parte di diverse categorie di utenti e in questo le federazioni di identità per l’autenticazione e autorizzazione giocano un ruolo fondamentale.

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